27 aprile 2017

vieni c'è una casa nel bosco (o quasi)


C’è un posticino qui vicino alla svizzera, a mezza montagna, la Valle dei Pittori e degli spazzacamini, in cui c’è una casetta piccolina in cui si rifugia ogni tanto la Gfamily. Le case sono di pietra aspra e grigia, il pane è nero e povero (cioè una volta era povero, ora una pagnotta di questo pane pesante scuro e leggermente acido, con la crosta dura e saporita, costa al chilo quanto una torta Sant’honorè a due piani), i paesino è piccoletto, i cortili delle case con fazzoletti di giardini sono uno dentro l’altro, se ti addentri ti sembra di entrare in casa di qualcuno, poi ti ritrovi invece all’improvviso in un sentiero dentro la pineta. E’ un posticino delizioso, uno di quei posti che hanno mantenuto un’aura di autenticità a beneficio del turista al quale far pagare qualunque cosa il 45% in più di un prezzo dignitosamente onesto. Esiste il sistema del prezzo doppio. Quello per l’autoctono (in via di estinzione) e quello per il cittadino fesso. Per questo motivo le vetrine sono sempre in allestimento, ovvero senza prezzi esposti. Bisogna rassegnarsi, il montanaro deve rivalersi sull’invasore in qualche modo.

La Gfamily ( nella fattispecie io) adora questo posto, perché è tutto a portata di mano (e di piede), c’è natura prevalentemente addomesticata attorno, ma impegnandosi forse potrebbe esistere anche qualche scampolo di avventura che dobbiamo ancora scoprire.

Visto che ultimamente sto sviluppando una passione per i particolari e le cose piccole, perché ho scoperto che in ogni minuscola cosa c’è dentro tutto l’universo, anche una passeggiata di dieci minuti può diventare una personalissima rivelazione del cosmo. Mi fermo qui prima di ritrovarmi a citare Yoda.

Tutta sta manfrina per poi postare le foto che ho fatto.

Ciao.





 

12 aprile 2017

I grandi misteri dell’universo mondo 2


A completamento dell’antico post (consultabile qui) ecco altri misteri inspiegabili che funestano le nostre esistenze.:

 

1)      Il diavolo fa i tupperware ma non i coperchi dei tupperware.

Tu credevi che il cubo di rubik fosse il rompicapo più diabbolico del mondo. Il cubo di rubik is for boys. Azzeccare e trovare il tappo giusto per i tupperware is for true man. Perché qualunque contenitore di plastica tu prenda, il suo tappo risulterà irreperibile. Dopo un attento censimento dei tuoi 158 tupperware, il numero di tappi corrisponderà ingannevolmente al numero di contenitore per forma e colore e grandezza. Ma non sono mai abbinabili. Se dovessero essere eccezionalmente accoppiabili, il contenitore disponibile risulterà grande come una bacinella da 15 litri e tu devi metterci mezzo carciofo alla giudìa. Alla fine userai un contenitore a casaccio e lo ricoprirai di stagnola. Un giorno ti arrenderai all’uso delle vaschette del gelato riciclate.

2)      La borsa wormhole

Nell’armadio c’è sempre quella borsa. Quella all’interno della quale, per una anomalia elettromagnetica che nemmeno all’acceleratore del Cern, si sviluppa un tunnel spazio-temporale verso un’altra dimensione. E’ il motivo per cui, pur avendo la certezza che tu vi abbia messo le chiavi, esse saranno inaccessibili, risucchiate in un universo parallelo.

3)      Il paio di pantaloni beige

Quel bellissimo paio di pantaloni beige che- nonostante il colore- crea un effetto ottico tale per cui il tuo sedere sembra ridotto del 25%, le gambe appaiono più lunghe e ti senti una supergnocca, hanno una speciale carica elettrostatica in grado di attirare gocce vaganti altamente macchianti nel raggio di 200 metri. Pomodoro, olio di frittura di calamari (che tu non stai né mangiando né cucinando), caffè, cagate di piccione, rigurgiti acidi di bambini non tuoi. Quei pantaloni non riesci ad indossarli per più di 2 ore.

Sono la versione pantalone del vestito verde.

4)      I laccetti monchi dei sacchetti freezer

Misteriosamente, sempre troppo corti per legare il sacchetto allegato (a meno che tu non metta in un sacchetto un solo porro) sono ricoperti o di plastica durissima (risultando indeformabili) oppure di carta, ecologici: in ognuno dei casi al primo uso, il fil di ferro fuoriesce sistematicamente come subdola strategia difensiva dello stesso, e mira a piantarsi nei polpastrelli.

Per usarli occorre avvinghiarne assieme due o tre, creando un groviglio di filo spinato attorno al sacchetto.

5)      Le aperture: “apri qui”.

Sono dei subdoli inviti sul packaching dei prodotti per facilitarne l’apertura. Ti illudono che tu possa accedere al prosciutto usando le mani nude, ma finirai per brandire le forbici trinciapollo come una furia, per poter creare un varco della diabolica confezione che separa te dall’agognato salume/caffè/formaggino o biscotto. Dunque basta rassegnarsi e considerare questi inviti puramente decorativi, in linea con la più coerente strategia di marketing. I più diabolici sono i tovaglioli di carta. Diffida da essi. Sono ricoperti da una plastica antiproiettile sottilissima ma impenetrabile. Non fare l’errore di tentare di strapparla coi denti, potresti perdere il lavoro del tuo dentista. L’unico modo è usare un coltellino svizzero con punteruolo.



 

11 aprile 2017

Lo zio delle Americhe


Lo zio delle Americhe, dopo una pausa in Vietnam, è passato dall’Italia per poi trasferirsi in Africa.

Passandovi, si è soffermato a Bologna, per dare un addio al gusto di carne di maiale sottoforma di mortadella, ripieno di tortellino, zampone, salami, ragù, cotoletta alla bolognese, prosciutto di parma. D’ora in avanti dovrà accontentarsi di ragù di impala e coda di zebra, che del salame ha forse solo la forma. Probabilmente saranno animali protetti, quindi si nutrirà di riso alle formiche.

Alla casa madre si è iniziato a cucinare e surgelare un mese fa.

Il richiamo dell’arrivo dello zio d’America, nonché il richiamo del tortellino e del friggione, è giunto anche nelle desolate plaghe nebbiose del Nord, cosicchè la Gfamily si è messa in viaggio.

Presso la casa madre di Bologna si è riunita tutta la famiglia allargata.

La Bianchissima nipotina ha potuto riabbracciare il suo cuginetto Manio, il quale può esercitare finalmente su qualcuno il ruolo di maschio più grande ed autorevole sulla femmina più piccola e potenzialmente ignorante (questo si chiama ”legno”, vedi? L-E-G-N-O.) In realtà la Bianchissima è una specie di enfant prodige che conosce i congiuntivi meglio degli alunni della madre sua, la zia Lavandina e tra non molto darà lezioni di Shakespeare in inglese antico a WonderWoman. (Ora controllo su Google se ho scritto “shakespeare” correttamente).

C’eravamo tutti.

La nonna Tittì ha trasformato la casa madre in modalità albergo a 5 stelle. Gran parte del tempo è stato dedicato a mangiare attorno ad un tavolo. E d’altra parte, le cose più importanti per l’Umanità avvengono attorno ad una tavola imbandita.



 

7 aprile 2017

Ma anche no.


 
Peggio delle frasi da fiera delle banalità che circolano su Fb, ci sono solo poesie strappalacrime con il tema: Tu, Madre.

 Sono subdole composizioni con pretese letterarie (anche spesso senza congiuntivi o apostrofi a casaccio) appositamente composte per incrementare e rafforzare il naturale complesso di colpa che erode la Madre dal giorno del parto.

Commentiamone una assieme. Con testo a fronte.


Respiro. Giusto perché è un muscolo involontario.
Sarò madre per tutta la vita. Moltiplicato per 4. Già mi sale l'ansia.
Adesso. Belle le pozzanghere, eh. Ma quando dici le cose Vere e usi la maiuscola, non mi parlare degli animali e delle pozzanghere o della retorica ambientalista. Ma sorvoliamo.
Gli abbracci, sì. Insegnagli l’amore era troppo banale (e troppo vero) da scrivere. Ma ecco che arriva la prima bordata. Se non lo abbraccerai abbastanza UN DOMANI te le pentirai. Ti si aprono scenari angosciosi: perderà l’uso delle braccia? Morirai anzitempo? Sarà anaffettivo? Tutti gli abbracci che NON  gli avrai dato ti si ritorceranno contro nella logica di un sadico contrappasso affettivo. Quindi sati attenta. Abbraccialo MOLTO. Anche se lui ha 17 anni e si vergogna davanti agli amici.
“ti voglio bene” non si dice, si fa. E la Madre lo sa. (fa rima, vedi, sono una poetessa anche io)
Lascialo immaginare. Ok, fatto. Spesso immagina di avere già fatto la doccia.
Se piange i casi sono due. O è un capriccio, ergo ignoro. Oppure, se non lo è mi angoscio. Penso a fratture multiple, traumi o malattie incurabili. Ergo, che io pianga con lui non è il caso. Magari sdrammatizzo con una torta? Una madre frignante non dà buoni frutti.
Lascialo disegnare sui muri.
E anche rompere il venini.
Ma: eccoci. Attenzione Le urla fanno male PER SEMPRE. (effetto eco sul “per sempre”…) Sei fottuta. L’hi già segnato. Puoi darlo in adozione.
Lui cresce a tradimento. Pulisci di notte, mentre dorme. Sì, beh, cresce anche di notte. Comunque le madri non dormono. Quindi pulisci e durante il giorno guardalo crescere. Non sai bene cosa significhi. Anzi lo sai: qualunque cosa tu faccia è sbagliato, lui smetterà di essere il TUO BAMBINO e ciò è male. Magari una via di mezzo? Tipo, sii presente. Emotivamente. Mica puoi stare tutto il giorno a giocare a lego o Barbie.

Questo sicuro.
Questo posso accettarlo, se non che arriva la stilettata finale, ovvero:
 

lui sarà bambino SOLO una volta.
Sei una pessima madre con una casa pulita, i muri bianchi e tuo figlio è diventato adolescente per COLPA TUA.

commenti & commenti


Quando i figli crescono, la prima cosa che la Madre nota, è che hanno gusti loro. I maschi approdano a gusti loro molto più tardi:

(Megamind) -Mamma, BASTA con ‘ste magliette a righe, a me non piacciono le righe!-

La madre sconvolta: -Ma come, a 6 anni le adoravi (aveva tutto un guardaroba di righe dalla mutanda al maglione passando per la borsetta della merenda)-

-Voglio delle felpe nere. Sono passati 7 anni. Da quando avevo 6 anni.-

Poi c’è la musica.
Megamind mi chiama a rapporto perché io guardi il video su youtube del suo gruppo preferito: i Pentatonics.
Come il sentore di un video comincia ad aleggiare nell’aria, anche il resto della prole accorre alla visione. Nella fattispecie WonderWoman.

I Pentatonics (scrivo come pronuncio) sono (ovviamente) cinque ragazzi, di cui una ragazza e uno di sesso incerto, che cantano senza strumenti, a cappella (pare si dica).
Il brano preferito da Megamind è L’Hallelujia di Coen. 
Mentre  ascoltiamo rapiti alcune cover di questo fantastico gruppo, Megamind tenta di spiegarmi le caratteristiche tecniche di ogni voce del gruppo, le estensioni in ottave ed altre cose a me  misteriose, inframmezzate dai commenti di WonderWoman, che, com’è noto, coglie sempre l'essenziale.

-Ah, però bella quella ragazza.-

-Ma…quello con la barba sembra un po’ Gesù. Perché ha quella barba…sta male.-

-Hey, ma quello ha la voce da femmina. Ma è una femmina o un maschio? Che brutto, comunque. Magrissimo. -

-No, comunque in questo video la ragazza non mi piace. Sta meglio bionda.-

-Ma con chi sarà fidanzata la femmina? Sarà fidanzata con uno di quelli, no?-

-Sì, ma quello scuro, che faccia che fa, ha delle labbra…Perché fa così con le labbra?-

- Ah, qui quello che sembra una femmina è meno brutto. Solo che ha sempre la voce da femmina. Peccato.-

Cosa ci vogliamo fare, è WonderWoman contro Megamind.
 

3 aprile 2017


Oggi la Gfamily ha fatto una cosa bella.

Si è svegliata nel cuore della notte. Erano le cinque e mezza per la verità, ma notte percepita. Con gli occhi appiccicati dal sonno ci siamo vestiti e siamo usciti nel buio e nella città deserta.

La chiesetta minuscola e barocca intitolata al santo delle cose perdute aveva la vetrata illuminata. Ci si dimentica quanto sia bello vedere una finestra illuminata nel buio, come nelle favole, è il segno che presagisce il lieto fine. Abbiamo preso la messa della quaresima: entri che è buio ed esci che con la luce. Con questa messa attraversi la notte e vieni traghettato verso l’alba.

I Fantastici hanno preso posto nelle prime panche, ed è come stare davvero attorno ad una tavola. Abbiamo consegnato a don Paolo la nostra intenzione: una preghiera per Luca, un bambino molto malato.

Lungi dall’essere qualcosa di eroico, la mano sinistra non sappia ciò che fa la destra...o viceversa, non ricordo) ma vorrei molto che i Fantastici imparassero quello che ho sperimentato ancora una volta, io, oggi:

1) vedere la bellezza, sempre.

2) il sacrificio non è una cosa schifosa. Lo si può scegliere e diventare un'avventura inaspettata e meravigliosa

3) Stare svegli, è meglio

4) La preghiera ha sempre un potere. Invisibile, imprevedibile, ma non per questo meno reale.

Ed infine:

5) Ecco finalmente trovato un modo efficacie per svegliarmi presto la mattina!

Unico neo: la messa è finita troppo presto, così siamo stati costretti ad fermarci al bar per quasi un’ora (e prenderci tutti un cappuccino-cosa non propriamente quaresimale) aspettando che aprisse la scuola. Don Paolo, la prossima volta che vedi la Gfamily, cerca di fare una bella omelia di quelle lunghe.