13 maggio 2015

cose che sanno fare (e tu no)

Perchè le mamme pensano (erroneamente) che i loro figli siano sempre dei geni? O dei bambini straordinari? Fuori dal comune? Di una sensibilità incredibile? Speciali?
Questa sarà uno dei migliaia di errori fatali che ci verrà imputato.
Notoriamente, il pensare che i propri rampolli siano persone incredibilmente in gamba, e agire di conseguenza, li renderà degli sfigati. Gay repressi. O bamboccioni.

Ecco il perchè.
Quando nascono sono animaletti che dipendono da noi mamme.
Il fatto che non ci rassegniamo che possano crescere, ci fa credere che, quando faranno "uno" col pollice alla domanda quanti anni hai? siano dei geni della matematica e quindi saranno certamente destinati a fare gli astrofisici e inventare il teletrasporto.
I primi passi sono un miracolo della natura, quasi che  l'evoluzione dell'homo erectus sia un' invenzione di nostro figlio.
Se prende in mano un libro, è un intellettuale, forse bisognerà fargli saltare la prima per andare direttamente in terza.
Questo perchè l'altro ieri sapeva solo ciucciare una tetta, ed oggi, il mio bambino, è un essere straordinario in quanto sa soffiarsi il naso a soli due anni.

Poi arriva il momento in cui cominciano a fare delle cose che noi (mamme) non sappiamo fare.
La prima volta  stato quando ha iniziato a fare le divisioni in colonna.
Ha provato pure, a insegnarmele, ma giuro che noi a scuola mica le facevamo così, mettono tutti  numeri dalla parte sbagliata della riga.
Poi sono arrivate tutte le province della Campania.
Suonare il flauto e leggere le note (quelle sono sempre le stesse, lo ammetto).
Sapere recitare.
Fare i trucchi di magia e mescolare le carte come i prestigiatori.
Fare la ruota.
Saltare la corda per un'ora intera.
Salire su un albero.
Sciare.

Se fino a quel momento noi eravamo la misura di tutte le cose, poi smettiamo di esserlo, lentamente, ( e grazie al cielo, anche).
Però è strano. Strano vedere Megamind sul palco del saggio di musica che suona l'inno alla gioia.
Strano vedere WonderWoman che mi spiega come connettere il suo tablet al WiFi di casa.
Strano che abbia delle competenze che tu non hai (o non hai più), su cui non c'è più nè il tuo controllo nè la tua garanzia, nè la tua impronta.
Strano chiedergli di ricordarti in quale Regione si trova Taranto (vabbè lo sapete la mia idiosincresia per la Geografia, non fa testo).
Meno male che con Catwoman le tabelline riesco ancora a ripassarle.

Qui siamo in fase di nuove autonomie, Megamind, che qualche anno fa disegnava le persone facendo quadrati e rettangoli come Klee (ma senza intenti artistici) ora disegna cavalli e volti bene quasi quanto me.
Ha imparato a giocare a poker (solo per fare tutte quegli equilibrismi col mazzo di carte), va a scuola in bici da solo.

E insomma, le cose che possiamo insegnargli noi, sono sempre meno.
Dobbiamo limitarci ad essere di esempio.

(A Macchiavelli vinco ancora io però)





Nessun commento:

Posta un commento