Miniguida post natalizia
Dopo le feste siamo tutti afflitti dalle stesse grane.
Ecco una miniguida sulla soluzione dei principali problemi che noi (donne) dobbiamo tipicamente affrontare. (donne, sì. Gli uomini sanno vivere decisamente meglio di noi)
Problema 1: Hai mangiato come un maiale e naturalmente sei ingrassata come un tortellone ripieno-oppure-nonostante ti sia trattenuta, sei comunque ingrassata come un tortellone ripieno (nota per me: visto? Tantovale lasciarsi andare, tanto si ingrassa lo stesso)
a) Non salire sulla bilancia per 15 giorni
b) Mettere a tacere i sensi di colpa pensando che a questa età non ancora decrepita l’unico effetto collaterale dello strafocamento è l’ingrasso. Dopo i 70 anni, quando dall’ossessione del peso ci saremo ormai liberate, gli effetti indesiderati avranno a che fare con la sopravvivenza su questa terra. E allora saremo costrette a rinunce senza appello.
c) Indossare solo i vestiti rassicuranti. Quelli che non tirano, non aderiscono, mascherano, elasticizzano, confondono e mimetizzano.
Leggins dimagranti neri con maglie fluide, jeans neri con camicette morbide e giacca maschile nera, abitini larghi e neri. Nero, nero nero. Darth Vader style. Se non si hanno tali abiti, rimediare subito, che ci sono i saldi! Tutto ciò mentre si programma una lunga carestia alimentare.
d) Far nascondere dolci, cioccolati, torroncini, biscotti, panettoni, frutta secca, marmellata al Gmarito. Oppure, ancora meglio: riporre in un luogo logico e consono e ordinato tutte queste cibarie demoniache: come ogni volta in cui farete ordine razionale, non le troverete più.
e) Alla vostra pseudo amica che ha mangiato bietole all’agro tutte le feste e sfoggia una 38 invidiabile, mentre le fate dei sinceriSSSssimi complimenti, raccontatele tutto quello che avete ingurgitato senza pensieri. In quel momento capirete chi ha fatto l’affare migliore.
Problema 2: Non sai più dove mettere tutti i giochi ricevuti dai bambini
a) Aspettare che dormano, e fare razzia dei giochi in alto. Quelli che non prendono per pigrizia. Quelli con cui non giocano perché non hanno mai le pile. Quelli che voi odiate perché fanno musichette assordanti. Darli in beneficienza. Sentirsi pure molto buoni.
b) La seconda opzione buonista è fare questo lavoro con loro, con l’edificante presentazione dei bimbi poveri meno fortunati. Il risultato sarà scoprire che vostri bambini sono superconservatori ed ai loro giochi hanno legato ricordi indelebili e sentimentali nonchè fondamentali per la loro armoniosa crescita psicologica. Quello mi ricorda la prima volta che mi sono scaccolato. Con quel robot ho picchiato mio cugino il Natale scorso. Quella bambola me l’ha regalata la vecchia fidanzata di prima dello zio. Più son rotti, brutti e inutilizzabili, meno riuscirete a liberarvene.Ma ci potete comunque provare.
c) Comprare un'altra cassapanca e gettare alla rinfusa tutto, rimandando all’anno prossimo.
d) Vendere i vecchi giochi su Ebay. Col ricavato, pagarvi delle ore della donna delle pulizie. Un massaggio. Dei leggins (neri).
Problema 3: Bambini ancora a casa per le feste, e compiti da fare.
a) Pugno di ferro. Dare ad ogni bambino in età scolare la quantità di compiti precisa (numero di pagine, n di operazionie, ecc) da fare. Prima finisce, prima gioca.
b) Proporre incentivi per chi finisce i compiti: cucinare qualcosa insieme (biscotti, che però poi dovrete nascondere oppure regalare, tanto i bambini NON mangiano mai quello che cucinano, a meno che non sia ancora crudo) oppure fare una partita di un gioco di società assieme. Cose che di solito non si fanno.
c) Se c’è un SuperMario in giro, senza compiti da fare, non in grado di leggere, di giocare a pictionary in quando è capace di disegnare solo ragni, che vuole solo guardare Masha e Orso o lavare pomodori, siete fottuti. Comparte kg di pomodori. Il pongo può essere utile. E pure una passeggiata. In ogni caso, sarà un problema.
d) Far fare ai bambini le pulizie. Lavaggio pavimenti, vetri, spolveramento, più noioso è, meglio è. Poi, non vedranno l’ora di fare i compiti.
Problema 3: Non hai realizzato nessuno dei buoni propositi per le “vacanze di Natale” (se le chiami ancora così, dalla quinta elementare, dovresti farti delle domande, io me le sto facendo)
a) Se hai ancora un giorno free a disposizione, concentra tutto lì: per esempio vai ad una mostra a Milano, in treno (vale come viaggio), passa da piazza Duomo (vale come visita ad una città d’arte), fai qualche foto ai soggetti della mostra (vale per dimostrare a tutti- e a te stessa- su Fb che sei una donna di cultura), passa dal bookshop della Galleria e acquista del merchandising a caso (vale come shopping), corri a prendere il treno per tornare a casa (vale come “andrò a correre”), abbiòccati in treno (vale come “dormirò di più”), negli ultimi 10’ leggerai il tuo libro (vale come “leggerò il libro che ho comprato 6 mesi fa”), il treno sarà naturalmente in ritardo (vale come “mi prenderò del tempo per me”), arriverai a casa e, voilà. Avrai realizzato tutti i propositi in un giorno solo.
b) Non importa. Tutti sanno che i buoni propositi si fanno a settembre, con l’inizio della scuola. Se non li hai realizzati, evidentemente hai fatto di meglio: pensaci.
Problema 4: devi tornare al lavoro
a) Portati al lavoro qualcosa che ti hanno regalato. Di compatibile con la scrivania. Ovvero: no il massaggiatore plantare…o di qualunque altro tipo. No il pigiama coi coniglietti. No cibo di alcun genere. Sì il portafoto, sì la tisana alla cannella. Serve per tirar su il morale
b) Progetta le vacanze estive. Sognare non costa nulla.
c) Pensa alla baby sitter a casa coi bambini (se i bimbi sono ancora a casa in vacanza, questo ti farà star meglio. Se a casa con i bimbi c’è il marito, non approfittare. Torna almeno per cena.)
Problema 5: questo credo sia un problema solo mio. Hai ancora nell’armadio i vestiti estivi.
a) Resisti fino metà febbraio. Poi sarai più vicina all’estate che all’inverno.
b) Non vedo soluzioni alternative se non quello di termovalorizzare tutto il guardaroba, ovvero gettare ogni cosa nell'inceneritore più vicino e vestirsi di sacco.
30 dicembre 2015
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Natale a Bologna
Il Natale a Bologna è ritornare tra i fratelli e scoprirsi
gli stessi di quando ci si pestava amorevolmente giocando a “non t’arrabbiare”.
Litigare sul numero di tortellini nel piatto. Aspettarsi per il caffè postprandiale.
Prendersi in giro per cose che solo noi sappiamo. Raccontarsi gli stessi
aneddoti, e ridere sempre come la prima volta. Ritrovarsi sempre le stesse
piccole manìe, un po’ invecchiate.
Raccontarsi i pezzetti di vita che non si condividono più,
che diventano sempre più lunghi, soprattutto quelli dello Zio d’America che ora
è un po’ Zio del Vietnam, e che ci spalanca un mondo fantastico ed esotico.
Il Natale a Bologna è vedere film insieme, costringendo la mater
familias ad abbandonare il sacro rito del caricamento della lavapiatti ed a
sedersi con noi sul divano.
Il Natale a Bologna è sedersi di nuovo in tavola nei “nostri
posti” relegando i coniugi ai posti che avanzano attorno al tavolo. E’ mangiare
senza ritegno per dieta alcuna, con la spensieratezza dei bambini a cui si dice
“mangia” ogni 10 minuti.
Il Natale a Bologna è passeggiare col Gmarito per Bologna e
dirgli: guarda lì c’era la casa vecchia, lì andavo a scuola alle elementari,
qui una volta c’era la mia cartoleria in cui sbavavo ogni volta che entravo per
i caran d’ache. Mostrare ai Fantastici il Nettuno, i Palazzi medievali (senza
stare a dirgli che la metà sono stati rifatti con un gusto un po’ romantico),
la piazza Maggiore che una volta chiamavamo la Piazza Dei Piccioni, ma adesso
non ce n’è uno nemmeno a pagarlo oro.
Il Natale a Bologna è ammalarsi, sempre e comunque. O io, o
i bambini, o qualche fratello, scatenare la caccia all’untore, chiamare il
Pediatra-amico-di-famiglia che non ha ancora capito che gli conviene partire
per qualche meta esotica appena sa che la Gfamily giunge nel bolognese.
Il Natale a Bologna è abbracciare la Tata, e ridiventare bambini,
farsi coccolare da lei, dalla sua indulgenza, dalle sue tagliatelle, dal suo
sorriso.
Il Natale a Bologna ha i giorni contati. Non troppo pochi, per
potersi ritrovare del tutto, ma nemmeno troppi per non correre il rischio di
ridiventare figli del tutto. Giusto il tempo per finire un ciclo di
antibiotico, chiacchierare con la mamma in cucina bevendo il tè, provare l’ebbrezza
di potere uscire di casa a fare due passi senza preavviso e senza figli,
svegliarsi alle 10 senza pensieri, ingrassare tre chili, fare i propositi per l’anno
nuovo.
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21 dicembre 2015
novità in famiglia
Dialoghi che avvengono solo nella mia testa. Al telefono.
Prova uno.
-Ciao mamma. Tutto bene. Sai che abbiamo preso due gatti?
No, non è uno scherzo. Mamma? Mamma? Hai messo giù? Ci sei? Sento rantolare!-
Prova due.
-Ciao mamma. Sai, abbiamo due gatti. Sì, due. Sai, l’ho
pensato per le bamb… Sì, lo so non sei d’accordo. Sì, lo so, non te li porto a
casa. Si, lo so, graffieranno il divano. Anche le sedie. Si lo so, i peli. …Perché dovrebbero vomitare ovunque? Perché precipitare
dalla finestra? Perché dovrebbero pisciare sul letto? No, la cacca la fanno
nella cassetta, non la faranno sul pavimento. Nemmeno sul tappeto. Non ho
teppeti, mamma. Non accecheranno i bambini graffiandoli nei bulbi oculari. No,
mamma i gatti non hanno la rabbia, non portano neanche la lectospirosi. Non mi
verrà un esaurimento, e non mi dovranno ricoverare, te lo prometto. Sì, mamma,
me lo hai già detto. Non sei d’accordo. Neanche papà. Ho 38 anni, mamma.-
Prova tre.
-Ciao mamma. Sai la novità? Babbo Natale ha portato due
gatti alla bambine. Sì, Babbo Natale. Sì, due gatti. Veri. Nel senso di vivi,
si. Mamma, scusa, mica posso METTERMI CONTRO BABBO NATALE!-
Prova quattro
-Ciao, mamma. Devo dirti una cosa. Sì, sì, è una cosa bella.
Una novità….Mamma ci sei? Dunque, sai, la nostra famiglia è aumentata. Adesso
siamo in otto… No, aspetta, Mamma. Non gridare.. Intendo che abbiamo due gatti.
Sì, Mamma, sì. Grazie a Dio intendo due gatti. Riprenditi. Lo so, ho avuto una
ottima idea. Sono molto responsabile. Anche io penso che sarà una ottima
occasione di crescita per i bambini. Grazie, mamma, sapevo che avresti capito.-
Ok. Con l’opzione quattro rischio di restare orfana di madre.
Ho ancora due giorni. Mi sento già un po’ sadica…
4 dicembre 2015
Nel frattempo i maschi.
SuperMario è
robusto E’ macho. Lui a tavola s’alza la maglietta, si gratta l’ombelico e
chiede:- e adesso cosa si mangia?-
Lui viene
alla mia postazione pc, dopo 8 nanosecondi che mi sono seduta e acceso il
portatile, ovvero 25 minuti prima che l’aggeggio sia operativo, e mi dice:- Mamma. Perché sei qui. Devi essere in cucina.-
Lui cresce,
e io gli metto il pigiamino intero di ciniglia a righe illudendomi che sia
ancora un piccolissimo, ma gli si è scucito al cavallo, mi sa che taglia 4 anni
non esista.
Lui guarda
Masha e Orso fino alla nausea, canta in russo, e si giustifica dicendo che sì,
è vero, nel cartone c’è una bambina, ma è l’orso quello che conta.
Lui canta.
Senza fare sul serio (è una canzone). Ti viglio bene (Vasco). Kung Fu Fighting.
She moves. Il cowboy Arturo. (Sappiate che l’Indiano Bello, nella versione XXI
secolo, non ha più il chiodo nel cervello. Cruento e vagamente razzista. Ha la
PENNA SUL CAPPELLO.)
Lui suona,
qualsiasi cosa.
Getta,
qualsiasi cosa. Ama le macchine, non ha pazienza per i LEGO, adora andare a
scuola perché il suo lavoro, è andare a
scuola (modalità lavaggio del
cervello eseguita con successo).
Megamind ha
la sua scrivania. Ottimo affare Amazon, splendida occasione di attività
maschile padre figlio come nei migliori manuali del bravo genitore, un sabato
pomeriggio l’hanno montata loro due.
Ora lui si
chiude tutto il pomeriggio nella sua tana, a studiare. O suonare la chitarra.
Per ora il trip del disegno è passato di moda.
Megamind è
una spugna Veleda. Lui assorbe ogni cosa. Ma mantiene la sua forma. (per ora il
super io fa il suo dovere).
Lui si alza
alla mattina alle 06.32, ovvero 20 minuti prima della sottoscritta, nonostante
la mia sveglia inizi a suonare 40’prima. Si scalda il latte, si chiude in
cucina, sfoglia il giornale.
(Cioè
immaginate cosa prova una madre, che entra in cucina spettinata e
rincoglionita, dopo circa 7 sveglie ignorate, il trucco da fare ancora,cronicamente
in ritardo, e trova il figlio di 11 anni, perfettamente vestito, che sorseggia
il latte e cacao leggendo l’inserto del Sole24ore.)
Quando gli
ho detto che sua sorella maggiore fa molta fatica a studiare, che non riesce a
memorizzare, non ha metodo, e io dovrò aiutarla, lui la sera stessa, se l’è
presa in camera, le ha fatto uno schemino riassuntivo di studio sugli Ittiti comprensivo
di disegni divertenti che la aiutassero a ricordare. Lui non rimane mai indifferente.
A volte ho
il sospetto che sia lui a proteggermi, visto che sono un POCHINO ansiosa.
-Mamma, va
tutto bene, Tuuuuuutto ok. Non devo dirti niente.- Mi dice alla venticinquesima
volta che entro in camera per chiedergli com’è
andata/come va/cosa devi dirmi/c’è qualcosa che devi dirmi/ma sei sicuro che
non mi devi parlare/ma sei sicuro che è tutto ok, hai fame?
Non so
quanto durerà. Per questo devo ricordarmelo bene.
E cercare di
svegliarmi al mattino. Forse se punto la (prima) sveglia alle 5.20…
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3 dicembre 2015
giorno zero e giorno uno
Giorno zero
Mentre meditavo un
modo degno per mandare a quel paese la Dott.ssa OrsoSpezzindue, mi sono
attivata, ho cambiato Ospedale, passando ad un luogo esattamente agli antipodi
di quello precedente.
Colori, sorrisi, informazioni, conoscenze di psicologia
infantile, ambulatori con posti a sedere per tutti.
Alla fine il risultato è stato scoprire che le due sorelle
son proprio sorelle, e quindi sordastre tutte e due, che vuol dire che
porteranno entrambe un bell’apparecchietto acustico che costa come due
motorini.
Mentre la dottoressa emanava la sentenza, WonderWoman, che
non se l’aspettava, ha iniziato a piangere.
La mia tattica di consolazione basata su considerazioni
razionali e di buonsesno, è stata inutile.
-Ma io non voglio
essere diversa dai miei compagni! -
CatWoman, che non si è per nulla turbata per la protesi
acustica, l’ha guardata distrattamente e le ha detto:- Perché? E’ BELLISSIMO essere diversa dai compagni-
La dottoressa, che è un genio, le ha detto la frase
definitiva: -Ma sai, che ci sono le COVER? E puoi cambiare colore intonando
l’apparecchio alle scarpe?-
WonderWoman ha alzato lo sguardo lacrimoso e la dottoressa
le ha porto una scatola con apparecchietti acustici così colorati e
metallizzati che sembrava una scatola di Lindt. WonderWoman si è consolata
all’istante, ha scelto il rosa antico perla, e ha messo in lista 3 cover
fantasia.
Poi attenzione, nel kit “sento meglio” c’è anche il Roger.
Il Roger è una trasmittente a forma di penna,(che costa come una Montblanc) che l’insegnate si appunta
all’abito quando spiega. L’aggeggio (disponibile purtroppo in soli tre colori e
nessuno comprendente il fucsia) trasmette la voce direttamente in FM
all’apparecchio acustico, eliminando qualsiasi alibi di disattenzione (ed
eliminando il rumore di sottofondo che crea disturbo). Il marchingegno si può collegare anche al telefono, alla
tv, allo stereo. Vedrò se riesco a collegarlo anche alla sveglia. Tutto questo
popò di tecnologia esclusiva ha ringalluzzito le fanciulle, che naturalmente
avranno una penna a testa.
WonderWoman ne ha colto subito gli indiscutibili vantaggi:- Ma mamma, pensa! se la maestra per esempio
esce un attimo dalla classe per parlare con un’altra maestra di cose segrete, e
NON si toglie la penna….io sento tutto!-
Per mercoledì WonderWoman ha indetto una conferenza stampa
interclasse.
CatWoman sta studiando come connettersi all’Ipad, al pc,
allo stereo e magari anche alla NASA.
Poi abbiamo ritirato gli aggeggi, svuotato il conto corrente, per poi tornare all’Ospedale e regolare le orecchie bioniche. L’avventura comincia.
Giorno 1
Presto l’Ospedale di Varese sarà un luogo famigliare. Le
sorelle sono entrate in ambulatorio per la regolazione.
Quando mi hanno chiamata, ho trovato CatWoman e WonderWoman
con gli occhi spalancati, sorrisi spalancati, e una stupefazione spalancata
dipinta sui musetti.
-Mamma, sento la carta
che si muove!-
-Senti, CatWoman,
senti il rumore dei vestiti? Senti il rumore dell’acqua?Dei respiri?-
Mi sarei messa a piangere. (in effetti l’ho fatto, di
nascosto)
Hanno imparato a metterli e toglierli da sole, a cambiare le
pile, ad agganciarli con una speciale catenella agli abiti, insomma sono già
autonome più che sul vestirsi o il cambio delle mutande mattutino. A scuola
sono state circondate da compagni incuriositi con i quali si sono molto vantate
e hanno avuto il loro momento di notorietà grazie alla famosa conferenza stampa
a tutta la classe.
Hanno avuto la un poco sadica soddisfazione di potermi dire
per tutto il pomeriggio:- Mamma, non
urlare, che non sono mica sorda!-
Ieri sera quando hanno tolto le chioccioline CatWoman mi
guarda stupefatta: -MAMMA, QUANDO ME LO
TOLGO MI SEMBRA DI ESSERE SORDA!-
L’elemento novità è decisivo, so che ci saranno momenti
duri, anzi, so che devo dire di sapere che ci saranno momenti duri-come una
madre responsabile ed emotivamente stabile- in realtà non ci penso. Per ora.
Miro a prendere quello che c’è di buono oggi, anzi nella prossima mezz’ora.
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