20 settembre 2017

madri e uomini

Mi chiama Madre, perchè mamma è da pappamolla
Mi fa dei complimenti del tutto specifici:- Brava, madre, hai riordinato perfettamente la sezione della libreria che mi interessava.- Non sono abituata che qualcuno si accorga di quello che faccio a meno che io non lo sponsorizzi per casa con un megafono.
Quando tiro dei porci perchè non mi riesce di fare qualcosa, emerge dalla tana in cui si rinchiude tutto il giorno e sbuca fuori. Si sente uomo e mi chiede.-Hai bisogno, Madre?-
E' Megamind.
Se mi deve chieder qualcosa fa lunghe premesse intrise di ironia, così irresistibili, che non riesco ad arrabbiarmi.
-Madre...lo so che ieri mi avevi chiesto se avevo bisogno di qualcosa in cartoleria e io ho detto no e tu mi avevi argutamente chiesto se ero sicuro e io ho ribadito di no. Ma tu lo sai quanto io sia tra le nuvole, perchè penso molto, e d'altra parte ero certo che tu ce l'avessi, del cartoncino bristol, perchè tu hai sempre tutto.Ce l'hai? No, perchè altrmenti si dovrebbe provvedere a comprarlo-Ha tutta una serie di risposte pronte, sfuggenti e leggere, che cadono dall'alto dei suoi 165 cm.
-Megamind, bravo, hai lavato bene i piatti, stavolta. Hai messo lo strofinaccio, tutti ben allineati.-
-Grazie, madre. Lo so.-
- Bene.-
-Madre....Veramente...se devo essere sincero...li ha lavati WonderWoman-
-Ma dai! Megamind! ti stavi prendendo un complimento non meritato impunemente? Ma non ti vergogni? E poi oggi non toccava a te?-
-Non ti preoccupare, ce li gestiamo io e Wonder i turni per lavare i piatti...e poi lo sai...io non posso lavarli bene...sono un uomo-
-EH, NO caro! Lo sai che questi discorsi che "io sono uomo" mi fanno imbufalire su certe cose, eh!-
-Ma io l'ho imparato da te: non dici sempre "ah, era impossibile che tu trovassi quella cosa, d'altra parte sei un uomo!" E quindi vedi, che ci sono cose che gli uomini non POSSONO fare bene.-


Il mio ragionamento che filava così bene si è inceppato in un punto ma non riesco a capire quale.


19 settembre 2017

arrendersi

E' quando le persone o le circostanze mi costringono a fare qualcosa, i paletti, le sbarre, la fatica, la necessità, che mi capita di imbattermi nella bellezza.
Perchè ciò che è facile non sembra altrettanto prezioso.
Perchè nella coercizione la bellezza risplende di più, mi sorprende.
Mi rende grata.
Restituisce equilibrio.
Mi dibatto, mi arrabbio, fatico e sbuffo, e poi arriva quell'attimo.
Di bellezza. Che ripaga. Che stupisce.


Perchè domenica il Gmarito doveva andare a Lugano al lavoro (cose di software e banche).
Aveva bisogno che l'accompagnassi in auto in quanto infortunato ad una spalla da un piccolo intervento che noi chiamiamo affettuosamente "asportazione della terza palla".
E quindi la Gfamily si è svegliata alle 6.00 con un corale sforzo immane, ma con la prospettiva di approfittare e fare una bella gita, visto che fortunosamente il cliente in questione non si trovava a Quarto Oggiaro.
E poi, ha lo stesso guidato il Gmarito, perchè a meno che non sia moribondo o abbia perso i sensi, oppure l'uso del braccio, non ce la fa. A vedermi guidare con LUI A BORDO. E'un uomo affetto da fobie strane.
Siamo arrivati in Switzerland alle 7.45.
Abbiamo lasciato il Gmarito davanti alla banca, e io mi sono addirittura avventurata per le strade vuote alla ricerca di un parcheggio, procedendo a 30 all'ora, terrorizzata da possibili trappole viabilistiche svizzere.
Alle ore 8.20 camminavamo sul lungo lago intralciando l'unica categoria di folli in giro alla domenica a quell'ora, ovvero runner velocissimi e spazientiti e svizzeri.
Abbiamo girato per il centro desertico.
- la svizzera mi sembra piuttosto deprimente- commenta Megamind, che non porta l'orologio e vive nella sua bolla temporale
Abbiamo guardato le vetrine.
-Oh, peccato che questo negozio di borsette sia chiuso, volevo entrare a guardare- Si lamenta WonderWoman guardando Gucci. Sarebbe stato bellissimo farla entrare a stoccacciare con dita unte le borsette di gucci davanti ad una commessa orripilata.
CatWoman osserva critica: -Mamma ci deve essere un errore, è impossibile che una borsa costi 4000 franchi.Mica è una macchina! Anche se i franchi svizzeri valgono un pò meno degli euro, sono sempra un sacco di soldi. E poi mizzeca (le piace dire mizzeca) è bruttissima.-
Wonder mi chiama da un'altra vetrina:- Guarda, mamma, ho trovato una cosa che costa meno di 1000 euro! Un coltellino svizzero!-
SuperMario intanto gioca a uccidere i cloni facendo il rumore della mitragliatrice.

Alle ore 9.30 ci siamo concessi una colazione porcissima nell'unico posto che ci pareva garantire una spesa alla nostra portata, ovvero il MacDonald cafè.
Poi siamo andati al Parco di Lugano, bellissimo. Inaspettatamente bellissimo.

-Ragazzi, attenti che qui gli svizzero multano per ogni cosa- Li terrorizzo prontamente.
-Ma che vuol dire non calpestare il tappeto erboso. Mica è una tappeto. E' un prato.- CatWoman adora i cartelli con i divieti.
-Se guardi bene, noterai che è un tappeto. Quindi non calpestarlo.-
-Maaaammaaaa, SuperMario sta calpestando il tappeto sabbioso, adesso ci multano!-
-No direi che la sabbia possiamo calpestarla. Ma non traumatizzate le anatre, per piacere-
Dopo essere giunti agli scivoli, bellissimi, ci ha raggiunti il Gmarito, bellissimo anche lui.
I colori erano i miei. Quelli con cui disegnerei sempre.

Poi io pensavo che Lugano facesse schifo, perchè l'avevo confusa con Locarno, ma si sa, che la geografia è la mia spina nel fianco.
E quindi, stupore.













18 settembre 2017

treni in corsa

Mi è venuta in mente una foto
sono seduta su un muretto, dietro un cielo azzurro marino, pantaloncini beige e una camicia a quadretti bianchi e rossi vichy, abbronzatissima, capelli corti che montale definirebbe un groviglio breve al vento.
Ero a Grado, o giù di lì (mica posso pretendere precisione geografica a distanza di -OmG!- 25 anni. La geografia è la mia spina nel fianco), a passare una vacanza al mare (c'è il mare a Grado? devo  controllare celermente) con le amiche del Liceo, a casa di un compagno (intelligentissimo e un pò sfigato oppresso da una madre castrante e come se non bastasse germanica) - più precisamente a casa con sua madre-.
Ricordo quella foto, anche se non so dove ora sia, onestamente.
Di quella settimana ricordo alcune cose, spiagge bianche e una vecchia casa bellissima con giardino, e sua madre che cercava di ucciderci con il cibo in quantità pantagrueliche, noi quattro che eravamo nella fase in cui ci sentivamo sempre e comunque grasse benchè io fossi al di sotto dei 55 chili.
In quella foto sorridevo molto.
Ma chi ero, cosa pensavo, e se sono la stessa persona, questo è un mistero.
Perchè il tempo frammenta l' io in milioni di schegge come uno specchio rotto, e c'è l'illusione che il frammento del presente sia quello che mi restituisce il mio vero io.
Uno, nessuno centomila.
Una volta scrissi qualcosa riguardo al fatto che Pirandello possa avere espresso in prosa ciò che la psicanalisi all'inizio del secolo scorso ha portato alla luce: l'unità del nostro io è un' illusione.
Al di sotto del pelo della coscienza, altre profonde verità non del tutto conoscibili sulla nostra essenza si agitano nell'oscurità.
Persino l'unità di luogo, di tempo e di spazio nella letteratura è un artificio. L'uomo rimane un enigma difficilmente riconducibile ad una unità.
Una volta paragonai questo shock culturale e filosofico a quello figurativo di Picasso del periodo cubista. Nemmeno nella sua rappresentazione, l'uomo poteva rimanere integro: non avrebbe rispecchiato la verità.
Ci sono dei periodi della mia vita in cui i ricordi sono ancora più sfocati, nonostante siano più recenti.
Per esempio quando ho vissuto a Milano da studente. Come se mi trovassi su un auto in corsa, non ho memorizzato nomi di persone con cui ho condiviso pezzi di vita, e con essi temo di aver dimenticato anche il mio stato d'animo, i miei pensieri, quella vita vissuta.
Com'ero, cosa pensavo di me e del mio futuro.
Sono cose che sono andate perdute e ora vorrei raccoglierle tutte, ricordare ogni cosa con una consapevolezza diversa. E' diventata un pò una ossessione. Avere dimenticato tutti quei nomi, avere dimenticato tutti quei giorni, e chissà quanti accadimenti sbiaditi nel passato senza traccia e senza immagini.
Forse oggi ho quella consapevolezza? O è solo l'illusione della scheggia del presente?
Alla Me di vent'anni vorrei dire tante cose, cose urgenti. Sarebbero cose che la mia giovane Me Hysterik non riuscirebbe a capire, a sentire, come in quel racconto di Buzzati, in cui, ai passeggeri di un treno in corsa alla massima velocità alcune persone rimaste a terra tentano di fare arrivare un avvertimento, qualcosa che sta accadendo di cui loro non sospettano nulla, qualcosa che forse ha a che fare con la loro destinazione: ma il foglio su cui lo scrivono arriva stracciato e le grida che lanciano ai viaggiatori sono incomprensibili e lontane.


Chi mi restituirà la Hysterik autentica? Quella tutta intera?
Qualcuno che avrà conservato tutti i pezzi e li rimetterà assieme, e quando sarà il momento mi chiamerà per nome e io mi riconoscerò.


eh, vabbeè. Sono una persona molto serena.
La serenità in persona.



15 settembre 2017

gabbia dorata ma mica tanto


La scuola è iniziata da poco.
Le domande dei genitori sono standard, ripetitive e prevedibili. Mi annoio da sola, mentre le faccio, ma fa parte degli adempimenti obbligatori del Genitore. Il figlio deve farsene una ragione.
La vigilia del primo giorno:
-Allora Megamind. Hai finito di cazz..di essere nullafacente vacanziero, eh. La pacchia è finita- (Sadismo paterno)
-Ah, beh. Ma io sono contento di iniziare la scuola. Lo sai, che noi ragazzi siamo abitudinari e amiamo la routine. Ci rassicura-
Ok, Megamind ha 50 anni.
-Hey, WonderWoman, sei pronta per la scuola domani?-Credo che abbia sentito questa domanda più 50 volte nelle ultime dodici ore, da chiunque. A partire dalla nonna per finire con il questuante bulgaro seduto sotto il portico di casa nostra.
Ma WonderWoman, che fa il suo ingresso ufficiale nel mondo delle ragazzette, è talmente entusiasta, che non le pesa dare la medesima risposta:
-Certo, che sono pronta. Ho già deciso cosa mettermi e anche come pettinarmi-

Alla medesima domanda la risposta di Catwoman è lo sguardo di Mercoledì Addams.

Il rito si ripete alla sera del primo fantomatico giorno di scuola.
-Allora, ragazzi-chiedo come da copione -com'è andata?-
Megamind si sistema il ciuffo e mi dice entusiasta:
-Benissimo, il più bel giorno da quando ho iniziato le medie-Alzo un sopracciglio.
-...Non abbiamo fatto niente. E' tutto meravigliosamente disorganizzato. Mi sono riposato tantissimo-
Eh, già, ne aveva un gran bisogno, di riposarsi.
-E non ti hanno fatto il solito discorsetto sul fatto che quest'anno avete l'esame di terza e bisogna impegnarsi molto...-
-No. La prof ha detto: << non vi farò il solito discorsetto sul fatto che avete l'esame. Perchè tanto lo sapete gia: quest'anno avete l'esame, quindi bisogna impegnarsi molto!>>-
Furbissima.

-E tu, WonderWoman, com'è andata?-
-Benissimo. La prof di Italiano è simpaticissima, biondissima e bellissima. Sembra quasi come la mia Maestra, ma nessuno mai sarà come lei. La prof di arte fa un sacco di battute e ci ha praticamente raccontato la sua vita, e ha detto che i maschi sono un pò così...--?-
-sai..così, un pò così. Storditi.-

-Catwoman a te com'è andata?-
La risposta di Catwoman è invece un ringhio sommesso.

E SuperMario? La misura della felicità e positività della giornata risiede nella merenda.
-Mamma, i Mikado al cioccolato fondente non erano buoni: erano BUONISSIMI! Domani che merenda c'è?-

Anche a me, mi chiedono com'è andato l'inizio della scuola. Delle attività. Della routine.
Ho risposto che è come rientrare nella mia gabbia. Un pò rassicurante e un pò asfissiante.
Più la seconda, però.

13 settembre 2017

Le Prove della Madre


Avete presente nelle favole classiche italiane? L’eroe o l’eroina di turno, per agguantare un happy and decente, devono sempre superare una serie di prove, per le quali servono qualità e doni particolari, o una certa furbizia, o qualche oggetto magico donato da un personaggio minore durante il viaggio iniziatico del protagonista. Ecco anche la Madre, tragicomica attrice della storia della sua vita, alle prese con l’incipienza della scuola, ha tutta una serie di enigmi da risolvere, e complessi ostacoli da superare.

Prima prova: i libri di testo.

Quest’anno, in cui WonderWoman inizia la scuola media, ho deciso che avrei preso libri usati.

Ingenuamente uno pensa che avendo il fratello fatto fa seconda, i suoi libri di prima passeranno alla sorella.

Grave ingenuità. La cosa è naturalmente più complessa.

Viene diramato un elenco libri dal sito ufficiale della scuola. Noto con soddisfazione che i libri sono gli stessi per tutte le sezioni, tranne quelli con discipline particolari, come chi fa tedesco. Contatto una madre veterana, con 5 figli e dunque una annosa esperienza nella scuola media, che dovrebbe procurarmi i libri usati.

Elenco alla mano, noto che i libri di Megamind sono tutti diversi. La veterana mi spiega che dopo un ciclo di circa tre anni i libri vengono rottamati.  Vengono semplicemente cambiati, mica che per sbaglio una famiglia possa risparmiare quelle due trecento euro. Poi ci sono i libri che SEMBRANO gli stessi: stesso titolo, stessa materia, stesso autore, stessa casa editrice.

-Questo ce l’ho! Era quello di Megamind!-

-Ehhh, no. Devi controllare anche il codice IBS….SEMBRA lo stesso, ma l’ultima cifra è diversa. Quindi devi comprarlo, e non esiste usato, perché l’hanno fatto quest’anno. –

La Veterana sa, è sgamata. Alla fine, dopo verifiche incrociate su codici a 16 cifre, dal fratello eredita solo il libro di Arte, che essendo volume unico se lo litigheranno tutto l’anno.

Il risultato è che l’80% dei libri dei Megamind sono obsoleti, ma non perché hanno confutato il teorema di Pitagora o scoperto nuove leggi che hanno sovvertito l’aritmetica, ma perché sennò le case editrici falliscono.

Alla fine, con l’aiuti speciale della Madre Veterana Penta-figliata, almeno un buon 30% di libri sono riuscita ad aggiudicarmeli a metà prezzo usati, costringendo poi i Fantastici a sessioni estenuanti di cancellatura degli esercizi eseguiti a matita, che ha generato una quantità di residuo sottoforma di sabbietta gommosa che neanche le tempeste di sabbia del Sahara.

Seconda prova: le certificazioni vaccinali

Potevo io avere tutti i certificati dei Fantastici?

No, of course. Mi mancava quello di Megamind, perché troppo vecchio e non erano ancora in auge i certificati, e quello di CatWoman per motivi oscuri. Come si organizza un Ufficio vaccinazioni di fronte all’emergenza obbligo vaccinale/ emissione certificati/ pianificazione di appuntamenti?

Non si organizza. Prosegue come al solito, rimanendo aperto esclusivamente dalle 11 alle 12, 60 minuti nei quali devono vaccinare infanti, verificare vaccinazioni di chiunque, emettere certificati e pianificare appuntamenti. Era ovvio. La sala d’aspetto in cui sono giunta era satura della peggio specie umana: quella delle Madri alle prese con la burocrazia: occhi fuori dalle orbite, ascelle pezzate, bava alla bocca, lo scricchiolio di zanne digrignate. La poveretta che dava il numerino fuori dalla porta era perfettamente consapevole di rischiare il linciaggio. Gente che era appostata lì dalle nove. Io mi sono aggiudicata il 16, e avevano appena evaso il 78. Tra commenti razzisti sugli stranieri che portano le malattie e difese a spada tratta degli anti vax (“perché io non li voglio mica giudicare, ognuno fa quello che vuole.” “Certo, mia cara liberista furba come una volpe impagliata, ora che hai permesso a quelli di fare quello che vogliono, tu sei obbligata a dimostrare che tuo figlio sia vaccinato, però è sempre comunque colpa degli stranieri”), ad un certo punto ho sentito una voce che chiamava il mio numerino magico, e mi sono aggiudicata finalmente i certificati mancanti.

Terza prova: il materiale scolastico.

Il materiale scolastico non si sa mai quale sarà. E’ qualcosa sempre velato di fitto mistero. Qualche maestra illuminata, bontà sua, a fine anno diramerà la lista tramite il diabolico gruppo w’up. Ma tendenzialmente succederà che a qualcuno mancherà qualcosa. Da un anno all’altro saltano fuori nuove esigenze, sempre e comunque all’ultimo minuto. La spesona con la quale avevi svaligiato il reparto cartoleria supermercato per fare delle scorte definitive aggiudicandoti un certo risparmio, non sarà mai esaustiva. O ti mancano i separatori colorati coi buchi, o scopri che serve un quadernone ad anelli obbligatoriamente blu, oppure che le copertine dei quaderni servono trasparenti e non colorate. La lista del materiale sarà sempre più avanti di te. E’ una lotta impari.

E insomma per ora le prime tre in qualche modo le ho superate. Anche se mi manca il quaderno ad anelli blu.

8 settembre 2017

para-cadute

Sono sul bordo di un burrone, e ho un paracadute.
C'è un conto alla rovescia, e tra poco mi dovrò buttare.
Nel tempo che mi resta potrei spassarmela, leggere un libro, dedicarmi ad uno dei miei passatempi preferiti per i quali non ho mai tempo, ma no.
Sono immobilizzata dall'attesa e dal timore della fine del timer.
L'orrido è l'inizio dell'anno scolastico.
Il paracadute è pazienza, coraggio, costanza, energie e amore. Speriamo non sia bucato. Speriamo che si apra, che sia stato revisionato.
Sennò c'è quello di riserva, che è quello dell'angelo custode.
Sono pronta a sfruttare fino all'osso ogni scampolo di tempo? di ottimizzare gli avanzi del frigo per inventare una cena? a trasformarmi in un vettore di figli in giro per la città? a calendarizzare visite, riunioni, dentista, scadenze?
No.
Non sono pronta.
Io non sono pronta. Non sono nata pronta e non lo sarò certo ora.
Pianifico quello che serve e che riesco, compilo i miei promemoria, scrivo sulla lavagna. E poi, per tutto il resto, emotivamente, improvviso, come al solito.

E nell'attesa, resto paralizzata.
I Fantastici restano anche loro paludati, incapaci di prendere troppe iniziative, in standby, aspettando l'inevitabile come la marea.
Sono però assai collaborativi.
In questo interregno che non è vacanza ma non c'è scuola, in cui devono stare a casa mentre io vado al lavoro, restano a casa e sono solleciti alle liste di cose da fare scritte sul tavolo della prima colazione.
Fare i letti, cucinare o scaldare le cose pronte per loro, lavare i piatti.
Presi dalla novità di questa situazione da orfani part-time, un giorno WonderWoman non solo ha lavato tutti i piatti posizionandoli accuratamente sugli strofinacci puliti (la lavapiatti è defunta), ma ha anche spazzato e pulito il tavolo.
Un altro giorno Megamind mi ha detto:- Madre, credo sia arrivato il momento in cui tu debba insegnarmi a fare la lavatrice-
CatWoman è già tanto se non dorme vestita e non lascia le mutande nell'ingresso. Però fa il letto. Credo, sotto minaccia dei fratelli.

Nella mia visione da paracadutista, non c'è il Gmarito.
E' che lui si è costruito in mongolfiera, perchè è ingegnere.
C'è bisogno di qualcuno col binocolo, guardi dall'alto perchè nessuno si faccia male, che tenga monitorate le variabili meteo, pronto a lanciare una fune, in caso di bisogno.

Almeno, comunque, qualcuno saprà fare le lavatrici.

6 settembre 2017

il romanticismo dei mariti

Ogni tanto ho degli attacchi di romanticismo estremo.
Ora è uno di questi momenti.
Mi avvicino al Gmarito, sbatto le ciglia, gli offro un aperitivo tutte le sere, lo bacio ogni volta che lo incrocio per casa, metto i tacchi, gli tendo degli agguati.
Una sera ho imposto i miei figli alla nonna fino alla mattina successiva.
Ho prenotato al ristorante, mi sono messa in tiro, mi sono ubriacata col Campari.
Quando è rientrato dal lavoro e mi ha trovata così, in gran montura, alticcia, che lo guardavo con occhi miopi e innamorati, nonchè resi lucidi dall'alcol, traballante e sorridente, nella casa vuota e silenziosa, si è commosso.
-Amore. Devi dirmi qualcosa? Tipo, hai una malattia incurabile?-

prego notare lo sguardo strabico da terzo bicchiere di campari orange.

4 settembre 2017

GFamily in vetta

L’ultima settimana di Agosto la Gfamily è andata in vacanza con la comunità parrocchiale.
Se a vent’anni mi avessero detto che la mia vacanza ideale sarebbe stata questa, probabilmente avrei detto che era più plausibile che diventassi una Carmelitana scalza.
Invece la vacanza di comunità ha tutti gli ingredienti per la felicità. Intanto le persone: hanno partecipato la maggior parte degli amici che frequentiamo dentro e fuori dal contesto, da anni. Coppie con figli che sono amici dei Fantastici da anni, da quando il problema più grosso era abituarli al vasino.
In secondo luogo, siamo in albergo.
Per la Gfamily l’opzione albergo è davvero una eccezione entusiasmante.Un Eldorado.Il paradiso, nei loro sogni, è un grande albergo con un infinito numero di stanze e il buffet gratis.
Inoltre, particolare fondamentale, essendo noi sei e quindi un numero fuori standard, abbiamo prenotato due camere separate.
Tutto ci entusiasma incredibilmente: la chiave magnetica della camera, i flaconcini di shampoo mignon, la cuffia di plastica da doccia nelle scatoline di cartone, la colazione.
Cioè, la Colazione.
Abbiamo una venerazione per la colazione. Ha un che di sacro: tutto quel cibo a disposizione, montagne di brioches, vassoi di mini burrini, piatti di torte, cisterne di marmellata, bacinelle piene di yogurt, distributori di cereali, salami e formaggi e uova sode. Ogni mattina ci aggiriamo con gli occhi luccicanti come Pinocchio nel paese dei balocchi. Sembra un accaparramento prebellico. I Fantastici tornano al tavolo con piatti su cui hanno impilato con una maestria eccezionale, torri di cibo che sfidano la legge di gravità.
Attorno all'albergo c'è un immenso parco, il bosco, campi da tennis, una zona giochi, una falconeria con vari rapaci,un gattino nero che in qualche modo è sfuggito ai rapaci, cielo e montagne da cartolina.
Sperimentare la vita in comunità è trovare un bellissimo equilibrio tra l'io e il tutto, tra l'esigenza di raccoglimento e il bisogno di condivisione, trovando dei compromessi  tra i tuoi bisogni e quelli altrui, mentre i Fantastici godono di una libertà di movimento che è il risultato di una vigilanza condivisa, perchè tutti si prendono pò del carico dei figli altrui, senza fatica. E' una vita più ricca, se sai lasciarti andare e metti da parte qualcosa, riceverai ciò che ti mancava per essere felice, anche se prima non avresti saputo dire di cosa si trattava.
Ognuno dei Fantastici ha trovato il suo equilibrio. Megamind fingeva di non conoscerci e bazzicava con gli altri adolescenti, dedicandosi particolarmente al cibo e al suo ciuffo di capelli. SuperMario seguiva a ruota le sorelle, saltava sul tappeto elastico, giocava nella saletta dei biliardini o nella babyroom, circondato da 6 aspiranti babysitter sotto i 12 anni, rincorreva il gatto.
E poi, tutti in gruppo, abbiamo fatto delle camminate. Vere. Essendo un gruppo eterogeneo come ogni comunità che si rispetti, ogni gita era modulata a tappe a seconda dell'età anagrafica, problemi cardiovascolari, attitudine alle sudate, ardimento e acido lattico.
Siamo saliti. Sulle cime, immergendosi nel cielo, tra le rocce, il vento, le nuvole che ti passeggiano accanto, il sole che brucia freddo, il sentiero a cui affidarsi, e sguardi che credevi potessero avere solo gli uccelli, sopra alle nubi in movimento con improvvise ombre passeggere. Alzo lo sguardo e sento le vertigini, mi sento ubriaca ma è meglio del Campari, sono ebbra di ossigeno e respiro direttamente dal cielo.
Ora so perchè volevo andare sull'Himalaya, e credo di potermi comunque delle nostre Alpi.
Una rivelazione accecante.

Poi un giorno siamo andati a vedere Covtina (bisogna pronunciarla così, con la evve moscia), perchè pareva brutto che fosse a 10 km dal nostro albergo e proprio non andassimo a fare una puntatina. Cioè pareva brutto a Gmarito.
Che dire. Covtina è così. Se la vedi alle 5 del mattino è bellina. Casette montane, architettura tipica, sfondo da cartolina, strade pulite. Non è una roba da sindrome di Stendhal, intendiamoci. Poi però la gente si sveglia e va in giro.
Ci sono due categorie di persone, tendenzialmente.
Quelle che: dai, andiamo a  fare un giro a Corvina. Sono quelle vestite normali. Magari pure un pò più benino del solito perchè non vogliono sfigurare, mica che incontrano dei vips.
E quelle che a Corvtina ci stanno, ci vanno in vacanza, che le vedi che devono farlo vedere che sono degli habituè, che quella è casa loro.
Li riconosci da come sono vestiti. Hanno tutti le pedule. In ZTL. Per prendere l'aperitivo. Con la borsa di Hermes davanti alla vetrina di Gucci, oppure a bere un ape. O magari con la camicia di lino Ralph Loren con le maniche arrotolate. Però con le pedule. Pedule enormi.
Le pedule sono un accessorio fondamentale, come se fossero in procinto di scalare le cinque torri, ma prima gradiscono uno spitzt.
Sopra i 70 anni alcune donne portano il vestito tirolese, un'usanza tipica della gioventù degli annni '60, quando Covtina cominciava ad essere vip. In questo caso, no, non hanno le pedule.
L'ho trovato buffo.
No, sto mentendo.
L'ho trovato tremendo.
Il Gmarito dice che se ho bisogno di pensare che sia tremendo è perchè sono più snob di loro.
In realtà forse sono solo sociopatica.