5 ottobre 2016

colloqui scolastici


Colloqui.

Non è ancora tempo di colloqui, ma con l’inverno, arriveranno anche quelli.

Come l’anno scorso.

WonderWoman.

La maestra di italiano è esattamente WonderWoman tra vent’anni.

-Signora, sua figlia è ancora in spiaggia a raccogliere le conchiglie-

Oppure:

-Signora, sua figlia la chiamiamo figlia dei fiori. Perché lei in classe, va scalza. No, ma va benissimo, eh. Si vede che si sente a suo agio.-

CatWoman

Sostanzialmente mi guardano con compassione e mi dicono:

-Sua figlia è bravissima, ma anche a casa è così, povera mamma (sua)?-

Non so cosa intendano per così come, ma di certo a casa sarà peggio.

-…nel senso così disordinata-

Ecco. -Sì, a casa è peggio-

Megamind.
Alle medie ci sono i prof.

Entro in classe e all'improvviso sono in terza media e non ho studiato i confini dell’Uruguay.

Le prof hanno una faccia che, come la guardo, mi sorge un dubbio:

Oddio, mica mi chiederà l’analisi grammaticale?

Poi mi apostrofa con:

-Signora.-

Ed esco dall’incubo.

Ah, no ecco. Giusto. Sono una madre, una cazzutissima madre, ecco, anche se sono seduta su una seggiolina bassissima con le ginocchia che toccano il piano di legno del sottobanco e dall’altra parte c’è la prof, siamo pari.

Due adulti. Anche se uno dei due non sa i confini dell’Uruguay.

-Signora suo figlio è proprio bravo, sa. Educato, studioso, ha molti interessi, fa domande, interviene. Complimenti.-

E io mi vanto? Sorrido? Gongolo? Faccio un discorso in cui elenco il nostro impegno genitoriale, la nostra educazione improntata sul senso del dovere?

No, io balbetto: -ah, si, ah? Si? Ma davvero? Ah, son contenta. Tutto merito suo eh.  Ma quindi, niente da dire, cioè, qualcosa in cui può migliorare…-

- Beh, magari si dimentica un po’ di cose a casa-

-Ah, beh, in questo ha preso da me-

Ecco, che sia ben chiaro, sono responsabile solo dei difetti dei miei figli.
 

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