Lo scorso weekend avevamo pure programmato.
Basta, non si può vivere sempre così, Gfamily-style, una famiglia lastminute.
Sabato, a mattino io lavoro, mentre il Gmarito si martirizza
(notare l’assonanza tra la parola marito e martire) facendo fare i compiti, portandoli
fuori in bicicletta,(secondo il programma: GODERSI i propri figli così come ci suggerisce
il rimpianto che avremo tra 10 anni, nonostante poi, al momento, non è che si
goda poi così tanto). Poi ci si va a confessare dai Gesuiti, poi si portano le
bambine alla festa sui gonfiabili, poi si va dalla nonna che non vede i bambini
da un sacco, a cui ho mandato un subliminale messaggio che ha generato uno
spontaneo invito a cena.
E poi, alla domenica, si va al Santuario di Santa Caterina
al sasso, sul BigLake, un luogo spettacolare, e si fa picnic sul lungo lago, ho
già comprato piadine ed affettati, siamo a cavallo, è tutto organizzato, nulla
ci fermerà.
Tutto andava secondo i piani, se si accettua il fatto che il
Gmarito si è goduto così tanto i suoi figli che si è addormentato
irreversibilmente, e quindi dai Gesuiti ci vado da sola, ma d’altra parte
addormentarsi in confessionale, che dai Gesuiti è pericolosamente comodo, non
avrebbe fatto buona impressione al Padre Eterno, e quindi è meglio così. D’altra
parte, quando si gode troppo, Gmarito, poi bisogna riposare.
Vado a prendere le bambine alla festa, WonderWoman scende
dai tappeti elastici su cui stava SALTANDO, e assume una espressione
melodrammatica da vittima di guerra, iniziando a zoppicare. Dopo varie
lamentazioni di stampo biblico, ho capito ancora una volta quanto possa essere
illusorio il benchè minimo controllo sulla Gfamilylife, anche quando si fa uno
sforzo sovrumano per organizzare un finesettimana.
Tutto ciò è valsa una simpatica gita al pronto soccorso
domenicale, perché il pronto soccorso è una località che si visita
principalmente nel weekend, quando i medici arrivano se va bene alle 11.00 e
sono ovviamente di pessimo umore e c’è un affollamento da saldi estivi perché le
person, come si alzano dalla scrivania dell’ufficio dopo una settimana di sedentarietà, si infortunano. Ore di
attesa prima qui, poi lì, poi là, e finalmente, dalle 8.30, alle 14.00 siamo
fuori, che non c’è niente di rotto. (Del senno di poi son piene le fosse,ok, ma io l'avevo detto).
Ma visto che ci eravamo intestarditi col lago, ci siamo
trangugiati piadine e ci siamo andati lo stesso, sfidando tutta una serie di
sfighe prevedibili, tipo:
- - sbagliare strada, come ogni volta (ma abbiamo
fatto una bellissima strada panoramica che ha allungato di un pochino, ma
abbiamo evitato il centro di Laveno. Anzi no. Ma però, che bello, il centro di
Laveno, dai.)
- - tutto l’universo mondo alle 8.30 invece di
andare in ospedale, è andato sul lungolago, quindi abbiamo parcheggiato praticamente nel
Comune vicino (beh, ma almeno ci sono le strisce bianche e non è a pagamento.
Pazienza se WonderWoman c’ha un piede inutilizzabile e il Gmarito deve portarla in
spalletta)
- - Ci sono 35 gradi, e noi siamo senza costumi perché
va bene intestardirsi con il lago, ma una giornata di pseudomare corredata di
teli, ombrelloni, sabbia, cambi, bagni, no, non ce la potevamo fare.(Ma bene
così, meno male che alla fine non siamo andati all’Expo, saremmo morti dopo la
prima coda di 240’ al primo padiglione)
- - WonderWoman si è lamentata tutto il tempo
dicendo di annoiarsi mentre Megamind e SuperMario hanno corso e giocato tutto
il tempo, praticamente con nulla, un bastone, la corteccia degli alberi.(Ma sì,
non importa, a volte ci si annoia, guardiamo il panorama. No, DUE euro per
guardare con il cannocchiale non te li do, non vedi che non ci arrivi nemmeno?)
Abbiamo tenuto duro, abbiamo fatto scorta di sole e riflessi
e azzurro per quest’inverno, siamo tornati a casa, tardi, ho preparato la cena,
il pranzo per il giorno dopo, siamo andati all’ultima messa disponibile, la
messa salvadomenica alle 20.30, abbiamo cenato e siamo praticamente svenuti,
aspettando il lunedì.
Non so che insegnamento trarre, io odio la parola
ottimizzare, mi sembra che abbia a che fare con il consumo, come se la vita sia da vivere nell’ottica aziendale per cui non è altro che una serie di
caselline da riempire per evitare l’horror vacui.
La verità è che quello che conta è la disposizione d’animo,
non ciò che si fa. E noi, il Gmarito e io, eravamo intenzionati a vedere il
bello in ogni cosa, fosse anche la gita all’ospedale, dove ho mostrato a
WondeWoman quante persone soffrano, molto più di lei, l’esercizio di pazienza
nell’attesa (io, che detesto aspettare), il sollievo di sapere che non c’era
nulla di grave, la contemplazione della natura al posto della noia, che è
gratis.
Poi, meno male che il finesettimana dura solo due giorni,
comunque.
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