23 marzo 2017

il lieto fine del Cenerentolo


Piter.

Mi sembra una settimana fa che dicevi TEMAGHINO e giocavi coi Duplo.

Mi sembra ieri l’altro che sei andato a fare il Cenerentolo sulla riviera Romagnola, in cerca di te stesso.

Mi sembra ieri che sei venuto a trovarci nella nostra ridente cittadina limitrofa alla svizzera, e al tavolo della cucina (teatro ormai consolidato di tutti i più importanti eventi/ rivelazioni/ confessioni/ drammi e conquiste) abbiamo parlato di possibili scelte (realmente) creative per il tuo futuro e mi è venuta in testa (e dunque) dal nulla, come una scritta lampeggiante: infermieristica. (Quando le cose escono dal nulla, c’è sempre Qualcuno che ci sta dietro, fidati della vecchia sorella)

Anzi-ti confesso- prima mi era venuta in mente ostetricia, per evidente deformazioni esistenziale, ma all’immagine di te che gridi – Spinga tesoro! Così! Bravissima!- davanti a due gambe aperte e nel mezzo di urla beluine, mi sono corretta subito.

Visto che siamo abituati al fatto che i consigli che diamo di regola non vengono mai seguiti, esattamente nello stesso modo con cui tendenzialmente non seguiamo i consigli altrui per una sorta di masochistico desiderio di sguazzare nella palude del lamento in cui siamo immersi, il fatto che tu ti sia catapultato a Milano (baluardo dell’emancipazione, evidentemente) e abbia iniziato a studiare cose misteriose che avevano a che fare con la dinamica dei fluidi, la matematica e altre scienze esatte cui non eri aduso, mi ha sorpreso come una rivelazione. (tralascio psico-implicazioni autobiografiche conseguenti).

Era un appuntamento al buio, e forse proprio per questo, non immaginando di dover assistere a visite del proctologo o altre amenità che preferisco non sapere, è stato un successo.

Hai avuto paura di subire delle amputazioni, in realtà ora sei superdotato.

(Non ti montare la testa cinta d’alloro, adesso).

Ieri eri molto fico, e quando hai iniziato a discutere la tesi ti ho visto davvero completo. Sempre tu, ma con più app installate.

Poi andare a Milàn e rivedere il parco del Poli dove pomiciavamo (con parsimonia per non turbare gli ingegneri presenti) io e il G-fidanzato, piazzale Gorini e l’obitorio (ricordo che la sera le vetrate lattiginose in stile inizio secolo scorso erano sempre illuminate e passandoci vicino immaginavo di vedere all’improvviso la mano di un morto-resuscitato-zombie appoggiarsi al vetro, perché la realtà è troppo noiosa): mi sentivo una 40enne in gita.

Mi hai fatto bere uno spritz senza mangiare niente (cioè in tutti questi anni ancora non hai capito che a Milano con un aperitivo da 5 euro puoi mangiare l’impossibile al buffet?) cosicchè mi sono ubriacata e ho detto cose idiote ai tuoi amici gggiovani che mi avranno guardato come una babbiona di mezza età.

E poi ho capito che si può essere sostanzialmente di bravi ragazzi sani di mente nonostante le boiate pazzesche, sessuali, grottesche ed inquietanti che pubblichi su Fb, in modo che non mi verrà la paranoia materna quando controllerò il profilo dei miei figli di nascosto.

Capisci?

E poi ricordati che sei padrino di superMario.

Oltre che l’infermiere della mia vecchiaia.

Anzi, il CARGHIVER.

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