12 giugno 2018

luoghi sociali

Megamind ha l'esame di terza media.
Debbo dire che mi sembra un esame molto serio e anche molto più difficile di quello che diedi io ormai un numero incalcolabile di anni fa.
O forse la mia disistima è retroattiva.Nulla di ciò che ho fatto in passato è stato veramente impegnativo, dato che sono inetta.
A parte forsel'esame di maturità.
Ma a distanza di tempo non mi sento più degna nemmeno di averlo superato, dato che mi pare di avere dimenticato tutto, o forse non ho mai saputo davvero mai nulla.
Ho la sindrome dell'impostore.
Nei sogni, mi cade la maschera, e allora qualcuno di autorevole sentenzia che devo ridare tutto l'esame. Che è nullo.E io naturalmente so che hanno ragione.
Ma ritorniamo a Megamind.
Asociale di ritorno.
Ovvero asociale per pigrizia.
-Megamaind, allora ci vai alla festa di Tizio e Caia?
-Quella pizza in piscina?
-esatto-
-non so-
-Non sai! E' una festa! Dai, vai-
-Ma ho l'esame, devo studiare-
-Ma dai!-
-...E poi la piscina. Il caldo...-
-Embè?-
-Non so...- Aria annoioata che dice : prendimi a ceffoni, ora.
-Ascolta entro stasera mi devi dire se ci vai. Che se ti devo portare (due palle) mi devo organizzare, visto che- per inciso- domenica abbiamo duemila impegni tra cui le tue prove chitarra e il tuo concerto chitarra.-
Passano tre giorni.
Megamind:- allora Madre, domenica ricordati che mi devi portare alla festa.-
-Che festa? - (tre giorni sono lunghissimi, considerata la densità di impegni che vi si accumulano. Tutti dei Fantastici 4 ovviamente)
-Quella in piscina-
-MA SE MI HAI DETTO CHE NON ANDAVI!-
- Ah, no. Dai. Andavo. Però non porto il costume. Però non faccio il bagno in piscina. Però dovresti venirmi a prendere prima. Alle 15.30.Per studiare.-


In un torrido e desolato pomeriggio domenicale alle ore 15.00, appena tre ore e mezza dopo averlo ivi accompagnato, sono andata a prenderlo alla detta festa in piscina.
Quando sono arrivata aveva un costume (non suo), giocava a calcio (attività a lui totalmente inedita), chiedeva di poter rimanere e che, no, non aveva pensato che poteva usare il suo cellulare per avvertirmi prima. Perchè non lo trovava più. E che inoltre non sapeva nemmeno che ore fossero.
Perchè non aveva portato l'orologio.
Ho resistito molto eroicamente alla tentazione di strangolarlo davanti a tutti.
Poi ho apprezzato che abbia prevalso un sano desiderio di baldoria ereditato da suo padre a dispetto della sociopatìa cronica derivante dalla Madre.
Per me quel posto ero l'inferno in terra.
Ettari di prati disseminati ovunque di gente semisuda spiaggiata, bar e ristoranti gremiti di gente, nella piscina una densità umana di una persona al metroquadro, che praticamente fai prima a stare a casa ed entrare in un tino pieno d'acqua, musica altissima con ragazze in costume che ballano sopra un cubo per la gioia degli astanti.
Bambini urlanti, stuoie ovunque,caldo, umido, confusione, disarmonia.
Tutto ciò a pagamento.
Cioè, la gente paga per stare in un luogo infernale.
Ma si sa, io sono sociopatica. Ero già sfinita solo dopo essere entrata e aver vagato per mezz'ora in cerca di mio figlio, disperso chissà dove, tra tutta quell'umanità stipata e sudante.
Non sono snob.
Odio solo un pò la gente. Che mi sta troppo vicino.


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