31 marzo 2016

lentezza


Quello che caratterizza questi mesi è una estrema lentezza.
Ora mi sono verticalizzata sulle stampelle consolidando la certezza di non essere dotata di alcuna coordinazione. Ovviamente  colpa di mia madre che non ha mai voluto farmi fare danza classica, però adesso - con la gamba rotta-la mia carriera da etoile della Scala sarebbe spezzata per sempre, quindi forse meglio così.
Sono lenta. 
La lentezza può essere positiva, una di quelle cose zen che ti fanno apprezzare la vita, ti fanno osservare le nuvole che passano nel cielo o la polvere che si deposita sul comodino, tranne quando SuperMario sta per farsi la cacca addosso, la gatta sta per buttarsi dalla finestra, il corriere bartolini ha suonato alla porta.
La cosa divertente è che in questa fase di immobilità caratterizzata da calli sulle mani e sul lato B, non mi sono mai vestita tanto sportivamente. Leggins, pantalodi tutosi, felpe, magliette sportive, scarpe da ginnastica (l'unico paio che possiedo, questa è una cosa che fa pensare....)
Il fisiatra martedì mi ha detto che tra un paio di mesi di fisioterapia sarò come nuova.
-Certo, non vada subito a correre-
Il mio aspetto tutoso deve averlo tratto in inganno.
-Mi sforzerò, dottore.-
La mia carriera di runner  è stata stroncata.

Ai fantastici 4 è passata la poesia della madre handicappata.
La sindrome da Heidi e Clara è terminata.
D'altra parte, quando ricominci a caricare la lavapiatti e a fare il sugo al tonno, si è perfettamente sani. Dovrebbero riflettere però sul fatto che riescono a schivare gli scapaccioni.
-Uffa, in questa casa faccio tutto io, non sono mica una cameriera- Commento in auge in questo momento.
Dovrei rinunciare allo scapaccione e colpirli con degli oggetti che non lascino il livido, ma massimizzino il risultato. Torte di cacca. Oppure spruzzargli addosso il sapone di marsiglia Chanteclaire, che ha una potenza di fuoco di almeno un metro e mezzo e non causa danni permanenti.
Le bambine hanno il compito di pulire le cassettine delle gatte. WonderWoman, schizzinosa com'è cerca di sottrarsi con scuse poco plausibili. CatWoman invece non vede l'ora di raccattare la cacca con i sacchetti per cani, scegliendo ogni giorno un colore diverso, e contemplando le defezioni prima di gettarle via. Non so per quale atteggiamento debba preoccuparmi di più.

Ho raggiunto un raggio di autonomia, fuori di casa, di 150 metri.
Posso raggiungere la farmacia, il BanglaChinaAfro market, il negozio Cinese.
Dopo un mese di segregazione il Cinese mi sembra un centro commerciale. 
Stavo per comprarmi delle scarpe fluo con zeppa e borchie dorate che odorano di petrolio.
Ho optato per due paia di pantaloni tutosi per andare alla fisioterapia ed illudere il terapista che sono una maniaca dello squot (non so cosa sia esattamente, ma lo trovo su pinterest unito alle foto di addominali femminili).
E piangere così la mia carriera di runner, ballerina, sciatrice, ormai rovinata.


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