27 ottobre 2016

non c'è il tasto "torna indietro"?


Ho letto un articolo che parla di uno studio su un fenomeno sociale in aumento, ovvero le madri annoiate dai propri figli, che si sono pentite di averli fatti.

Attenzione, ciascuna di loro dice di amarli, i figli. (Che avrebbe preferito non fare) e non stento a crederlo.

Probabilmente è corretto dire che più che essersi pentite di avere fatto i figli, che mi sembra più che altro un aborto -seppure psicologico- post partum,  rimpiangono la vita di prima.

Naturalmente i sentimenti che suscita questo articolo sono, prima di tutto:

Orrore! Sono dei mostri!

Poi: è colpa dei maschi che non fanno una mazza

Di seguito: è la politica che non aiuta la famiglia

Infine: boh, ma poi sai che c’è? Ognuna è poi libera di pentirsi, mica si può giudicarla una cattiva madre per questo.

E’ più che probabile che questo genere di outing sia piuttosto raro, perché ti rende molto impopolare in una società in cui devi essere figo qualunque scelta tu faccia, e quindi risulti essere un po’ uno sfigato che ha fatto il passo più lungo della gamba. Perché un conto è pentirsi del partner, che di fatto puoi lasciare, un conto del figlio, che il divorzio dal figlio non l’hanno ancora inventato, al massimo una volta c’era la ruota.

Sfatiamo un mito.
A tutte credo sia capitato, mentre si pulisce del vomito dal tappeto alle 4 e mezzo del mattino e non si dorme da 24 ore, di pensare: ma è questo che volevo davvero? Oppure di pensare con malinconia a quando dormivi fino a mezzogiorno o non passavi le serate a studiare i fiumi del Lazio. Ma non credo che questi pensieri formatosi nel momento di estrema stanchezza o esasperazione siano quelli che ti fanno dichiarare definitivamente: se tornassi indietro mi farei chiudere le tube.

L’articolo snocciola le motivazioni che hanno spinto le madri a procreare.

Il famoso orologio biologico, ovvero: il tempo stava per scadere e avevo paura di perdermi qualcosa.

(paura di ciò che è irreversibile senza rendersi conto che anche un figlio lo è, tragicamente)

La promessa sociale subliminale che il figlio è garanzia di vera felicità.

La curiosità di una nuova esperienza. Perché no?

Io ci ho pensato molto alle motivazioni che inducono molte madri a pentirsi.  Ci si può mettere dentro il fatto che non abbiano aiuti, che le donne siano-volenti o nolenti- lavoratrici e quindi la cura dei figli sia veramente pesante, che i mariti siano latitanti, che c’è una immaturità diffusa, che i bambini sono sempre più esigenti e impegnativi.

Io credo che un po’ derivi anche da questo fatto. Nel momento in cui avere un figlio è frutto di una scelta (con tutti gli aspetti anche positivi che questo comporta), entra in gioco tutta una serie di valutazioni costi/benefici. Di aspettative, anche. Di previsioni.

Se è una scelta, ci si pongono delle domande a partire da: mi conviene farlo? È il momento giusto? Come organizzerò il lavoro? Quando aprono gli asili? Sono proprio sicura?

La scelta consapevole, porta con sé tutta una serie di aspettative precise, ma non tiene conto che non è una scelta come altre.
Non è nemmeno paragonabile alla scelta del partner, perché avere un figlio è qualcosa di assolutamente imprevedibile, non solo in termini di esperienza, ma anche di persona.
Il figlio è uno sconosciuto.
Si valutano un miliardo di aspetti pensando che questo ci metterà al riparo dalle delusioni, si calcola anche la fatica o il sacrificio che si è disposti a fare per rientrare in un rapporto costo/beneficio favorevole.

Il rapporto costo beneficio in questi termine sarà sempre sfavorevole.

La vita sarà sempre più faticosa di prima, il divertimento personale sarà minore, così come il tempo libero. Cresceranno spese e chili di troppo e tensioni col partner, calerà la libertà, probabilmente la qualità del lavoro, le ore di sonno.

Come è possibile che non ce ne rendiamo conto?

E questo nonostante tutti gli aiuti del marito, i soldi che lo stato potrà darti, le nonne, le tate. Sarà sempre un sacrificio eccessivo rispetto a quello preventivato come sopportabile.

Il peggio verrà quando pretenderai che la felicità ti venga da tuo figlio, come se fossi tu, madre, a dover ricevere felicità dal tuo bambino, e non essere tu, a dare tutto, sempre, in ogni istante.
E questo anche col miglior marito mammo possibile immaginabile.

Ma come, mi avevano detto che era gioia pura!(è per questo che l’ho fatto e mi sono sciroppata una gravidanza infernale).
Guardano il figlio, lo amano, comunque, ma preferivano la vita di prima perché sta fantomatica felicità il bambino NON GLIE LA (VUOLE) DARE.

Ecco secondo me sta tutto lì.

E’una scelta come un’altra? si pigia un tasto e invece del caffè macchiato che c’era scritto, esce un bicchiere di plastica con dell’acqua bollente senza zucchero. Il contratto non è stato rispettato.

Era meglio quando non c’era scelta e si partorivano 15 figli e poi si moriva di parto? No. Forse per certi aspetti si, per altri di certo no.

C’erano comunque madri anaffettive cui era capitato un figlio e non ne volevano mezza.

Ma il figlio non veniva considerato socialmente come un mezzo per avere l’assicurazione sulla felicità. Solo una manifestazione della vita in te. Questo diminuiva notevolmente i sensi di colpi.
(Adesso: hai voluto 'sto figlio? Mica puoi dire che è uno schifo essere madre, l'hai scelto tu.)

In ogni caso, nemmeno avere la carriera sognata o tutte le ore per potere andare in palestra o poter dormire 10 ore per notte sono una garanzia di felicità.

Niente lo è, perché la felicità non dipende da quanti e quali sacrifici devi fare (per qualunque cosa) , ma dipende solo da noi e dalla capacità di fare della nostra vita, qualunque essa sia (con figli, senza, ricchi, poveri, vecchi, giovani, malati) qualcosa di meraviglioso.

-E quindi se mi sono pentita che devo fà?-

Non so, mica sono una psicologa. Ma cerca di non farglielo capire.(Al figlio)
 

26 ottobre 2016

le frasi che vissero due volte


Le frasi che mi accorgo di dire, uguali identiche a quelle che mi diceva mia madre.

(e mentre le dico-ormai è troppo tardi- mi si arricciano le dita dei piedi)

Viste dal passato, viste dal presente.

SE devi fare le cose tanto per farle, allora tanto vale che non le fai

Da figlia: ah. E allora non le faccio

Da Madre: te lo faccio fare giusto per educarti, tanto devo rifare tutto da capo io

Come sarebbe: “te l’ha detto tua sorella”!  se tua sorella ti dice buttati dalla finestra, tu ti butti dalla finestra?

Da figlia: ma che frase idiota è questa? Vuol dire che devi punire mia sorella, non è evidente?

Da madre: la boiata l'hai fatta tu. Non ci provare.

Prima il dovere poi il piacere

Da figlia: e chi l’ha detta 'sta perla di saggezza?

Da madre: ringrazia che, poi, c’è il piacere. Io ho solo dovere!

Lo so che non tocca a te apparecchiare, però potresti farlo per aiutare la mamma

Da figlia: allora a che servono i turni?

Da madre: non riesco a fare leva sui tuoi sensi di colpa?

Non è vero, tu non ti vedi. Sei bellissima, credi, a tua madre

Da figlia: lo dici solo perché sei mia madre. Sono orribile. Non avrò mai il ragazzo. Faccio schifo.

Da madre: magari fossi stata così bella io, alla tua età.

Non è possibile avere una stanza così

Da figlia: in che senso?

Da madre: perché abbiamo speso migliaia di euro per fare la cameretta, tanto valeva un pagliericcio e due cassette di frutta.

Cosa sono, i vestiti, stracci?

Da figlia: in che senso?

Da madre: da domani non stiro e non piego più niente, appallottolo nel cassetto e via.

Non tenere il frigo aperto

Da figlia: ma se devo scegliere la merenda e in frigo non c’è mai niente!

Da madre: mentre aspetti l’ispirazione il freon se ne va per sempre!

Ma tuo fratello è piccolo, tu devi dare l’esempio

Da figlia: a che serve essere sorella maggiore se non hai nessun privilegio?

Da madre: cosa serve avere 12 anni se poi litighi per un maledetto palloncino di halloween?

Smetti di fare/dire/ queste cose a tuo fratello/sorella.Cosa sei, sua madre?

Da figlia: se fossi sua madre l'avrei già pestato/a

Da madre: quando sarai una madre…

Devi essere presente a te stesso/a!

Da figlia: quindi? Sarebbe a dire?

Da madre: non so quanto questo possa essere credibile detto da me stessa.

Hai apparecchiato da bestia

Da figlia: perché? Cosa diavolo c’è che non va? Ci sono pure i bicchieri

Da madre: questo è accatastare stoviglie su un tavolo, non apparecchiare

Ho capito che ti ha dato un pugno, ma tu, prima, cosa gli hai fatto?

Da figlia: ma checc’entra!

Da madre: la colpa è sempre collettiva, sappiatelo.

Dì la verità. Pensaci. Lo sai che ho ragione.

Da figlia: lo dirò ma non ci crederò mai.

Da madre: dammi ragione così la chiudiamo qui.

Io divento pazza!

Da figlia: non capisco a cosa ti riferisci.

Da madre: adesso prendo il primo treno

Quando diventerai genitore, capirai.

Da figlia: ho capito benissimo che è una scusa

Da madre: ...allora capirai e ti cospargerai il capo di cenere.
 

24 ottobre 2016

la verità, vi dono, sul pidocchio


Pidocchi: the true guide

Primo avvistamento di pidocchi, 5 anni fa.

Mi chiama la maestra della materna in disparte, con atteggiamento cospiratorio.

-Signora, non si spaventi-

Oddio, ovviamente mi spavento.

-temo che sua figlia…-

Sia autistica? Ha detto qualcosa contro i musulmani? Ha mangiato la sua cacca?

-abbia i pidocchi.-

Ossignore, ho potuto sentire una ruga nuova che mi cresceva al lato dell’occhio sinistro. Erano solo i pidocchi! Ok.

Leggiamo diligentemente i dispacci dell’ASL su come sconfiggere i pidocchi e vivere felici.

Vai a casa, prendi tutti i peluche e chiudili in sacchi di plastica per 15 gg. Oppure, tranquilla, puoi metterli nel freezer, ma devono ancora inventare un freezer che contenga il pinguino gigante e i 126 pupazzi dei Fantastici, quindi (a meno che tu non chieda in prestito la cella frigorifera del macellaio Halal che sta sottocasa) vai di sacchetti di plastica. Prendi tutte le lenzuola e lavale, a rate, almeno a 60 gradi. Ci metti una settimana. Poi lava i copriletti.

Poi vai in farmacia e scopri che la schiuma antipidocchi (che poi è un DDT per il cuoio capelluto) costa 18 euro, oppure 24 con il magico pettinino antipidocchio, oppure 35 con il supermaggico shampoo deterrente per pidocchi (una sorta di dissuasore per parassiti, sembra interessante).

Lo tieni in posa per 30 minuti, e quando il gmarito torna dal lavoro una sera trova tutti gli abitanti della casa con una graziosa cuffietta in plastica racchiudente roba biancastra e pensa per un attimo che ci siamo fatti tutti la tinta per giocare alla parrucchiera.

Hai fatto tutto. Hai seguito pedissequamente tutte le istruzioni. Dopo i canonici 10 gg ripeti lo shampoo, dopo 15 gg liberi i pupazzi soffocati nei sacchi di plastica.

Dopo 20 gg la ciurma ha di nuovo i pidocchi.

Rifai tutta la trafila. Schiuma, pettine, shampoo, sacchi plastica, lavatrici a 60 gradi. Aggiungi anche il taglio dei capelli (dai cinesi, perché non sei razzista, ma sei certa che i cinesi abbiano visto nelle teste dei clienti cose che noi umani non possiamo immaginare).

Dopo due mesi hanno di nuovo i pidocchi.

I pupazzi organizzano una manifestazione di protesta, quindi ti limiti a metterli sul balcone a prendere aria per una settimana. Lavi le lenzuola del solo figlio impestato. Ripeti lo sterminio con l’antiparassitario, e la tortura del pettinino.  Dopo 10 gg ripeti il tutto, inseguendo il figlio impestato e disperato per la casa con il pettinino in mano, come il tosatore con la pecora.

Bene, noi abbiamo infestazione di pidocchi continue 4/5 all’anno.

Dopo avere speso l’iraddiddio in questa schiuma che pare essere potente come il Napalm, dopo avere provato altri trattamenti eco friendly, vegani, naturopatici, non chimici, alternativi, olistici, dopo avere lavato lenzuola infinite, cambiato letti, asciugamani, lavato cuscini, dopo avere acquistato un pettinino elettrificato che frigge le bestie infernali come una sedia elettrica, sono giunta ad una conclusione.

Ho intervistato almeno tre farmacie, quattro maestre, due mamme oneste (sì perché c’è l’omertà sui pidocchi, sappiatelo), tre pediatre e una nonna: i pidocchi stanno diventando endemici. I prodotti chimici non servono più. I bastardi sono diventati resistenti. Lo so perché dopo 45 minuti di applicazione della fantomatica shiuma killer (contro i 10 minuti consigliati), quando passo il pettine, le bestie sono ancora vive. Io ho passato le notti insonni dopo avere avuto tali visioni. Inoltre le fottute uova con la schiuma non muoiono.

C’è scritto che uccide le uova?

No,non è vero. Perché il pidocchio è giunto sulla terra 15 milioni di anni prima dell’uomo, lui ci prende per il culo.

Quando l’umanità si sarà estinta, lui ci sarà ancora. Le uova del pidocchio sono immortali a meno che tu non le schiacci ad una ad una con le dita. Capisci?

Il pidocchio ti fregerà sempre.

Ora ho trovato una via d’uscita con sto affare che dà la scarica elettrica. (al pidocchio, no al bambino).

E poi con litri di aceto caldo, al costo di 0.98 cent al litro, come mia nonna.

Il prossimo passo, è il petrolio, ve lo dico.

incazz-list


Piccola lista delle cose che mi fanno arrabbiare in famiglia

1)      Quando qualcuno mi risponde “aspetta”. Sapendo già che mi fa imbufalire, approccio preventivamente:

-Tu. Potresti fare questa cosa? Basta che non mi rispondi “aspetta” perché questa cosa devi farla adesso per tutta una serie di ragioni che adesso ti elencherò.-

Risposta:- un attimo.-

-Ti ho detto di non rispondermi…-

-Ma io ho detto un attimo, non aspetta.-

2)      Che qualcuno voglia sempre avere l’ultima parola, o in assenza dell’ultima parola, anche dell’ultimo verso/guaito/imitazione. Perché poi succede che io avrò l’ultimo gesto, che non è una bella cosa per la mia pace interiore.

3)      Che quando chiamo a tavola che è pronto, tutti

(i quali proprio un attimo prima stavano:

-          Smangiucchiando parmigiano a morsi

-          Reclamando cibo

-          Rubando fette di prosciutto dal frigo

-          Mimando la morte per inedia)

improvvisamente spariscono. Appena riesco a radunare la maggioranza a tavola con le minacce, a qualcuno sovviene di fare la cacca.

4)      Che quando consegno brevi manu ed al legittimo proprietario un oggetto che si trova in un luogo non consono né appropriato (macchinine in bagno, palloncini di halloween vaganti per l’aère, apparecchi acustici sul tavolo di cucina, mutande sul divano, scarpe nell’ingresso, quaderni di scuola in veranda, carte da baro per terra) la persona sopracitata, esca dalla stanza e appoggi la qualcosa sulla prima superficie disponibile che incontra, assolutamente a caso.

5)      Che per bere un bicchier d’acqua vengano utilizzati in media 17 bicchieri al giorno (anche dalla stessa persona) i quali rimarranno disseminati ovunque mezzi pieni, perché ogni volta che si ha sete, per scongiurare il pericolo di bere acqua contaminata o radioattiva, è necessario prendere un nuovo bicchiere.

6)      Che mi si contesti la metodologia di caricamento della lavapiatti.

7)      Che vengano consumati del tutto generi alimentari, salvo poi lasciare in frigo ingannevoli confezioni che fingono di essere piene.

8)      Bambini deambulanti con i piedi nudi dopo il 15 settembre, perché la sola vista mi fa abbassare la temperatura corporea di 3 gradi.

9)      L’usanza di chiamarmi a squarciagola da una stanza all’altra con ogni sorta di richiesta, senza pensare di spostarsi nella mia direzione, ma aspettandosi che:

-          io sia in grado di collegarmi al wifi di casa e tramite un collegamento telepatico risponda apparendo sulla tv, in modo che costoro non debbano alzare il deretano dalla sedia

-          io mi materializzi immediatamente al loro fianco mentre un mio clone continua a rigirare il risotto in cucina affinchè non si attacchi

10)    Che quando inizio a raccontare/fare un discorso, il destinatario ascolti le prime 5 parole per poi allontanarsi dalla stanza mentre sto ancora parlando.

11)   Il fatto che se vado un attimo a riposare, dopo avere avvertito tutti i componenti della casa con un proclama in 4 lingue, avere affisso avvisi e pos-tit sulla porta, appena prima di perdere conoscenza, qualcuno bussa. O entra senza bussare. O chiama stando dietro la porta (forse pensando che questo lo proteggerà dai raggi laser che usciranno dai miei occhi). Per questioni di vita o di morte, quali:

-          Fuori piove?

-          Posso farti leggere gli avvisi?

-          Dormi? (questa è letale)

-          Dov’è la carta igienica?

-          Posso vedere la tv?

12)   Il dentifricio lasciato aperto. Corollario: che dopo avere lavato i denti si trovino tracce di dentifricio blu fino alla parete opposta del lavandino, oltre che sugli asciugamani, sui pigiami, per terra. (Che poi, perché sti dentifrici da bambini devono avere color fluo visibili al buio come il luminol ?)

13)   Marmocchi sdraiati in mezzo alle porte che fanno cose improcrastinabili costringendoti a scavalcarli, magari mentre porti due sacchi della spesa da 30 chili su ogni braccio

14)   Le carte dei gelati, delle merende, degli ovetti kinder, i vasetti dello yogurt finiti, le lattine di birra, le bottigliette di aperitivo lasciati lì. Cioè: in prossimità della spazzatura affinchè tu, donna, faccia meno fatica a prenderli e buttarli via differenziandoli doverosamente a seconda del loro materiale.

15)   Che nessuno, dico nessuno, si prenda mai sta cazzo di la briga di mettere un rotolo di carta igienica nel porta rotolo quando finisce. Preferisce chiamare a gran voce quando ormai è sulla tazza. Oppure chi è volenteroso, prende sì la carta igienica. Ma la poggia per terra, perché inserirla nel portarotoli va al di là delle sue energie psicofisiche.
 

19 ottobre 2016

l'amica compagna di banco dalla prima elementare


Complice il fatto che Megamind fino alle undici di sera ha fatto espressioni perché è disorganizzato nei compiti, mentre guardavo il gmarito che gli spiegava come si semplificano le frazioni tra loro nelle espressioni (vaghissime rimembranze di numeri sopra che si annullano con i numeri uguali, sotto), mi si è attivata questa Madeleine proustiana, e mi sono rivista.

Io ero una capra in matematica, e soprattutto nelle espressioni.

Allora chiamavo al telefono S.

S. era l’amica del cuore da manuale: insieme dalla prima elementare al liceo.

Solo che lei era quella intelligente. Di quelle che son brave senza essere delle secchione.

La telefonata iniziava con la frase topica: ma a te è venuta l’espressione nr 2?

Ovviamente domanda retorica, perché a lei certo che era venuta, ed era già all’espressione 15.

E la telefonata proseguiva più o meno così.

Non è che puoi dirmi com’è al terzo passaggio?

Grazie sei un angelo.

(E io pensavo davvero che fosse un angelo, ma nel contempo ero mortificata di essere così capra da non azzeccarne una, e soprattutto preoccupata al pensiero che lei potesse pensare che fossi una leccapiedi opportunista).

E S. mi leggeva con infinita pazienza l’espressione finchè io non facevo domande cretine.

No, ma scusa, perché 25?

Ah.

 Ah si?

Ah, no?

Ahhh!

Sì. Giusto. Sono una demente. Ok forse dopo ci riesco da sola, ti lascio così non ti rompo più. Grazie mille, ciao. Sei un tesoro, no. Davvero.

Volevo davvero farcela da sola.

Dopo un’ora, la richiamavo sempre più strisciante e dopo avere spezzato tre matite e perforato con la supermina tutte le gomme per la frustrazione e dalla voce di sopportazione intuivo che lei stava già facendo il riassunto di italiano o mettendosi avanti per tutto il mese venturo, ma lei era l’amica del cuore e rispondeva sempre, e sempre mi spiegava l’errore idiota ed ascoltava gli insulti che io mi facevo da sola, auto-mortificandomi come se questo potesse risarcirla dalla rottura di scatole che le infliggevo.

Questo in verità non ha mai compromesso l’amicizia, anche se a volte non andavamo d’accordo su certe cose, lei era rigida su alcuni argomenti, e io su altri, ma eravamo insieme, a giocare a Barbie, a guardare un film, a dare l’esame della patente a cui io ovviamente sono stata bocciata alla pratica due volte, a fare la maturità, ad affacciarsi alla vita da grandi. Siamo andate insieme in vacanza, poi io sono andata a Milano e lei si è iscritta a Veterinaria, e tutte e due ci siamo trovate proiettate verso il futuro come un treno in corsa, distratte, gli amorazzi e poi gli amori veri, la lontananza, l’inconsapevolezza tipica dei ventenni che non vedono quello che lasciano indietro perché è tutto troppo eccitante e veloce, e hanno questa fame di futuro, e anche questa paura del futuro, e insomma non capiscono una fava, bisognerebbe avere vent’anni quando si è trentenni.

Ora siamo amiche su Fb, che non vale niente, lei ha due bimbi, e se fossimo nella stessa città io sono sicura che prenderemmo il tè insieme e ci scambieremmo le diete e sparleremmo delle mamme tigre.

E alla fine penso, le persone sono l’unica eredità che avremo, e chissà magari le scriverò una mail. (senza chiederle il secondo paragrafo della versione di greco, anzi, lei mi ha pure suggerito alla maturità, che sennò io prendevo 4 nella prova scritta sulla tragedia greca)
 

18 ottobre 2016

due pesi e due misure (post anticonformista)


Ricapitoliamo.

Se un uomo e vuole accompagnarsi con un altro uomo, è amore, che vuoi?

All’amor non si comanda, e d’altra parte anche gli animali ogni tanto sono gay.

Se sei donna e vuoi metter su casa con un'altra donna, ma perché poi no?

Si amano. L’amore è una cosa privata, chi sei tu per giudicare?

“ama e fa ciò che vuoi” non lo diceva mica Sant’Agostino?

Se amo, faccio quello che voglio.

Una coppia omosessuale vuole sposarsi? Perchè no?  Si amano, vogliono mettere su famiglia, comprarsi casa, avere un mutuo, un gatto, chi sei tu per dire che è sbagliato? E’ giusto che abbiano le stesse tutele (epperò anche gli stessi diritti), comunque, che te ne importa a te? Ti toglie qualcosa? Son scelte loro.

Se si amano.

Se due uomini o due donne sposati o unite di fatto poi vogliono un figlio( che famiglia è senza figli?) , è amore, è sempre amore, quindi poi perché non possono adottarlo? Chi sei tu per giudicare, comunque tolgono pur sempre un bambino da un orfanatrofio.

E’ un gesto d’amore. E’ pur sempre una famiglia. E’ una scelta privata.

Anzi, poi, se una donna molto generosa per amore vuole imprestare il suo utero (a pagamento, ma è sempre amore, e poi la si toglie dalla povertà, non è amore, questo?) per donare questo bambino alla coppia di omosessuali ingiustamente deprivati da Madre Natura della capacità di procreare, che male c’è? Non è forse amore? Perché condannarli? Fa parte delle loro libertà.

Tra l’altro chissà, magari tra tremila anni pure i maschi potranno partorire, che passi che fa la scienza.

Se una donna non vuole avere un figlio e decide di abortire, probabilmente lasciata sola come un cane (ma è una fatto talmente privato che la solitudine è un diritto), chi sono io per commentare quel gesto?

Fatti suoi, utero suo, in fondo lo fa per amore. Per amore di quel bambino che è meglio non nasca, in una famiglia difficile, o malato, o con una madre depressa. Anzi, forse non è neanche un bambino è un grumo di cellule. Nessuno deve giudicare. E’ una cosa privata. Che ne sai tu? La conosci? Sai cosa l’ha spinta al terribile gesto? No, quindi stai zitto.

L’utero è mio e me lo gestisco io, non diceva così?

Se una donna decide che a 55 anni, dopo avere realizzato sè stessa come donna e professionista, deve avere un figlio, che t’importa? Compra, surgela, impianta il grumo di cellule.(ah, no, non è un grumo di cellule, è un bambino). Certo quando il figlio ha 10 anni lei farà fatica a far le scale, ma è pur sempre un gesto generoso, dar la vita. E’ amore. E’ comunque nella sua libera disposizione. Si chiama libertà.

Perché, forse non amerà quel bambino? Sarà forse una madre peggiore di una venticinquenne? Che ne sai tu? La conosci? No, quindi non giudicare.

Nessuno ha diritto di giudicare.

Epperò, cazzo, no.

Se fai l’undicesimo figlio sei veramente una brutta persona.

Medievale.

Di sicuro sei una fanatica religiosa.

Sei un egoista !

(egoista?)

Un’irresponsabile.

I tuoi figli vivranno nell’indigenza e nella trascuratezza affettiva.

Non avranno opportunità.

Non potranno fare gli sports.

Li condanni ad essere emarginati sociali.

Non potrai mai leggere tutti gli avvisi sul diario.

E-soprattutto- come mai potrà quella madre seguire TUTTE LE CHAT WHAT’UP?

“io non giudico mica, ci mancherebbe.(ah, meno male!) Ma solo ascoltarli tutti, se calcoliamo 10’ al giorno per uno, vogliamo fare il calcolo? Saranno di certo bambini abbandonati a loro stessi”

 

Ma l’utero non era mio, che me lo dovevo gestire io?

 

Eh, poi, soprattutto, se fai undici figli l’amore mica c’entra nulla, mi raccomando.
 

Illustrazione tratta dal libro:  La pecora diversa di Elizabeth Heck, G. Agabio

17 ottobre 2016

Esp. N.2 la congiura degli eventi


Felicità quando tutto congiura contro

 Mi sorge una domanda: ma essere felici significa non arrabbiarsi mai? Subire? O aggirarsi con un sorriso ebete?Il buonismo flat? La lobotomìa emotiva?

Ovvero, mi spiego.

Domenica sera, giornata bella intensa, cena sul fuoco, tempi orari giammai corrispondenti, tre figli da docciare.
La caldaia va in blocco. Le due femmine è mezz’ora che sono sotto l’acqua ma mica a lavarsi, a cantare, a ballare, a detergere con la spugna e il balsamo all’aloe vera il vetro della doccia, a fare il bagno turco, a confrontarsi la circonferenza delle cosce. Così, sono bagnate fradice, ignude, sotto l’acqua gelata. E sporche. Nel frattempo SuperMario vuole cucinare i funghi e io gli do un coltello e glie li faccio tagliare pregando l’anima di Maria Montessori di non finire la serata al prontosoccorso con un dito reciso da una parte e un bambino dall’altra. Scaldo l’acqua nel microonde e sciacquo le femmine, le quali si rifiutano di asciugarsi i capelli preferendo fare le verticali al muro, nude.

CatWoman, alla quale ho intimato di prendere il phon, mi fissa con lo sguardo di Mercoledì della famiglia Addams e procede con minuscoli passettini provocatori ed infinitesimali nella direzione della Madre (in pericolosa modalità se-non-vieni-qui-subito-ti-pelo-il-sedere-a-sculacciate) lasciando una scia gocciolante. La scena da film horror giapponese.

Ho trascinato CatWoman per un braccio come solo una madre amorevole sa fare e l’ho phonata.

Intanto ripetevo come un mantra DONT UORRI BI EPPI.

Ecco, normalmente questo avrebbe rovinato un pò la cena con una scia di rabbia/senso di colpa perché forse la Buona Madre non trascina né sculaccia.

Ho fatto l’unica cosa umana possibile: non ho permesso che questo piccolo incidente avesse degli strascichi.
Lo sforzo non è stato senza conseguenze né per il mio colon, né per le mie unghie.

Ho asciugato il piccolo mostro che sembrava Medusa che se la guardi negli occhi muori, e le ho dato un bacio anche se una parte di me voleva darle uno smataflone. Il bacio ha sciolto qualcosa.

Ancora una volta non essermi trasformata in Franzoni2, ma assumendo piuttosto il profilo Mary Poppins, (però cantare basta un poco di zucchero che la pillola va giù era troppo), pur senza rinunciare ad incazzarmi come un’ape  alla mia emotività, mi ha salvata (da me stessa), e ho potuto godermi la cena.

Come se fosse stata una nuvola passeggera, il cielo si è rasserenato per tutti, alla fine.

I fungi erano buoni, sono pure riusciti a non bruciarli, anche senza il condimento di dita insanguinate.

(che però avrei potuto pubblicare su Pinterest alla voce : lavoretti di Halloween)