16 febbraio 2016

Io e la mia ellittica



Vi sarete chiesti, o magari no, ma ve lo dico lo stesso, cosa ha vinto tra l'ellittica e l'asciugatrice.
In attesa che inventino l'asciugatrice a pedali, ha vinto l'ellittica.

El-li-ti-ca è un nome onomatopeico che mima il ritmo della chiappa.
In più pare che si chiami così perchè con il piede, la gamba, la coscia e tutto quel deretano che si porta dietro, si descrive, nel movimento, addirittura un ellisse.
Che sarebbe, in parole semplici per una mente semplice, la forma di un uovo. Più o meno.

L'ellittica, a cui devo trovare un nome più corto e confidenziale, è arredo da salotto.
E' provvista di un comodo computer che serve per appoggiarci sopra l'ipad con cui guardare films di serie B in streaming. Nei momenti noiosi del film o quando c'è della suspance pre-omicidio, se si accende il display del suddetto computer, e si pigia a caso qualche tasto, è possibile vedere che sto per morire di infarto, ma nonostante ciò ho bruciato solo 54 calorie anche se sudo da 20 minuti e "lui" non sa ancora che ama "lei".

Ma non importa,

l'ELLITTICA è INDISCUTIBILMENTE MIA, ma devo cedere un usufrutto al Gmarito quale pagamento per il montaggio della stessa, che era dotata di un libretto di istruzioni che nemmeno sullo shuttle.
Durante il montaggio di qualsiasi cosa, il notorio sesto senso infantile, fa sì la marmaglia un attimo prima dispersa in attività bambinesche, venga attratta immediatamente dall'operazione di assemblaggio. Ecco che cominciano a spappolare polistirolo per fare la neve, aprire i sacchettini con minuscole vitine essenziali, spostare i pezzi posizionati in ordine di montaggio usando i tubi d'acciaio come spade laser. O infine fare la domanda proibita che trasforma il bricoman in un mostro programmato per uccidere (...e questo cos'è? dove si mette? a cosa serve? Posso usarlo? Posso metterlo? Me lo regali?)
Da quest'anno Megamind è salito di livello: da osservatore a distanza che passa gli attrezzi, a piccolo aiutante del Gpadre che può dire impunemente un massimo di tre parolacce. 
Con me ha gettato ormai la spugna da anni. Mi chiede eventualmente solo degli stracci, oppure operazioni primitive, tipo 
spingi! o tira!.
In tutto questo il mio ruolo è quello di impedire che la mia progenie venga sterminata dal Bricoman all'opera. Quindi proporre intrattenimenti e distrazioni vòlti alla incolumità pubblica, compresa quella delle gatte.
Supermario è stato messo nello scatolone a bagno nelle palline di polistirolo.
Non essendo in grado di uscire è rimasto a bagnomaria per due ore, mentre le bambine sono state sedate la macchina mangia tempo (la TV).

Dopo avere salvato parte della mia famiglia, l'ellittica era pronta, e bellissima, e si intonava pure con la porta rosso RAL 456.

Così ogni sera io e il Gmarito litighiamo su chi può fare prima l'ellittica, anche se lui ci ha provato, a dire che si poteva farla in due, ma non aggiungo altro.
Ovviamente mi frega sempre, perchè ora che ho spedito tutti a letto, caricato la lavapiatti riesumata da Fabrico per grazia ricevuta, distribuito baci e preghiere della buonanotte,
lui si è già messo in tuta, probabilmente ce l'aveva già sotto i vestiti, che ha gettato sul pavimento, ed è lì che ondeggia ovalicamente sui pedali.

Devo studiare delle trappole.

Comunque io ho dei super pantacollant, altrimenti detti leggins, molto ginnici, un fantastico reggiseno che riduce dalla 2a emmezzo ad una comodissima 1a scarsa, una felpa con cappuccio
che serve per ripararmi dagli spifferi della finestra. Regalo di compleanno di mia sorella, che lei è una di quelle che si alza la mattina e va a correre, e non bastandole, corre in salita.
Che se Dio avesse voluto farci correre in salita, non so. Ci avrebbe fatto con 4 gambe?

Bè, io, così vestita da vera sportiva, alla sera attacco la massa cirtica del sederone, e il calore che di certo sviluppo con il mio movimento ovoidale, produce energia cinetica che aiuta 
i panni stesi (in sala) ad asciugare prima.

Alla faccia dell'asciugatrice.

Vi terrò informati sui risultati, fossero pure impercettibili e misurabili con strumenti che neanche i rilevatori di onde gravitazionali.

Intanto stasera provo a mettere del sonnifero nella minestra del gmarito.
E già che ci sono anche in quelle dei Fantastici4.

Sono ca-ri-chis-si-ma.

15 febbraio 2016

Vicino al cuore

No, non è un post di san Valentino.
38 anni fa, senza bisogno di uteri in affitto, donazioni di semenze, ovuli, cessioni di altri beni riproduttivi, è arrivata a casa nostra quella che sarebbe stata una seconda mamma.
La Tata Cordelia.
Sospetto sia stata una sorta di seconda mamma anche per mia madre.
Lei si è presa cura della nostra casa, di noi 5 bambini, degli umori della famiglia, dei pianti adolescenziali, delle gioie e degli eventi, delle confidenze inconfessabili.
Ha raccolto tutto ed è tutto nel suo cuore, perchè non è mica un caso che si chiami Cordelia, nel cuore c'è amore, e coraggio, e la memoria più autentica.

La tata Cordelia, che si sveglia all'alba, nella casa di montagna, prima di tutti, e beve il caffè guardando fuori dalla finestra mentre tutta la famiglia dorme,e lei è come una sentinella
che promette che tutto andrà bene.
Lei, che d'estate a Nervi ci porta sulla passeggiata e ci insegna la lentezza e la pazienza, e bellezze nascoste.
E' la Tata Cordelia, nella grande casa del Solimei, che ci fa il bagno nella vasca tre a tre, compresi i cuginetti, rigorosamente suddivisi maschi e femmine, perchè lei è indiscutibilmente la tata di tutti i bimbi.
Raccoglie le ortiche sul ciglio della strada per fare le tagliatelle.
Fa una sfoglia grande come una luna, e minuscoli tortellini che sembrano ombelichi di neonati.

Lei custodisce certi ricordi di noi che abbiamo dimenticato.
Ha avuto molti lutti, ha perso molti affetti, e non ha mai tradito il suo nome.

Ho due mamme, una che è come un'eroina shakespeariana, l'altra come l'arcangelo Gabriele.
Cioè ora capite il mio senso di inadeguatezza.

Ieri  ha fatto una grande festa, raccogliendo attorno a sè tutte le persone a cui vuole bene e che le vogliono bene,(molte hanno partecipato da lassù) ha spento 80 candeline, anche se è rimasta sola, che il suo Francesco è volato in cielo ingiustamente.
Forse almeno in questo posso provare ad essere come lei: fare festa e rendere grazie, nonostante tutto il dolore. Possibilmente attorno ad una mensa.
Possibilmente con crescentine, lasagne, tortellini, arrosto, scaloppina alla bolognese, millefoglie, amaro, caffè, e che Dio ci mantenga in salute alla fine del pasto.

11 febbraio 2016

Me and Me

Devo dire che faccio una fatica pazzesca.
D'altra parte, vado a tratti, mi arrabatto, mi arrangio, resto a galla, e talvolta mi diverto pure, a sprazzi, e poi arriva lei, la stronza.
La stronza è La Me, vestita da sciura borghese.
Lei dice cose tipo: 
se fossi una brava madre.
una moglie non si comporterebbe così.
una mamma non prova questi sentimenti.
TUA MADRE era paziente. PIU' paziente. Più dolce.
Più. 
Alla sera ti baciava sulla fronte e ti accarezzava i capelli, invece tu non vedi l'ora che siano tutti a dormire e chiudi la dannata porta e vuoi solo stare da sola.

Lei, la stronza, quando c'ha le sue cose, se ne esce.
Vestita per benino. 
Lei monta i sensi di colpa come la panna, e me li serve a cucchiaiate, e io non posso fare a meno di aprire la bocca, ingoiare e far finta che la sveglia non suoni la mattina.
E sentirmi pessima, irrimediabilmente orribile, completamente soggiogata dalla stronza.
Dovrei conoscerla, dovrei sapere come è fatta.Come una gemella antipatica, dovrei sopportarla senza smettere di volerle bene, ma senza darle peso.
Lasciarla là, sul pavimento, e io spiccare il volo, guardarmi in un altro specchio, e avere pensieri azzurri e verdi.

La stronza mi conosce troppo bene, questo è il problema.
Sa come infinocchiarmi.
Lei mi infila certi occhiali con cui vedo solo certe cose.
La polvere. I letti disfatti.La cena da fare. La lancetta dell'orologio. La carota marcia in fondo al frigo. Il moccolo sul naso di SuperMario. Le 5 pantofolo di Catwoman sparse per il corridoio. 
La devo ammazzare? 

No, mi han detto che non va bene.
Devo solo svegliare quell'altra, che è stata rinchiusa nel sottoscala.
Quell'altra Me, è l'unica che può darle una calmata, alla stronza. Una mazzata in testa, una tisana drogata, una mela avvelenata.
Quando riescono a trovare una modus vivendi, quelle due, va tutto molto meglio. Smetto di portare quegli occhiali terribili, torno nella mia miopia che mostra tutto più sfuocato, dai contorni più dolci, azzurri, senza dettagli  eccessivi.
Quando vanno d'accordo, sono proprio una bella coppia.



Dovrebbero riconoscere loro i diritti civili.

10 febbraio 2016

REALTà SCHIZOFRENICA



Sto tornando a casa con SuperMario e mentre chiudo il passeggino, lui è seduto sul gradino, dentro il portone dell'ingresso, e passano lì davanti questa coppia di signori per bene, sui 75 anni.
Proprio carini, che si tengono a braccetto, e lei si ferma e commenta: che bel Biondino, guarda Piero!
-E' suo, Signora?-
A me piace un sacco dire "è mio", mi riempe di orgoglio da madre possessiva di figlio maschio che devo tenere a bada, ma che posso sguinzagliare, talvolta. Tipo con gli over 70enni.
-E' mio, sì-
Lei si intenerisce sempre più, noto il marito che tenta di trascinarla via facendo leva sul braccetto, ma lei punta il piede, perchè è lei, che comanda.
-Guarda Piero, sembra proprio il nostro Giacomino-
Sì, beh, devo ammettere che chiamare Giacomino il figlio che a occhio e croce ha 50 anni è impressionante.
(sorriso di circostanza)
-Ma signora, com'è giovane, ma ha solo questo bimbo?-
-No, ne ho altri tre- (uno dei -pochi?-buoni motivi di sfornare vagonate di figli è ovviamente quello di poter vedere la reazione negli altri. So che non è bello da dire, ma faccio pubblica ammenda.
-Oh, ma che bello- (reazione di tipo B: sdilinquimento. Ottimo, ottimo.)-che bella famiglia, vero Piero?-
Piero annuisce.
Aggiunge delle cose, per dissimulare i suoi tentativi di scardinare la moglie:- sì, che bella famiglie, che belle le famgilie numerose.-
-Oh, si che coraggio, signora!Ma come è stata brava, 4 figli e sembra una ragazzina-
Soccia, è proprio una giornata fortunata, la mi autostima gode come un riccio, io che mi preparavo alla sfinente trafila di tre docce in sequenza e minacce trasversali sul disordine delle camere.
-Oh sì. Sembra proprio Giacomino, vero, Piero.-
(sospetto un certo principio di arteriosclerosi. Oppure un attaccamento davvero morboso al 50enne Giacomino)
-Sa-dice Piero, che ormai si è rassegnato- anche noi abbiamo un figlio. Ah! Lui, sa è un INGEGNERE.-
Scandisce le parole, è rimasto a quei tempi in cui gli ingegneri erano fighi.
-No, no, è un ingegnere Manager- Precisa la moglie.
Poi inizia il siparietto di battute.
-Lui viagga, sa. Lo vediamo pochissimo-
-Va in giro per il mondo: Pechino, Londra, Madrid, AMERICA!-
-Ah, sì, eh, non lo vediamo mai. Però viaggia in giro per il mondo- (per chi non lo avesse capito, viaggia in giro per il mondo, signori.
- Guadagna un sacco di soldi-
-Eh, si, mica ha moglie, o figli, no-
- Ah, si fa una bella vita: viaggia (in giro per il mondo), senza figli, senza moglie- beh c'ha qualche donnina, qua e là-
- Guadagna un sacco di soldi

I due vecchietti si guardano, e poi:
-Ah, lui sì, che ha capito tutto dalla vita.-

Vabbè, oh.
Mario, andiamo mo su, che è mezz'ora che sei su sto gradino a sentire boiate.

(mentre salgo sento lei, che, mentre si allontana dice:-sembra proprio il nostro Giacomino, vero?)

9 febbraio 2016

cats

I gatti non devono stare in sala.
I gatti non devono stare in sala da soli.
Ok, possono stare in sala da soli ma non di notte.
Possono TALVOLTA stare di notte se non c'è lo stenditoio.



Ok, lo stenditoio lo mettiamo fuori dalla sala.

I gatti non devono andare nel bagno grande.
Possono andare nel bagno grande solo se c'è qualcuno che controlla che non srotolino TUTTA la carta igienica.
Chiudere sempre la porta del bagno.
PRIMA, controllare che dentro non ci sia un gatto.
Va bene, allora chiudere la carta igienica nel mobiletto.

I gatti non devono stare in camera mia.
Va bene, possono stare in camera mia ma solo sul letto, a fare le fusa, senza entrare nell'armadio o appendersi alle tende.
Chiudere tutti gli armadi per non far entrare i gatti.
Ok, prima assicurarsi che non ci sia dentro un gatto.
D'accordo, allora lasciare sempre un pò aperti gli armadi sennò i gatti mimetizzati non possono uscire.

va beh, i gatti possono entrare negli armadi.

Nelle piante i gatti non devono fare la pipì.
Nelle piente i gatto non devono fare la pipì, nè la cacca, nè scavare la terra, nè mangiare le foglie.

Credo che compreremo altre piante.
Forse finte.

I gatti devono avere il campanellino per sapere dove sono.
Ok, non voglio sapere dove sono, alle 3 di notte.
I gatti possono avere il campanellino di giorno.

Al diavolo il campanellino.

Quando i gatti si nascondono, prima o poi escono, niente panico.
Possono nascondersi per ore.
Per mezze giornate.

Per giorni.

PANICO! il primo che trova i gatti vince il cinema!
(hai guardato fuori dalla finestra  sul marciapiede di sotto?)


Essere un gatto non dev'essere per niente male. 

8 febbraio 2016

Felicittà. E caffè.

Salgo le scale colorate, i muri colorati, con i disegni e la fiducia nel mondo, in un mondo buono fatto di Lego e di Felicittà disegnate da Richard Scarry, SuperMario ha il suo zainetto,
con dentro le macchinine, le caramelle per le lacrime, l'asciugamano di Nemo-il suo preferito- il bicchiere, il suo piccolo corredino di bambino della scuola materna

dovrebbe esistere solo la scuola materna
e un mondo giusto fatto di molti buoni e pochi cattivi
di stagioni,  ognuna col suo cappello (uno di neve, cristalli e rami secchi, uno di foglie gialle, vento e bacche rosse, uno di conchiglie e ossi di seppia e frutti maturi, uno di nidi e fiori e promesse),
di giorni della settimana da imparare, di mani da stringere e trenini per andare in bagno
di Maestri che ristabiliscano la Giustizia

il mio simbolo alla materna era l'ombrello a spicchi arcobaleno
quello di mio fratello (il fratellino, da proteggere, lo zio d'America) era il pesce

poche certezze
salgo le scale e superMario mi stringe la mano, lui è felice, e oggi non è lunedì, ma è il Giorno Rosso, e nello zaino ha la merenda cioccolatosa.
-Mamma speriamo che c'è la maestra Laura- Unico alterego della mamma plausibile, ci ha messo una settimana a venire a compromesso
-Vedrai che c'è- A tre anni e mezzo ti fai rassicurare da una parola e un bacio
-Mamma tieni-
SuperMario fruga nella tasca e mi dà 5 centesimi.
-ecco, con questi, vai a prenderti un caffè-

si lo so, non c'è tutta la punteggiatura che dovrebbe
illustrazione di Richard Scarry

Una botola, una bolla, un'uscita di sicurezza

desiderio
di fuga 
ad ogni angolo
della giornata

Come mi giro, voglio fuggire.
Apro l'armadio, dove sono ancora mischiati vestiti invernali, estivi, stretti, nuovi mai messi o di quando avevo 18 anni, lo apro, e vorrei che fosse com l'armadio delle cronache di Narnia.
Entrare, e andarmene.
Dall'80% delle finestre di casa nostra si vedono treni che partono.
Ecco, se la paura di perdermi, di prendere l'autostrada, di guidare col buio, di non arrivare al pulsante del casello, mi fermassero, basterebbe che scendessi e salissi su un treno.
Se ci fosse uno sgabuzzino buio in cui rinchiudermi, tipo un sottoscala, lo farei.
Un botola, magari. Di quelle che portano nel Giardino Segreto.
Forse è la primavera che tarda ad arrivare. O la neve, che non è scesa.
Non è che non mi piaccia. Mi piace apparacchiare alla sera, per sei. Mi piace anche sentire Megamind che suona la chitarra, SuperMario che mi racconta dei ragni giganti e mi mostra tutte le case abbandonate, WonderWoman che
è felice con niente ed entusiasta di tutto, Catwoman che cerca di comprendere la realtà quantica usando sillogismi da 8enne, mi piace quando sento il rumore della porta alla sera ed arriva il Gmarito, e tutto sembra prendere una certa piega più
coerente e sensata. 
Però c'è questa cosa che non puoi scendere dalla giostra.
Non ci sono botole. Uscite di sicurezza.

Non c'è nessun odio, non c'è rifiuto.

Bisognerebbe riuscire a entrare in una bolla per qualche ora, mentre tutto il resto si ferma. Raccogliere soffioni in un prato, passeggiare in un bosco, alzare lo sguardo e vedere se ci sono ancora le stelle anche se non è il 10 agosto, sapendo che ne frattempo la vita non sta fuggendo, e nessuno sta chiamando mamma, i carciofi non si stanno carbonizzando sul fuoco,
la lavatrice ha finito la centrifuga.
Non una vera fuga, diciamo, ma un pò come marinare la scuola.


Venerdì ho portato la marmaglia (felice) dalla nonna( non so se anche lei, felice).
Già mentre tornavo a casa con la macchina vuota, mi sentivo improvvisamente padrona della manciata di ore che mi aspettavano, e padrona dei miei pensieri, perfino.

La casa silenziona.

I letti fatti, i pupazzi in posa sui cuscini. Il tavolo sgombero. 
Sono arrivati la mia lesboamica e Fa-brico da Pavia, come due vecchie coppie della media borghesia, saremmo usciti a cena, tra persone adulte.
Fabrico ha portato la cassetta degli attrezzi per risvegliare dal coma il microonde.
La mia Lesboamica mi ha portato un regalo per tossicodipendente. Un profumo da guanciale, praticamente un cerotto alla nicotina, cosicchè io smetta di sniffare detersivi.
Ho una dipendenza da profumi, al supermercato stappo di nascosto tutti gli ammorbidenti.E il Vim.

Mentre gli uomini smontavano il microonde, noi donne borghesi trangugiamo salame e Brachetto, in attesa della cena giapponese.
Mi sono sentita leggera, e non per il vino.
Gli uomini con cacciaviti e altri aggeggi in mano discutono di un'amica da montare.
No, un attimo.
Che amica da montare?
-La mica. LA MICA. Un isolante per il microonde.-
Sono diffidente, ma ci aspetta il giapponese. Fabrico è talmente un Brico-gentle-man che non v'è dubbio che all'amica da montare preferisce di gran lunga la mica isolante e l'appagamento del forno a microonde riparato.

Metto il rossetto nonostante la smorfia di disgusto del Gmarito, e andiamo. 
Persino ordinare dal menù (senza pensare a porzioni baby, mediare, censurare ordinazioni improponibili)è puro godimento.

Poi riso, chiacchere, pesce crudo, salsine, risate, nessuno sguardo all'orologio, conversazioni senza interruzioni.
Tornare a casa e fare tardi, e salutarsi sulla porta e crogiolarsi all'idea che non metterò la sveglia.
No, beh, la metterò, ma non prima delle 10.00.Farò una colazione senza inutili spargimenti di cacao, recupero di biscotti spappolati, cannucce di plastica, eliminazione di panna dalle tazze.

Ecco, bèh, questa è una ottima via di fuga.
Una botola efficacie.
Peccato che non è sempre disponibile, sotto il tappeto.
Ci vuole almeno un complice, che tenga in ostaggio la marmaglia.
E talvolta buoni amici con cui essere se stessi.

4 febbraio 2016

Compio 8 anni. Forse 9.

Rendo noto che.
Dentro, io ho 8 anni, e il giorno del mio compleanno è come quando scende la neve.
Penso che sarò una giornata speciale e spettacolare come quando portavi a scuola la torta, e adesso non si fa più perchè tra allergici, celiaci, avvelenamenti alimentari, disturbi psicosomatici, diete religiose, introdurre un manufatto alimentare è un atto terroristico.
Ma non ho più otto anni, almeno all'esterno, almeno socialmente parlando, ecco, sono una donna adulta.
Allora mi metto a immaginare cosa mi piacerebbe fare, crogiolandomi all'idea di potermi concedere qualcosa di particolare, di mio, fuori dalla routine.
Subito mi scontro con un vecchio problema, che se ne esce ogni volta che assaporo una certa libertà di movimento, tempo, immaginazione: devo ri-sintonizzarmi su me stessa e capire di nuovo quello che mi piace. Sarà che non sono una esperta in telecomunicazioni, ma ogni volta mi riesce difficile.
Ma dopo vari tentativi su banda larga, si proiettano nella mia immaginazione alcuni scenari possibili, patinati come vecchie diapositive sul muro bianco.

1) Io che cammino in un bosco, o lungo il canale (qui ci sono dei bellissimi canali che arrivano fino a Milano), io nella natura.
La didascalia sotto dice: sai benissimo che dopo 10 minuti nella bruma invernale con una palette di colori che va dal celeste alla terra bruciata, saresti colta da una tale Ungarettiana o (peggio) Leopardiana malinconia che cominceresti a cercare un sacchetto in cui soffiare dentro.
E comunque, dopo 6 mesi che non pioveva il giorno del mio compleanno ha GRANDINATO.E poi è scesa roba bagnata che non aveva nemmeno la dignità della pioggia.
2) Io che sono immersa nella piscina termale della mia ridente cittadina. Luci soffuse, idromassaggio.
La didascalia sotto dice: hai ancora un costume intero che ti entra? Dove hai messo le ciabatte? A Febbraio è realistico sapere davvero dove sono gli infradito o la cuffia di gomma? Hai presente quello spogliatoio affollato di specchi che ovunque guardi vedi riflesso l'immenso sedere, e come se non bastasse affollato di donne nude come vermi che si aggirano disinvoltamente attorno a te senza alcun pudore o rispetto per il tuo senso estetico?
3) Io che faccio shopping
La didascalia dice: Ti vuoi davvero ridurre al bieco consumismo il giorno del tuo compleanno? Sei una brutta persona.
4) Una gita a Milano, una mostra, qualcosa di culturale.
Poi mi viene fatto notare che non ho tutte quelle ore a disposizione, anche fingendo che i treni possano essere puntuali.
5) Io, felice, col grembiule che cucino tutto il pomeriggio una fantastica cena per tutti dall'antipasto al dolce
La scritta sotto dice: guarda meglio, quella non sei tu, è tua madre
6) Io che faccio una cosa nuova, mi iscrivo a un corso di yoga, mi compro un mazzo di ranuncoli, dipingo una parete di blu cobalto, corro dal Gmarito a Milano e gli faccio una sorpresa per pranzo, mangiamo insieme in un ristorante indiano, ci baciamo su una panchina, prendiamo il tram a mezzanotte. 
Ok, per questo devo lavorare ancora un pò su me stessa.

Alla fine, mi sono presa qualche ora per me.
Ho comprato un nuovo tipo di sabbietta per i gatti.
Riordinato un certo armadio.
Mi sono fatta una torta di mele.
Ho guardato un film con tutta la famiglia.

Ho 39 anni.

Ma non dispero, eh.
Comincio ad allenarmi per l'anno prossimo, che magari arrivo più preparata.