30 giugno 2019

fermo-immagine

A volte capita che la tua vita ti sembri quasi perfetta, o comunque in equilibrio,un equilibrio precario come tutti gli equilibrii, che altrimenti si chiamerebbero paludi, o statiche pianure, o morte civile, a scelta.



Una vita a cui non toglieresti nulla e non aggiungeresti nulla.
Hai passato momenti difficili, dolori sopportabili e anche quelli che pensavi sarebbero stati insopportabili, sei stata stanca, talmente stanca che sei arrivata a desiderare il riposo eterno senza  bacio di nessuno che ti svegliasse, neanche Paul Newman, ovvero l'uomo più bello del creato.
Hai raggiunto una certa stabilità emotiva, almeno apparente, un pochino più di libertà, addirittura quella di andare via da sola per due giorni-quasi tre.
Trovi tempo per metterti la crema anticellulite anche una volta al mese, fai ginnastica, leggi dei libri, ti avventuri anche a leggere dei saggi culturalmente rilevanti, a sprazzi capisci anche.

Allora arriva la paura, quella di perdere questa presunzione di felicità tranquilla, quella in cui ti sei arroccata, rinunciando di certo a grandi sogni eroici, una felicità sicura senza sorprese, un pò mediocre, ma raggiunta  mettendo insieme solo cose buone, il matrimonio, l'ammmmore,  tanti amici, tutti 'sti figli, il lavoro, orizzonti piccoli e rassicuranti,  la casa che finalmente ha una certa parvenza di dignità e pulizia, insomma: tante piccole cose fatte bene, di cui puoi andare fiera.

La paura è quella più irrazionale che su di te ora si abbatta una sciagura; oppure un paura più piccola e meschina: che arrivi qualche fastidio che rompa la boule de neige in cui hai messo la tua piccola vita, quella in cui nevica solo quando l'hai deciso tu.

E come si vincerà mai questa paura, dico io?
Rompendo lo schema fragile di una felicità tranquilla e piccola  in cui mettiamo tanto sforzo nel lasciare fuori ogni possibile fastidio e fatica e sassolino.
Una vita in cui cerchiamo solo di preservarci.

Un giorno durante un funerale (allegria! lo so, comunque una persona anziana che come si suol dire aveva vissuto la sua vita) ho sentito questa riflessione:
"quando una persona muore, è come se venisse scattata la fotografia di tutta la sua vita in una istantanea.
Allora, c'è un fermo-immagine. Nulla può essere tolto, e nulla aggiunto."

Mi piacerebbe il fermo-immagine della nostra vita?

Davvero non aggiungerei nulla?

questo pittore, precursore visivo di Hopper, lo adoro



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