14 ottobre 2016

esp. n.1: smetti di pensare e sorridi


Esperimento 1.0

Sorriso

Quando mi sveglio Voldemort a confronto è una mammoletta. Voglio uccidere.

Ogni cosa costituisce un affronto al mio personale bisogno di sonno e luce e calore.

Ho deciso di inizare così. Essere felice nel momento della giornata in cui ce l’ho a morte con l’universo mondo, partendo dall’orbita terrestre, tutto il sistema solare, fino ad arrivare alla sveglia e al pavimento freddo.

Ho iniziato a sorridere. Beh, all’inizio più che un sorriso è il ghigno di jocker, che se qualcuno stamattina mi incontrava nel corridoio con quella faccia, non so.

Poi il sorriso ha cominciato a diventare umano. Sempre stampato più sulla faccia che nell’anima, ma almeno non sembravo un clown assassino. Mi sono violentata per non sbuffare (sbuffare e sorridere contemporaneamente non si può fare). E non pensare.

Mantieni il contatto visivo con la caffettiera.

Ho sorriso andando a svegliare le bimbe, ho sorriso preparando la colazione a SuperMario.

Quel sorriso francobollo poi ha iniziato a rispecchiarsi nell’anima. Cioè: fare come se fossi felice ha creato l’effetto camaleonte, anche la mia anima si è adeguata. E questo in soli 45 minuti dalle 7.00 alle 7.45.

Non è che sia cambiato qualcosa: stamattina i letti delle bambine erano come sempre discariche abusive. CatWoman si è presentata come al solito a fare colazione con i capelli completamente davanti alla faccia (comincio a pensare che abbia l’attaccatura dei capelli al contrario), senza scarpe, WondewWoman continua a vestirsi come fosse agosto, SuperMario ha deciso che deve vestirsi da solo tra un biscotto e l’altro con una lentezza esasperante.

Però invece di essere nell’isteria, sorrido.

La Me di ieri avrebbe detto, con la faccia di un mastino alla catena: CatWoman, non è possibile, sei peggio di una zingara. Oggi le ho detto: Oh, buongiorno, non sapevo avessimo ospite il cugino Hit.

Beh, ha funzionato. Lei invece di lanciarmi il primo oggetto contundente, ha sorriso (l’ho potuto intravedere attraverso il crine) ed è andata sua sponte a mettersi una molletta.

Cioè, non ho pensato più di tanto, mi sono comportata come se fossi una persona felice, e poi lo sono diventata e come cerchi concentrici il mio stato d’animo vero o presunto, si è rispecchiato negli altri e di nuovo in me stessa.

Insomma, sorridere è il primo piccolo passo, che il resto viene da sé.
 

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