11 dicembre 2017

Zagreb

Cosa potrei dirvi di Zagabria.
Potrei dirvi innanzi tutto che non è la Siberia, contrariamente a quanto credessi.
E che un buon 65% degli indumenti da spedizione in antartide (calzamaglie, sottotuta da sci, sottoguanti, passamontagna, calze termiche in lana merinos, paraorecchie, sciarpe, doppi pile, maglioni e doposci) che avevo messo in valigia sono risultati superflui.
D'altro canto, il giorno in cui la temperatura è scesa sottozero, CatWoman ha pensato bene di lasciare nell'armadio cappello e sciarpa in quanto io non l'avevo avvertita che ci troviamo in inverno.
Quindi abbiamo raggiunto un obiettivo straordinario: avere valige per una settimana in una base sovietica siberiana, e sorbirsi i Fantastici che si lamentano per il freddo.
Tranne Mario, che- in quanto ancora infante- gode del principio secondo cui se la Madre ha freddo (ovvero sempre) IL BAMBINO deve coprirsi.
Inoltre potrei dirvi che non c'è l'euro, cosa stupefacente e che abbiamo scoperto quando, guardando una vetrina che esponeva maglioncini ibernati negli anni '90 su manichini sovietici, abbiamo visto inspiegabili prezzi a tre  cifre, prima di capire che si trattava di Kune.
Un rapido calcolo a mente con una app scaricata al volo ci ha rassicurato sul cambio decisamente favorevole.
Zagabria ha degli efficientissimi accertatori della sosta. Era nostro punto d'onore per apprezzare appieno la loro cultura (ed incrementare l'economia) prendere anche una multa croata.
Zagabria non se la tira.
Quanto a bellezza, potremmo definirla la ragazza della porta accanto nel condominio delle grandi capitali strafighe europee. Forse è per questo che mi è piaciuta tanto: mi ci ritrovo.
Bella dentro, per davvero: una volta penetrati oltre le periferie, solo intraviste, stupisce per la sua aria acqua e sapone.
Molti bellissimi palazzi sono fatiscenti, e pare che io sia una delle poche persone che riesca a trovare affascinanti i palazzi vecchi un pò abbandonati a se stessi, perché come visi rugosi, hanno qualcosa da raccontare, hanno vissuto tante vite (sempre che io non debba abitarci.)
Tutto ciò pare un pò ipocrita, ma è solo occhio d'artista.
Potrei dire che ci sono un sacco di parchi, aiuole e piazze, che i croati sono persone allegre che amano gli Italiani, e questa è una cosa tristemente rara all'estero.
Facendo un paragone esteticamente riduttivo potrei dire che è un incrocio tra Praga,
 Budapest e Vienna.
I Fantastici si sono entusiasmati per lo straniamento dato da una lingua sconosciuta, dalle Kune, dal cibo differente.
Il nostro appartamento, in un meraviglioso palazzo splendidamente semifaticente, era carino e molto curato.
Abbiamo visitato musei, camminato moltissimo e mangiato altrettanto.
Il pasto maggiormente apprezzato dai fantastici è stato lo pseudo MacDonald croato a cui siamo approdati per disperazione dopo una peregrinazione infinita.

Ogni Fantastico aveva il suo metro di valutazione:
Wonder valutava ogni luogo/museo/locale in base alla presenza del Wifi.
CatWoman comparava prezzi facendo il cambio euro-kuna al volo.
Megamind puntava alla pausa-cibo.
A superMario bastava avere cibo ogni 30/40 minuti, poter sparare ai cloni, o giocare con le macchinine.

Il Gmarito non voleva uscire da nessun museo finchè l'ultima scritta non era stata letta e l'ultima legenda consultata.


Nessun commento:

Posta un commento