Quando aprono
i portali della scuola alle 16.46, un’orda di madri si precipita dentro.
Nella mano
stringo una lista con i nomi delle prof e accanto la relativa materia. Perché non
li so, ovvio.
Intorno a me
tutte le altre madri si disperdono velocissime come formiche per i corridoi
della scuola, ovviamente aduse all’ambiente, al contrario di me, che già non mi
ricordo più da dove sono entrata dopo avere svoltato a destra una sola volta.
Cerco un
volto amico. Il bidello. Ingenuamente commetto il primo errore. Chiedo dove sia
la classe di Megamind. Al terzo piano. Il terzo piano è buio. E vuoto. La classe
sua è parimenti buia e vuota. E’ ovvio, perché alle medie i colloqui non sono
quelli delle elementari. Torno giù. I corridoi sono deserti. Le <altre>
madri sono esperte. Hanno fatto un corso. Si sono procurate clandestinamente l’Elenco.
L’Elenco è la
chiave di tutto. Nell’Elenco ci sono indicate le aule. E le due professoresse-
in quell’aula- che danno il colloquio. Incrociando i dati, la planimetria
scolastica che avranno hackerata dal sito dell’ufficio del catasto, con i nomi
dei prof, loro sapevano dove andare senza neanche passare dal bidello.
Perché l’Elenco,
ce l’ha il bidello. Anche Lui sa.
Io, no.
E quindi
quando arrivo all’aula dove stanno la prof di inglese e quella di matematica c’è
già una fila modello Poste Italiane il giorno della pensione.
Apprendo in
quel momento che la fila non è unica per entrambe le professoresse, ma finito
con una, ti rimetti in un'altra coda per l’altra.
Una cosa un po’
kafkiana, ma ci si consola pensando che mal comune mezzo gaudio. Dopo un’ore a
due colloqui di circa 4’ ciascuno, mi dirigo verso la coda più corta
disponibile. Tecnologia.
Ormai mi sento una veterana. In tre
minuti avevo finito.
-Cos’è quella fila corta lì-
-ginnastica, cioè. Scusa. Motoria-
-Ah, beh, quasi quasi visto che non c’è
fila ci vado, così poi me ne resta solo uno, e lo depenno dalla lista-
Un gioco di
ruolo, praticamente.
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