La vera liberazione della donna sarebbe potersi permettere
di uscire da tutti i gruppi what’s up senza essere ostracizzata e considerata
una sociopatica. Già durante l’anno i gruppi sono un minestrone assortito di:
faccine (che sostituiscono l’alfabetizzazione)
lamentazioni bibliche
foto di divisioni in colonna, diari, pagine di libri,
la catena di S. Antonio “questa
è vera devi leggerla assolutamente o ti capiterà una cosa davvero brutta”
2% di informazioni utili disseminate e mimetizzate tra foto
di gattini, emoticon e dita in varie posizioni;
A Natale, si raggiungono dei livelli davvero surreali.
Una mamma chiede la data della recita.
Riceve: una faccina che piange. Una faccina che fa l’occhiolino.
La foto di un figaccione con un pacco regalo disegnato sulle mutande e il
cappello di babbo natale, un video di un balletto di folletti natalizi che
ballano con la faccia di Renzi, la rendicontazione di tutti gli addobbi
natalizi realizzati in casa di qualcuno, il presepe fatto con la pasta e infine
la sospirata data della recita
dopodichè si susseguono:
-manina con il simbolo dell’OK- un like, -faccina col bacio-
grazie- thanks- grazie- grazie- grazie- grazie- grazie- grazie- grazie- grazie-
grazie- grazie- grazie- grazie- mazzo di fiori-grazie 1000- grazie- ok- faccina
col sorriso-
e poi:
-scusate, apro ora what’s up, ci sono 85 messaggi qual era
la domanda?-
-video di renne che cantano bianco natal-
-foto del presepe-
-data della recita-
- ah. Grazie…-
E via di seguito.
Io personalmente sono in una face sociofobica, lo ammetto. So
che si avvicinano fantomatici aperitivi-apericene-pizzate di mamme e mi sentirò
in dovere di andare, non andrò, e quindi mi sentirò in colpa. E’ che
francamente, non riesco ad immaginare argomenti di conversazione che possano
essere diversi da quelli che presumibilmente saranno: pettegolezzi, compiti
delle vacanze, critica agli insegnanti, la mensa (ah, la mensa piace di brutto), a che punto siamo col programma. Tutti
argomenti su cui non sono informata, sostanzialmente.
Preferisco di gran lunga una uscita con una/due amiche che
solo incidentalmente sono le madri di compagni di classe di figli.
Si avvicinano pure le recite, per la precisione, dal 21 al
22 ho 2 saggi musicali, tre recite, un saggio di ginnastica artistica tutti
dalle 14 alle 17, che naturalmente si
accavallano tra loro.
Considerato che lo Stato deve essere laico per non offendere
nessuno, che i crocifissi vanno tolti dalle scuole, che vendono i calendari dell’avvento
di StarWars (avvento de che? Della Morte Nera? Di Yoda?), che pure in inglese
al posto di Christ meglio scrivere una X, che il Natale è ormai una annacquata
festa della Famiglia, la quale famiglia, stando al pensiero unico imperante, è
un qualsiasi agglomerato di persone che nutre dei buoni (non meglio definiti)
reciproci sentimenti (quindi pure la zitella gattara che vive con 14 gatti può
definirsi tale), io qui propongo di abolire, formalmente, come festività
nazionale, il Natale.
Lo festeggi chi è credente. Mica ha bisogno che venga
riconosciuto dallo Stato. Che la scuola rimanga tranquillamente aperta. Che si
facciano piuttosto le vacanze invernali come in Francia, così la gente può
andare a fare la settimana bianca, o fare il presepe usando le statuine degli
avengers, che ci sia un po’ di coerenza e si riveli infine l’ipocrisia per
quello che è.
Lo so, divento così.
Il Natale è una festa meravigliosa per il suo significato
intrinseco. Per riscoprirla vorrei toglierle di dosso tutte le cianfrusaglie
che hanno appiccicato addosso.
E tornare alla capanna. Magari di cartone.
Intanto ieri abbiamo fatto il presepe, con l’aiuto di
Megamind che ha progettato le casette in modo che stessero in piedi, e con la
collaborazione di Catwoman che tra una crisi isterica e l’altra mi ha aiutato a
montarle. Intanto il Gamarito, contribuiva al bianco natal ritinteggiando la
sala, perché si sa, la tempistica della Gfamily è leggendaria. Noi, si pittura
all’Immacolata. (Noto ora una certa coerenza, in effetti).
Per l’albero, dovremo aspettare che la sala sia praticabile.
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