Una mia certa amica e madre (di un numero imprecisato di
figli), mi ha chiesto di scrivere un post, e visto che non posso certo esimermi
dall’aiutare un’amica perdippiù madre, che vuole però rimanere nell’anonimato
per non correre il rischio di essere denunciata dai suoi (imprecisati) figli in
futuro, eccoci qua.
Facciamo finta che un giorno questa madre si confronti con
delle amiche.
E che scopra che tutte le sue amiche dotate di figli hanno
fatto QUEL discorso alle figlie.
E anche ai figli maschi.
No, non la domanda sul sesso, su cui questa madre ha già
tenuto conferenze infinite e variegate nei precedenti 4 anni e mezzo, e si
considera già navigatissima, nonostante le ricorrenti domande le abbiamo instillato
il sospetto che il numero imprecisato di suoi figli non abbia capito ancora una
fava.
No, intendo il discorso delle (lo dico:) mestruazioni.
Maschi rabbrividite.
Perché a quella madre parlare di questo argomento con la
figlia equivale a capire improvvisamente che ella non è più una bambina e
questa cosa, insieme al fatto che le ha dovuto comprare dei pseudo reggipetti
che sennò si vergognava, la fa piangere.
Sì, questa madre c’ha la frignata facile.
Ebbene, questa madre si stava preparando da Natale, e insomma
era arrivato il momento di fare questo discorso prima che la figlia lo imparasse
dalla compagna un po’ zoccola delle medie (che ce n’è sempre una in ogni classe)
contestualmente all’uso della pillola e alla lettura dell’evoluzione del
giornaletto “cioè”.
Allora, dunque, alla fine lei prende il coraggio a due mani, e
mentre è in cucina, ove si consumano tutti i drammi e le gioie dell’universo
mondo, questa coraggiosa madre chiama sua figlia decenne e le fa IL discorso.
Che comincia con: "Adesso facciamo un bel discorso da signorina"
Lei crede di essersela cavata bene, di avere detto tutto per
benino, senza tralasciare nulla e anche con una certa nonchalance ben
costruita. E la figlia ha passato le varie fasi emotive e facciali durante
tutta l’esposizione: curiosità, schifìo, imbarazzo, disgusto, solennità (ancora
un po’ di schifìo) e infine delusione.
-Io pensavo che parlavamo
del cellulare che mi dovete comprare alle medie!-
La madre, che si stava riprendendo dallo sforzo per mantenere
un certo contegno e non mettersi a frignare dicendo di rivolere la sua bambina,
non ha raccolto.
Mentre la sua figlia non più bambina concludeva dicendo: - fortunati i maschi, però-
A quel punto la madre, ormai lanciatissima e pronta a tutto,
decideva di chiamare all’appello anche l’indefinito figlio maschio, per
informarlo anche lui delle cose di femmine- cercando di indagare,
contestualmente, cosa ne sapesse sull’argomento- (la qual cosa, pare, senza
alcun successo).
La scenetta si è ripetuta, ma senza alcun commento da parte
del figlio maschio, che ha semplicemente ostentato una sola unica espressione
facciale con contorcimento di mani e braccia, ben riassunta nella seguente illustrazione.
E comunque la mia amica madre ne è uscita vincitrice ed
orgogliosa.
Magari potrebbe fare un ripassino anche al (suo imprecisato)
marito.
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