23 aprile 2014

le ragazze del liceo

Osservo le ragazze oggi.
Le osservo perchè mi tocca s'to servizio viabilità davanti al Liceo denominato: "Rompi-i-coglioni-più-che-puoi-ai-genitori-che si-mettono-in-doppia-fila-a-prendere-i-loro-bambini-di-17anni".
(Stendiamo un velo pietoso sui genitori/nonni che con auto di grandezza inversamente proporzionale al loro buonsenso, si ostinano a spiaggarsi più possibile vicino all'entrata della scuola per risparmiare ai propri bambini alti 1 metro e 80, di camminare troppo, che poverini son tanto stanchi)

Comunque.

A me colpiscono le ragazze.
Mi colpiscono e mi fanno un pò invidia, una invidia retroattiva, perchè  visto che quando è uscito il Re Leone, loro non erano ancora nate (cioè, non so se CAPITE), ormai io mi reputo fuori dai giochi.
Le ragazze sono perfette.
E non parlo di fisico, ma di cura della propria immagine.
Un trucco perfetto, quasi sempre effetto acqua e sapone ottenuto con una seduta di trucco di almeno mezz'ora.
(Io ripenso al rimmel che mi mettevo una sera a settimana e la metà delle volte mi facevo due occhi che uno sembrava più chiuso dell'altro, e mi struccavo allora con la crema dopo il terzo tentativo, creando un effetto occhiaie pauroso. E non vi dico l'eyeliner, che ho dovuto fare un master decennale per imparare a metterlo)
Le unghie laccate, finte, o bioniche, ma in tinta con qualcosa, di sicuro. Scommetto che si fanno le unghie in gel perfino nei piedi, ve lo dirò quando sarà la stagione dei sandali.
Una roba che richiede una manutenzione mensile se non settimanale.
(Io le unghie, mai avute, prima dei miei 37 anni, e anche ora, non so quanto potranno sopravvivere).
E le scarpe. Le scarpe non sono mai qualunque. Sono ricercate, sono all'ultimo grido.
Io per sapere che colori di scarpe andranno quest'anno, guardo i loro piedi.
Che siano ballerine, sneakers (che poi una volta erano le "scarpe da tempo libero" o tutt' al più le "scarpe da tennis"), trochetti, stivali, sono sempre molto ben assortite.
L'abbigliamento poi è curato nei minimi dettagli.
(Io: jeans e maglione-Jeans e maglietta- Jeans e camicia- gonna o abitini la domenica o la sera quando si usciva con gli amici)
Cioè, poi, c'è sta cosa dell'accessorio.
Io l'unico accessorio che portavo era lo swatch, e già mi sentivo strafiga.
Collane, spille, ciondoli, orecchiini, non ricordo di averne messi mai, se non nei giorni un pò speciali.
In tutto questo, ste ragazze non hanno l'aria artefatta, sono disinvolte, naturali, anche quelle che fanno un pò le gnocche, una categorie che c'è sempre, e hanno un pò di tette di fuori, o delle minigonne inguinali.
Non hanno nulla di adolescenziale, di quell'atteggiamento da seduttrici impacciate un pò ridicole. E un pò zoccole, pure, diciamolo, dei miei tempi.
Hanno già una sicurezza da donne, con le loro unghie bicolori e intonate alla borsa, nella superiorità con cui trattano i maschi, sempre un pò tardoni, anche se depilati e con jeans aderenti.
Al liceo le ragazze non portano lo zaino, ma borse. Borse grandi come valigie, coi manici lunghi (che probabilmente segano la spalla,e le condanneranno, dopo i trenta, a lunghe sedute dall'osteopata) ma molto disinvolte. Glamour. Preferibilmente firmate.
I capelli, bè, quelli sono curati, tinti, o con quella nuova tecnica tipo meches (meches non si usa più, è un termine che usano le vecchie quasi quarantenni come me. O mia madre...) che ti schiarisce i capelli solo sulle punte che sembri bicolore un pò come un procione.
Nulla è lasciato al caso.
Sono leggiadre, come farfalle.
Io invece alla loro età ero un bruco.
Al massimo potevo essere un bozzolo.

Ma non so se me ne pento davvero.
Di certo, dopo un anno, ora dovrei fare qualcosa per i miei capelli.



10 aprile 2014

una favola a lieto fine

C'era una volta una fanciulla, che aveva già trovato il suo principe azzurro.
Il suo principe azzurro era un pò poligamo, in quanto sposato pure con una lavastoviglie, due casse da stereo, e una vasca da bagno, ma lei era felice lo stesso, e comunque questa è un altra storia.
Questa fanciulla coraggiosa e mattiniera si svegliava ogni mattina molto presto e prendeva il treno per andare al lavoro, lasciando a casa due piccoli bambini addormentati, e il principe azzurro pure lui addormentato.
La fanciulla aveva un lavoro, ed in più questo lavoro le piaceva pure discretamente, dunque viveva felice e contenta.
Ma un brutto giorno arrivò il nuovo capo, che per l'esattezza era una nuova capa.

La nuova capa era giovane, e cattiva.
Era pure rossa di capelli, e dal medioevo in poi -quando le rosse le bruciavano nelle piazze- è risaputo che il più buono dei rossi ha ucciso suo padre.
(conosco una sola eccezione qui lo dico, tranquilla AnnaDaiCapelliRossi)
Inoltre, per la carriera, avrebbe voluto vendere l'anima al diavolo, ma essendo pure tirchia, aveva venduto solo il mento.
Infatti ella era senza mento.

La capa si chiava Signorina GASTRE, che faceva venire in mente una pastiglia per la gastroenterite, ma la fanciulla- che era molto intelligente, aveva subito intuito che il suo nome era un anagramma che nascondeva la natura stessa della sua capa ed anche la sua oscura provenienza.

La signorina Gastre non parlava.
Gridava.
Non chiedeva.
Ordinava.
Alla fanciulla, quando entrava in ufficio, faceva fare il saluto militare.
La signorina Gastre non era sposata.
Non era fidanzata.
Alla sera probabilmente rientrava nella bara.
Aveva orrore di qualunque cosa le facesse sovvenire la maternità, anche in termini lessicali.
Aveva scoperto che la fanciulla aveva due figli, attraverso domande indirette in quanto non riusciva a pronunciare la parola bambini.
-Perchè te ne vai a quest'ora?- Aveva gridato alla fanciulla che usciva dall'unfficio
-Perchè due giorni a settimana finisco prima-
-Vuoi dirmi che hai il....il.....il.... PART TIME?!?!- Aveva gridato la capa, dissimulando un conato di vomito, e la fanciulla avrebbe potuto giurare di avere visto saettare una lingua biforcuta tra i denti.
Da quel giorno la signorina Gastre trovò ogni scusa per fare lavorare la povera fanciulla fino a tardi con compiti inutili come contare le assi del parquet della sala riunioni, fare una media dell'utilizzo mensile di carta igienica, accertare il numero di sedie con le rotelle di tutta l'azienda, suddivise per colore.

La fanciulla diventò molto triste ma per dispetto verso la sua capa, faceva finta di niente.
La sua capa ogni giorno aveva i capelli più rossi, che sembrava le fosse andata a fuoco la testa, e le labbra anche loro sempre più rosse, come se avesse appena finito di bere sangue, e un giorno disse alla fanciulla che la spostava d'ufficio e la mise a lavorare nello sgabuzzino delle scope, e se avesse potuto l'avrebbe ricoperta di cenere, ma non c'erano camini nell'azienda.

La cattivissima capa stava tutto il giorno chiusa nel suo ufficio e per effetto di un incantesimo non entrava più il sole, e nella semioscurità la fanciulla poteva vederle gli occhi gialli brillare.

La fanciulla era disperata perchè tornava a casa a mezzanotte, dopo l'ultimo rintocco, quando i suoi bambini dormivano, e anche il suo principe azzurro, dopo avere caricato la lavapiatti, spolverato le casse stereo, e fatto un bagno nella vasca idromassaggio, dormiva già.

Allora, per amore della sua azzurrissima famiglia, la fanciulla andò da una nota fattucchiera, che aveva 100 anni e viveva  nel gabbiotto della metropolitana, era cieca e un pò sorda, ma profetizzava sempre i ritardi dei treni.
La vecchia l'ascoltò e le disse:
-Fatti regalare un paio di scarpe rosse, come i suoi capelli, poi batti il tacco tre volte tra loro. Comunque il treno delle 19,32 sarà in ritardo di 17 minuti-

La fanciulla si domandava chi avrebbe potuto regalarle le scarpe quel giorno, sopratutto rosse, quando notoriamente quella primavera andavano i colori pastello, e mentre così ragionava, vide in una vetrina due scintillanti scarpe rosse. Erano scontate al 50%.
-Quindi praticamente SONO REGALATE.-
Entrò e le comprò.
Poi battè i tacchi tra loro, e nella tasca della giacca comparve qualcosa.
Tirò fuori e c'era una bambolina di stoffa con rossissimi capelli e pelle bianca come quella di un cadavere di petto di pollo.
E una scatolina di spilli.

La fanciulla la portò a casa.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Però la fanciulla era buona e gentile, e si faceva scrupolo a trafiggere la bamboletta-wudu nella milza, tanto più che non era molto preparata in anatomia.
Più la guardava, più le mancava la cattiveria.
Lasciò il wudù sul comodino e l'indomani se lo scordò lì, prese il treno e andò al lavoro, lasciando i bimbi addormentati nei loro lettini e il principe azzurro anche.

La sua bambina quando si svegliò trovò la bamboletta.
La vide nuda e la vestì con un vestito delle winx che non proprio sobrio come un armani.
La vide pallida e le disegnò delle gote rosse.
La vide bruttina, e pensò che avesse bisogno di un fidanzato.
Disegnò un cuore sul petto della bambola wudù.
Chiese a suo fratello Batman, ma era già occupato.
Gli chiese l'uomo ragno, ma gli mancava una gamba e forse qualcos'altro.
Gli chiese Buzz Lightyear ma era in missione spaziale verso l'infinito. (E oltre).
E così ripiegò su Manny Tuttofare, non era un fusto, ma almeno sapeva fare delle cose. Molte cose, a quanto pare.

Alla sera la fanciulla tornò a casa e raccontò ai suoi bambini che aveva trovato la sua capa signorina Gastre  (s)vestita come una prostituta, sdraiata sulla scrivania, che copulava  dava dei bacini all'elettricista che era venuto a cambiare una lampadina, ed in pausa pranzo era scappata a Cesenatico a conoscere sua madre.


Da allora la fanciulla non la vide più, seppe che era diventata proprietaria di una piadineria e che pesava 120 kg.
E vissero tutti felici e contenti.

eh, sì, è una storia (quasi) vera.







9 aprile 2014

festa!

Ogni tanto il Gmarito s'allunga un pò e se ne va due giorni in trasferta.
O nel Veneto (non più specificatamente dettagliato, ma tanto è inutile andare per il sottile, con me, che tanto è risaputo che non so la geografia).
O a Palermo.
Nel primo caso per lavoro.
Nel secondo anche, suppongo, nonostante mi invii con uottsàpp delle foto di sale con vetrate sul mare, primi piani di babà alla crema e panoramiche di  buffet di pesce.

La sera senza di lui, io che sono melodrammatica, mi immalinconisco e mi autocommisero, e comincio a immaginare come sarebbe se diventassi improvvisamente vedova, e mi metto a pensare che-per esempio- non sarei in grado di tornare a Volandia, il museo del Volo, che sta qui nei pressi, e probabilmente mi ritroverei alle Partenze di Malpensa Terminal 2.
E nemmeno saprei più ritrovare quel posto là dove fanno gli hamburger artigianali e che ci siamo capitati per caso una volta e poi siam tornati quasi tutti gli anni.
Praticamente il mondo per me si ridurrebbe geograficamente a qualche centinaio di kilometri,  un pò come quello percepito dagli AssiriBabilonesi.
Inoltre perderei, se diventassi vedova, una temperatura basale corporea notturna compatibile con la vita.
E non avrei nessuno che mi ricorda cosa si festeggia il 4 Novembre, che non me lo ricordo mai, ma son sicura che abbia a che fare con la guerra e anche forse con il Piave, (che mormorava calmo e placido al passaggio?)
E chi mi farebbe leggere gli articoli interessanti e culturali per elevarmi dalla sciatteria di Facebook?
Senza contare che i Fantastici4 avrebbero un tracollo scolastico sia in matematica che in inglese.

Dopo questi attimi tragici, però, mi ripiglio.
E mi organizzo.

-Bambini, visto che mercoledì papà non c'è, dobbiamo trovare qualcosa per consolarci! -
Proteste generali.(perchè non c'è? Dove va? Con chi? quando torna? Ma a lascia a casa l'Ipad?)
-...Quindi, bambini, potremmo per esempio...prenderci una pizza e mangiare schifezze  per cena.-
Tripudio generale.

Poi due sere prima, Megamind a tavola:
-Mamma. Allora domani sera prendiamo le pizze.-
(Gmarito):-Pizze?
Megamind:-....potremmo vedere anche un film fino a tardi-
(Gmarito): -Film?-
Megamind: -Sì, Visto che domani sera papà non c'è e la mamma ha detto che dobbiamo FESTEGGIARE.-

Di sicuro non hanno le tendenze melodrammatiche della madre.

Comunque....speriamo però che poi domani sera il Gmarito torni....




4 aprile 2014

Immaginiamo la musica dell schiaccianoci
Anzi, ascoltatela.


Ed ora immaginiamo una cucina al limite della emergenza sanitaria, all'ora di punta, ovvero alle sette e mezza della sera.
In sottofondo, la suddetta musica di Tchaikovsky sul lettore cd portatile di WonderWoman, di fianco al fornello.
SuperMario che fagocita la cena e batte i pugni sul tavolo ad ogni ritardo. 
E vuole la filastrocca Centocinquantalagallinacanta.
WonderWoman che ripete-con un tono che deve sovrastare quello del balletto della fata dei confetti- quanti minuti e quanti secondi ci sono in un ora mentre io penso che sono comunque troppo pochi.
Intanto devo recitare Centocinquantalagallinacanta guarda chi passa....
Megamind mi chiede se può ripetermi cosa sono le OVARIE, e mentre pronuncio 
-passa la nonna con una torta...-
mi muore la parola in gola, ma poi capisco che sono  le ovarie delle PIANTE, ed anche a sto giro sono stata graziata.
Arriva CatWoman, mentre con voce stentorea Megamind ripete che il seme feconda le ovarie, e chiede se mi può aiutare, e io penso che l'ultima cosa, ma proprio l'ultima che vorrei è una bambina operosa in cucina (che orrida madre), che vuole fare solo una cosa: impanare polpette (e il pavimento e le maniche della felpa, e i capelli e le scarpe) e trangugiare parmigiano, ma fa brutto e mentre recito a ritmo di balletto
...passa il papà con...(e SuperMario risponde Paipad!)
le indico il parmigiano e imbocco WonderWoman invece che quell'altro e me ne accorgo al terzo boccone a causa delle proteste del piccolo vorace.
CatWoman stacca un tocco di parmigiano grande come una suola, e se ne va soddisfatta.

I peperoni si sono cremati sul fuoco, pace all'anima loro. 
La pasta sarà  sempre le solita al pesto, benedetti i Genovesi che l'hanno inventato, che sennò saremmo tutti condannati a pomodori pelati freddi versati direttamente dalla latta sui fusilli.
(con un filo d'oli extravergine  biologico però,eh.)
La carne c'è, ora la estinguo un attimino con un pò d'acqua, un pò di pepe, sale, e quel filo d'olio extravergine d'oliva. Bio, comunuqe.
Un tocco di ganuinità.

Sono le otto e mezza ce la posso fare e intanto mi informano che i funghi non sono nè animali nè vegetali e la parte che sporge dal terreno non è il vero fungo, che sta sotto.
Quindi noi ci mangiamo i suoi genitali.

In un ora ci sono 60 minuti e non so quanti secondi.

CatWoman, esaurita la scorta di parmigiano, torna alla carica, vuole aiutarmi a fare le polpette (che non sono prevista nel menu) e io  le concedo pure la scamorza affumicata.
Nel frattempo passa La zia Anna con un salame,
E Signore Ti ringrazio
Arriva il Gmarito, sul trionfo finale dello schiaccianoci.


2 aprile 2014

L'Alleanza è un lenzuolo.

Ecco una cosa che io e il Gmarito non facciamo mai.
Un pò per colpa mia, che si sa sono pigra.
Un pò per colpa sua che alla sera è stanco e guarda il pc o gioca a ruzzle o legge un articolo di politica, o fa trading online, anzi di solito fa tutte queste cose CONTEMPORANEAMENTE.

No, lo so cosa pensate.

A me piace piegare le lenzuola bagnate matrimoniali appena uscite dalla lavatrice.
Infatti ho scritto che è una cosa che piace fare a ME, mica a LUI.

Mi piace perchè fa casa.
Anzi di più.

E' l'Alleanza tra marito e moglie.

Un lembo a testa, da tenere saldamente.
I movimenti sincronizzati come le danze di quegli uccelli prima di fare il nido.
Ci si allontana, poi ci si avvicina, toccandosi.
Ci si guarda negli occhi per fare la piega giusta.

Si è in due, uniti da un ponte di cotone bianco, che è la nostra famiglia.

Meno male che non abbiamo l'asciugatrice.