18 luglio 2017

illusore di casalinghe

Quando Asimov ha scritto il suo Ciclo della Fondazione, arrivati a questo punto, ovvero nel 2017, si immaginava che le nostre fatiche quotidiane sarebbero state sollevate da robot umanoidi e che il cui unico problema per noi sarebbe stato quello di evitare che si allentasse un qualche bullone del loro cyber cervello e continuassero a rispettare le tre leggi della Robotica, evitando di uccidere il loro stesso creatore.
Dunque, secondo i miei calcoli, è dagli anni ’40 che le casalinghe hanno cominciato ad invidiare le donne che avrebbero vissuto negli anni post 2000.
S’immaginavano che le casalinghe (impossibile immaginare un mondo senza casalinghe) distese al sole o sedute dal parrucchiere a farsi la permanente (impossibile- soprattutto-immaginare un mondo senza permanente) mentre un robot, felicemente schiavo delle tre leggi della robotica- stira le camicie del marito, sforna arrosti e usando affusolate dita metalliche decora con piccole olive e carote tagliate a rondelle aragoste in bellavista per gli ospiti a cena.
E invece no. Vorrei dire alle casalinghe di allora che noi non abbiamo inventato robot. Al massimo il Roomba pulisci pavimento rotondo, che non arriva negli angoli.
Oppure il Bimbi, che- magari se va in corto circuito non tenta di assassinare la tua famiglia con un cucchiaino- ma in ogni caso non è abbastanza intelligente per prendersi da solo gli ingredienti dal frigo e nemmeno superare la crisi di creatività per la cena.


Noi abbiamo inventato internet. Un sistema che non soggiace purtroppo a nessuna legge intelligente, in quanto trattasi di una grande coscienza collettiva, una sorta di brodo primordiale della cultura che contiene allo stesso tempo tutte le potenzialità della creazione e quelle dell’auto distruzione.
Qualcosa di più di una realtà virtuale, una mente in prestito, in cui ognuno può scegliere la verità che più gli fa comodo, e crearsi il proprio mondo fenomenico (ed eventualmente trascendente) privato.
Cioè, in due parole, care casalinghe sottomesse degli anni ’40, noi quando mettiamo il rossetto non ci guardiamo in uno specchio da borsetta. Noi ci facciamo direttamente un selfie e lo postiamo, capiremo dai commenti se il rosa fluo ci dona o meno.
Noi, per millantare una certa cultura di base, andiamo su Wikipedia e scarichiamo i trafiletti in neretto di Dostoevskij che-per esperienza-dovrebbero essere i più salienti.
Sempre che non citiamo Fabio Volo.
Noi, care casalinghe, oltre a non essere più solo forzatamente casalinghe ma anche lavoratrici, non invitiamo le amiche a casa per un tè, ma apriamo l’ennesima chat senza volti. Forse l’unico risvolto positivo è il minore apporto calorico.
Niente robot che ci fanno i massaggi, o passano la cera, al massimo abbiamo creato una pseudo intelligenza artificiale alquanto inquietante: l’assistente sullo smartphone, Siri.
Una voce femminile -siamo nel 2017 ma la segretaria deve essere necessariamente femmina- (però se hai altri gusti puoi scegliere voci profonde testosteroniche oppure con un timbro più stile Farinelli) che interagisce e ricorda i tuoi appuntamenti o il giorno del ciclo.
Le mie figlie sono affascinate da Siri. Le parlano e le rivolgono domande esistenziali:
sei viva?
Esisti davvero?
Hai mai ucciso qualcuno?
Dove sei?
Sei felice?

Care casalinghe degli anni ’40, non vi siete perse niente. Internet (come il Duce) ha fatto anche cose buone:
Le ricette da guardare sul tablet appoggiato sul ripiano della cucina
il navigatore per disorientate (esistenziali e geografiche) come me.
Amazon (questo vi sarebbe piaciuto un sacco)
I film in streaming.

Ma svettano comunque dalle ceste alte montagne di biancheria da stirare.

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