9 giugno 2021

cose che finiscono e altre che non cominciano

 All'improvviso, ieri era l'ultimo giorno di terza elementare.

Un provvidenziale (in qualsiasi senso si voglia intenderlo) temporale ha mandato a rotoli la festa di fine anno al parco.

Così ci siamo fermati tutti nella colata di cemento del cortile della scuola dove i bambini hanno consumato la loro merenda a norma covid confezionata singolarmente, mentre il sole traditore sbucava subito dopo il piovasco generando, a contatto con l'asfalto, una nuvola di  vapore acqueo subtropicale. I bambini se ne fregavano del cemento, delle pozzanghere, delle esalazioni caldoumide, del pane e nutella che - forse ancora lo ignorano- accompagnerà tutto il resto della loro carriera scolastica elementare quale triste surrogato della torta della festa. I bambini si sono assiepati e assembrati, hanno corso senza costrutto, sono stati finalmente una vera classe, hanno infine fatto una foto senza mascherina.

Io invece avevo il magone. Il magone delle cose che finiscono. Il magone di chi si sente abbandonato, di chi non è pronto, di chi non ha completato l'iscrizione all'oratorio estivo, di chi non vuole pensare alle vacanze, ma che dico vacanze, nemmeno alla cena di stasera, di chi ha vissuto fino a ieri una vita sospesa, e a cui viene tolta ancora un altra certezza: figure rassicuranti, eroiche, come baluardi tra  me, la mia famiglia, SuperMario, e il caos totale, l'anarchia, lo sfacelo.

A me veniva da piangere.

-SuperMario, dai andiamo, non vuoi abbracciare il maestro Luigi?-

Ma in verità ero io, che avrei voluto abbracciare il maestro Luigi.

E dirgli di non abbandonarmi.

come si capisce il mood interiore non è dei migliori

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