C'è passata la poesia
delle mascherine in tessuto che fanno pendant con la bralette, la cravatta, la bandana
della pasta fatta in casa, del lievito di birra, del lievito madre
dei balletti sui terrazzi
dei cartelloni con scritto che andrà tutto bene
Siamo stanchi di commuoverci davanti agli eroi, e gli eroi farebbero volentieri a meno di questo titolo.
Abbiamo imparato qualcosa?
Si, l'abbiamo imparato.
Per esempio che siamo come bambini desiderosi di pensare che il pericolo è scampato con la prima schiarita, bambini che non ascoltano le Cassandre dei nostri tempi, perchè in fondo- ne siamo convinti- viviamo in un film americano in cui qualcun altro ci tirerà fuori dai pasticci, salverà il mondo.
Non può capitare a noi. Non davvero, non proprio a me.
E invece sì.
Capita che il tuo papà si ammala gravemente, e la pandemia lo rende lontano, vive in un luogo inaccessibile. E' quasi irraggiungibile, è in un mondo reale ma parallelo. Capita che persone che abbiamo amato muoiano, senza chiedere il permesso. Senza disturbare, quasi.
Capita che accadano tragedie a chi ci è più vicino, cose terribili, indicibili, cose il cui nome fa paura pronunciare ad alta voce.
Ecco cosa impariamo.
Che non sappiamo nulla. Che non controlliamo nulla. Ma siamo chiamati- non ad essere eroi, forse. Ma ad essere qui e ora. Consolare. Abitare ogni ora senza scappare. Immergerci nel dolore, berlo fino in fondo senza lasciare nemmeno una goccia, attraversarlo tutto, per tutto il tempo necessario.
Esserci gli uni per gli altri, perchè tutto è illusione, ma non l'amore e abbiamo bisogno di dire- e che ci venga detto- che più forte della morte, è l'amore.
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