12 marzo 2016

cose da imparare

Mentre ero in ospedale e pensavo a quell'attimo, al fatto che se avessi sciato solo un pò più a destra, o se non avessi fatto quella pista, (o magari non avessi bevuto il bombardino?) o se fossi caduta un attimo prima o uno dopo, forse....
In queste occasioni occorre pensare che non poteva accadere altrimenti.
Altro che sliding doors.
Se non fossi andata a sciare forse sarei stata travolta e schiacciata dall'onda anomala di abiti e cappotti aprendo l'armadio senza le dovute cautele, o più probabilmente inciampata nottetempo nel contenuto della cartella di Catwoman sparso sapientemente come ogni giorno sulla superficie tutta dell'ingresso, schiantandomi sulla porta.
E insomma, quando capitano queste cose (- sfighe -) arrovellarsi è inutile.
Bisogna imparare qualcosa da esse.
L'organizzazione famigliare. Dal letto dell'ospedale facevo schemi mentali e mi arrendevo ad una verità.
La necessità di chiedere.
E di delegare.
Ed essere precisi.
Tutte cose in cui non sono campionessa mondiale.
Ho pensato, questa può essere l'occasione per il salto di qualità per la Gfamily (tutti compresi), l'efficienza,la collaborazione, imparare dove stanno gli asciugamani.
E lo scottex.

Dopo 5 giorni sono tornata a casa. Non proprio in forma smagliante. La prima sera tentando di applicare la mi tecnica di missione verso il bagno appresa in ospedale, per una pipì, visto che il bagno è l'unica stanza in cui non entra la mia carrozzina, servendomi di vari appigli sapientemente posizionati ad uso deambulatorio, quando mi sono appoggiata, si è rotta l'asse del cesso sono scivolata, anche se per fortuna con una mossa degna di IndianaJones mi sono aggrappata al termosifone all'ultimo minuto.
Quando il Gmarito è accorso chiedendo cosa fosse successo, si è visto colpire in testa da un asse del cesso.

A parte questo episodio ho iniziato a muovermi in casa con la mia carrozzina, a fare cose lentissimamente, ad essere felice di riuscire a farmi un tè da sola. In cucina posso girare attorno al tavolo solo in un verso, nell'altro non ci passo, ho cercato una spiegazione astrofisica a tutto ciò ma non l'ho trovata.

I Fantastici sono stati affidati, nel loro peregrinare da scuola a casa, a catechismo, danza, tennis eccetera, a tantissimi amici vecchi e nuovi, tate, zie, nonne, che hanno mostrato una disponibilità incredibile che non mi aspettavo e non credo di meritare (ah, ma se avessimo solo ciò che meritiamo, sarei finita). Tipo non so, la scena finale di "La vita è meravigliosa" quando James Stewart viene salvato da tutti gli amici e conoscenti che hanno attraversato, anche occasionalmente, la sua vita.

Le mattine sono lunghe, ogni giorno faccio una piccola conquista (lavare le tazze, spazzare un pochino per terra, lavarmi i capelli- fondamentale-, tagliare le zucchine, cuocere un hamburger).

I Fantastici 4, i primi giorni erano piccoli crocerossini sul campo di battaglia pronti a dare la loro stessa vita (e anche la merenda) per salvare la povera invalida.
Dopo la novità, hanno smesso di immolare se stessi, e pur mantenendosi disponibili grazie a piccoli ricatti, hanno perso la loro aura di santità.
Sono stati previsti specifici compiti per ognuno di loro, ed è stato redatto un documento in sui si sanciscono precisi procedimenti da seguire, tipo manuale di decollo dello Shuttle.
Il procedimento del mattino, quello del pomeriggio, quello della sera.
Diciamo che i Fantastici non sono così meticolosi, lo Shuttle si sarebbe già schiantato, ma speriamo che con la pratica e la ripetitività si abituino, come fanno le scimmie.

I pomeriggi, quando tornano tutti e quattro, sono i più duri.
E anche certe notti.
Ma ci sto lavorando.

Il Gmarito è fattivo, pur essendo piuttosto schienato. Parla di vacanza. Da solo. E si addormenta alle 11 di sera. Cosa inusuale.
Percependo il momento di emergenza famigliare, reagisce comprando cibo. Quando va a fare la spesa è sostanzialmente accaparramento prebellico. Precedentemente ha standardizzato la questione della cena, facendo ciò che ha teorizzato dall'inizio del matrimonio, ovvero creando un menù fisso perenne.
Si rifiuta di usare la lavapiatti, lava i piatti a mano.
Io apparecchio la tavola coi piatti di carta, e lui lava pure quelli.

Per tutto il resto c'è la mia Santa colf, Bija. Con forze, energie e carica sovrannaturali.

Ah, e ho imparato a farmi le punture nella pancia.




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