9 marzo 2017

In citofono veritas


Non avevo preso le chiavi.

Nel mio peregrinare giornaliero da casa a ginnastica- da ginnastica a tennis- da tennis a catechismo- da catechismo a casa- da casa a scout, con brevi soste a casa in cui restituivo al volo un figlio e ne sottraevo un altro per traghettarlo altrove, mi ero scordata prima il telefono, poi la borsa, poi le chiavi. Sembra quell’indovinello del contadino che deve attraversare il fiume portando intatti da una sponda all’altra con una sola barchetta un cavolo, un lupo e una pecora. Non ho ancora trovato la soluzione.

Ma comunque.

Ero senza chiavi. Così ho suonato al campanello e Megamind al citofono ha chiesto:

-chi è?-

E io ho esitato e poi ho detto:

-La mamma-

Eh. Niente. Mi ha fatto impressione.

Che, se mi fermo un attimo e mi guardo da fuori (o attraverso un citofono) mi viene da pensare : soccia, che responsabilità.


 

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