InCuloAiLupi è un ospedale piccolo e carino e colorato.
La stanza era piccola carina e colorata, anche se vi erano circa 500 gradi ed effetto serra per tutto il pomeriggio.
L'operazione è andata bene (giacchè sono qui a raccontarvela), e quando sono uscita mi sono ricordata perchè esiste la dipendenza da morfina.
In quanto come unico analgesico ti passano solo (serve dirlo?) TACHIPIRINA.
Poi è arrivata una dottoressa alta e abbronzata, verso le sette di sera e dice: ah, questa è la signora dei 4 tagli cesarei. (Godevo di una certa popolarità)E cosa abbiamo qui?-guardando la sacca della flebo-tachipirina?Bè io ho fatto tre cesari, ho patito un male porco (forse non ha detto porco), le preparo io un bel cocktail.-
E torna, volando su ali da arcangelo Gabriele, con una sacca rosa che mi attacca subito in endovena.
Così ho passato la prima notte, sognando elefanti rosa come Dumbo.
Il soggiorno nell'ospedale è stato dei canonici 5 giorni.
La mia compagna di stanza aveva una trentina di amici-zii-cugini-zie-sorelle-fratelli-madri e padri e figlia che venivano a trovarla ogni giorno, compresa la figlia 2enne in evidente crisi di gelosia, che voleva mangiare sempre il pranzo e pure la cena della madre (sì perchè veniva tutti i giorni, tutto il giorno, insieme alla zia, alla nonna e al nonno) e voleva entrare nel letto della mamma e non voleva dare bacino al fratellino nonostante tutto il parentado volesse costringerla a farlo ogni 10 minuti.
Io tentavo di dormire e a volte di alzarmi dal letto e sognavo l'arcangelo gabriele che mi portasse il cocktail, invece arrivava l'infermiera di 20anni a portarmi una compressa di tachipirina risicata.
SuperMario nella sua culletta di ferro da ospedale dormiva e mangiava ma io sapevo che è l'inganno dei primi giorni, e che svanisce insieme alla cacca verde. Ha subito dimostrato di essere in arretrato di cibo attaccandosi alla tetta come una ventosa.
L'ultimo giorno riuscivo a camminare addirittura dritta, e ho pure letto un libro (bellissimo) che aveva lo svantaggio di essere molto divertente ma io non potevo ridere per non far saltare i punti. Un grande sforzi, ridere in silenzio. Comunque valeva la pena far scucire qualche punto pur di leggerlo.
Il G marito è venuto a trovarmi la sera, sparandosi( dopo un'ora di treno) un'ora di statale disseminata da diabolici autovelox, e talvolta facendosi cacciare dalle infermiere inviperite alle 10 di sera.
Ora, prima di descrivere i miei sentimenti melensi che serberò nel mio intimo fino alla morte, chiudo il post con alcune foto (sì perchè in ospedale mi sono portata la fotocamera!).
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andando all'ospedale, sulla porta di casa |
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questo coso lo vorrei anche a casa. Non so se arriverebbe qualcuno premendo il pulsante, però... |
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sognando il Cocktail |
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nella culletta di ferro |
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valigie e bagagli: sempre più piccoli al ritorno... |