28 marzo 2017

Destinazione: altrove


Stranamente non ho fatto fatica ad alzarmi, addirittura alla terza sveglia delle ore 5.20. Mi sono mossa silenziosamente nella casa dormiente. Svegliare e vestire solo se stessi è galvanizzante. Fuori, la notte fonda. Ho messo in borsa generi di prima necessità. Il libro su Caravaggio ragalatomi dal Gmarito per elevarmi culturalmente, partafoglio, documenti, occhiali da vista per leggere i cartelli toponomastici. Ho preso il treno delle 6.08 direzione DeretanoDelLupo, un treno vuoto, che percorre l’ultimo tratto della notte. Scendo ad una stazione spersa, nostalgicamente anni ’40, con le vetrate del bar interno che spandono una calda luce gialla nella campagna che si sta svegliando.
Appena prima dell’alba percorro a piedi un tratto di strada verso la Stazione delle Nord, che si affaccia indifferente sul lago. Gli uccelli cantano già, la luce si intuisce dietro alle colline.

Sono in libera uscita. Mi sento come gli uccelli che cantano dentro agli alberi neri. Prendo il secondo treno, devo tenere duro finchè non potrò fare colazione. Quando scendo alla mia destinazione, sbaglio subito strada, giusto per non smentirmi mai.
Bastava fare 15 passi davanti a me e poi 20 girando a sinistra, e mi sarei trovata all’ospedale. Invece mi sono ritrovata sulla statale senza marciapiede.
Il mini ospedale è come me lo ricordavo quando ci è nato SuperMario. Sono qui per banali visite ed esami, e mi sento in gita, perché ci sono venuta in treno (fossi venuta in auto ora mi ritroverei a girare intorno ad una rotonda in zona industriale a 30 km da qui).
Spero che l’attesa per l’esame del sangue sia lunga, almeno fino al primo capitolo del libro.
Mi crogiuolo nei 35 gradi ospedalieri, sprofondo nella lettura.
Dopo il prelievo mi concedo il rito della colazione post-prelievo, che deve essere peccaminosa, in base all’equivoco che se ti prelevano 10 cc di sangue, hai immediatamente bisogno di assumere 1500 calorie sottoforma di cappuccino e brioche ipercalorica, notoriamente alimenti ricchi di ferro. Torno in ospedale con la glicemia traboccante, e aspetto per il secondo esame, leggendo, mentre infermieri come angeli passano per i corridoi probabilmente senza quasi toccare terra. (Lo si sa, che amo gli infermieri)

Quasi quasi mi fermerei per la notte, in uno di questi corridoi dai colori pastello, ci sono pure i bagni in camera e mi ricordo che la colazione non era male. Invece tutto si conclude abbastanza velocemente, sono arrivata solo fino all’influenza spirituale e politica del Cardinal Borromeo nella Milano del 1600, che mi tocca andare a prendere il treno.

Forse potevo fare la cresta a questa scampagnata, fermarmi sul Lago e godermi il sole, e tornare appena prima di cena. Ha vinto la Madre che è in me, così- in versione assonnata e narcolettica- sono arrivata in tempo per prendere i Fantastici a scuola.

-Beh. Cosa ci fai qui? Guarda che oggi è il giorno che vado a catechismo da sola con i miei compagni- WonderWoman c’ha l’ormone a fasi alterne, ma CatWoman e SuperMario erano felici della sorpresa.

Poi ho bevuto molti caffè.

Se una giornata all’ospedale diventa una vacanza, vuol dire che la tua vita è interessante. Quantomeno.
 

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