11 aprile 2018

il tradimento delle merendine e delle stagioni

La primavera è come le merendine dei distributori.
Che nella foto sono gonfie, RIDONDANTI, ricoperte di zucchero a velo, perfettamente lievitate, da cui deborda una ricca crema gialla.
Poi apri la confezione, e dentro trovi delle mummie rugose che a confronto Tutankamon è un fiore, lo zucchero a velo rivela la sua presenza solo nell'appiccicaticcio della superficie, il ripieno è una cacchetta vischiosa, il primo morso ha il gusto della promessa ancora una volta tradita. Perchè ci ricasco tutte le volte, è la fame.
Ecco, la primavera è così.
Dopo il lungo inverno, come una bambina sciocca, aspetto un marzo costellato di primulette, tiepido sole, colori pastello, così come suggerito dai coniglietti saltellanti in verdi praticelli sui depliant dei supermercati.
Arriva marzo, e trovo ancora la brina sul vetro della macchina, continuo a portare quel maledetto piumino, piove, uso ancora le coperte invernali, mi congelo quando esco dalla doccia.
Ma tengo botta. Si sa, che marzo è stronzo pazzerello. E poi- mi dico- le giornate si allungano.Devo solo avere pazienza. 
Arriva aprile. Mi ha illuso con due giorni di sole. Tiro fuori il cappottino di lana leggero. Penso con ottimismo che potrò finalmente sfoggiare quella giacchetta verde smeraldo che ho comprato a febbraio (questa cosa che a febbraio ti illudono con la collezione primavera estate è davvero sadica).
Esco di casa baldanzosa con i famosi capi da mezza stagione che non vedono mai la luce del sole in quanto sono appunto destinati a restare nell'armadio 11 mesi all'anno.
Fa un freddo porco, ma io cerco di fare resistenza passiva. E mi dico: è solo un'impressione. Non può fare così freddo.
Cerco di autoconvincermi che faccia quasi caldo. I monaci buddhisti lo fanno.
E poi, piove.
Piove, piove, piove, senza alcuna redenzione.
Pure i monaci tibetani si perderebbero la postura zen.
Il cielo è plumbeo, tutto è fradicio e trasudante umidità, grigio.
In ufficio hanno spento i caloriferi. 
Mi rassegno e tiro fuori dall'armadio di nuovo il piumino, dicendogli delle parolacce.
-Con che ce l'hai?-
Mi chiede il Gmarito
-Con il maledetto piumino-
-ah.-
E' molto sollevato.
E intanto la beffa è che devo programmare le ferie estive coi colleghi di ufficio.
In giro per la città guardo con odio i cartelloni pubblicitari di donnine seminude , e nelle mail trovo continua spam che blatera di prova costume.

Questa si chiama pubblicità ingannevole.

1 commento:

  1. Sai cosa mi racconto per non sbroccare contro sto tempo infame? Che almeno quest'anno non ci saranno problemi di siccità...

    RispondiElimina