27 maggio 2016

genoma G


Megamind è come me e suo padre messi insieme

Cioè messi insieme i difetti

I pregi invece sono inediti e sono tutti suoi (non è la versione del gmarito, ma che apra un blog pure lui, la G-version, se vuole dire la sua)

Insomma Megamind è smemorato, con poco senso dell’orientamento, misantropo. Come me. Sulle nuvole, pieno di rovelli, introverso e (sempre) smemorato (come suo padre).

Ieri ha dimenticato le chiavi di casa.(A casa) Chiavi con cui doveva entrare in casa una volta uscito da scuola, uscendo io dal lavoro dopo di lui.

Ieri l’altro ha dimenticato il cellulare. (a scuola)

Ergo, era senza chiavi e senza telefono.

Allora ho chiamato la scuola e gli ho detto di venire qui al lavoro da me che saremmo andati a casa assieme.

E di recuperare il cellulare.

E gli ho ricordato la strada che per inciso sarà un minuto e mezzo di strada a piedi. (6 minuti con la gamba di legno).

Stimavo arrivasse qui al più tardi alle 13.40.

Alle 14 non era giunto.

Il cellulare era spento. (ah, ecco l’altra caratteristica paterna, che o non risponde perché il telefono è spento, o non risponde perché è silenzioso).

Me ne sono rimasta -stranamente(per la mia indole)-tranquilla. Già sapevo cosa era successo:

1)      Si era completamente dimenticato di non avere le chiavi

2)      Si era dimenticato che doveva venire qui

3)      Si era dimenticato di accendere il cellulare e/o forse l’aveva dimenticato di nuovo a scuola

Il mio collega vigile alla centrale radio è entrato nel panico, che voleva mandare una pattuglia a cercarlo.

Ma io, conoscendo il mix genetico, ho atteso. Stranamente,ripeto ,(per la mia indole) ero tranquilla.

Alle 14.05 è suonato il cellulare.

-Mamma sono io-

-Eh.-

-Mi sono dimenticato di non avere le chiavi. E poi, mi sono dimenticato di venire lì…-

- E perché non riuscivo a chiamarti sul cellulare?-

-…mi sono dimenticato di accendere il cellulare-

-ok torna verso qui che ci incontriamo a metà strada-

Ho tranquillizzato il collega e gli ho portato un bicchier d’acqua, mentre soffiava in un sacchetto di carta.

Con la mia gamba di legno, non eravamo proprio a metà strada.

E l’ho visto là.

Col maglione di lana e 26 gradi all’ombra. Troppo pigro per toglierlo. Tutto sua madre.

E con una cartella di 54 kg (il mio peso forma) perché per non dimenticare nulla, meglio portarsi dietro l’universo mondo. Tutto suo padre (e il suo zaino da 120 libbre).

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