8 settembre 2021

lettera a papà

 Caro papà,

sì lo so che sei morto, e sì, lo so che avevo giurato a me stessa che l'artificio retorico della lettera a chi non potrà mai leggerla non l'avrei mai utilizzato, ma sono giorni che ci penso e credo che se avessi uno psichiatra mi direbbe di assecondare questo desiderio (vorrei uno psichiatra solo per sentirmi dire di assecondare un desiderio, cosa che di solito viene considerata, chissà perchè, una brutta cosa).

Certo, la forma di questo blog non cambierà, non comincerò a raccontare la mia vita scrivendoti lettere posticce, anche perchè poi non potrei raccontare delle allusioni sessuali del Gmarito, sarebbe un tantino morboso. 

A dire il vero, pensandoci, ora che sei là, e vedi tutto e sai tutto ciò che accade, pensare alla mia vita sessuale mi crea un certo disagio. Suppongo ci siano anche lì delle clausole sulla privacy.

Sei morto il primo giorno d'estate, ed è bellissimo trovare un senso del tutto terreno in una circostanza come la morte, come se si volesse intravedere un disegno nella trama del tempo. 

Certo, ora sei in un luogo senza calendario e per te i giorni non hanno alcun significato, ma ricordo quando a Sfruz dicevi che giugno era il mese più bello, perchè la notte non arrivava mai, e il profilo dei monti era visibile fino alle dieci di sera. Ora sei entrato in un' estate infinita.

Il giorno in cui sei morto saresti stato fiero di noi. Siamo stati molto efficienti  e non abbiamo permesso che l'emozione e la stanchezza e il dolore offuscassero la nostra capacità decisionale. Non siamo stati a cincischiare, avresti detto. E in quei momenti mi pareva di percepire quanto ne fossi compiaciuto.

Tu hai sempre amato efficienza e rapidità, e ci siamo permessi il lusso di qualche scelta sentimentale, il tipo di legno della bara - abete, che ricordasse Sfruz-, i fiori gialli perchè era il tuo colore preferito. 

Però era chiaro a tutti che ciò che più era davvero significativo, l'avevi scritto tu, ed era il testo del tuo commiato:

 quello che so di domani

è che la Misericordia di Dio

sorgerà prima del sole.

Un santino senza foto, solo con una esile croce, l'essenziale, austero, senza fronzoli.

Ho sempre desiderato prima che morissi, che tu mi facessi fare una promessa. 

Che mi restasse come una traccia di vita.

Oppure semplicemente cercavo un altro modo (quello di fare giuramento ad un moribondo) per costringere me stessa ad assolvere qualche compito che trovo troppo faticoso per la mia debole volontà.

Giuseppe- che qui sul blog chiamo Gmarito- quando glie ne ho parlato mi ha detto che chiederti di farmi fare una promessa sarebbe stata una forzatura melodrammatica che avresti detestato.

Quindi o lui ti conosce più di me, oppure è solo il vantaggio di avere una visione maschile delle cose.

Da quando sei morto, papà, noi tutti fratelli, chi più chi meno, abbiamo capito che dovevamo in definitiva diventare adulti.

Immagino che questo ti deluda un pò, la verità è che a vent'anni quando mi vedevo nel futuro ultra 40enne immaginavo una personalità salda, sicura di sè, efficiente, responsabile, solida, matura. Ho solo imparato a sembrarlo. E non sempre, tra l'altro.

Però, mi sono cresciute le unghie, chissà forse il primo segno di maturità in me?

Al mare ti sognavo tutte le notti. Non eri morto, e io ti abbracciavo piangendo tutte le mie lacrime. Mi svegliavo sfinita.

C'è sempre stato un certo pudore tra noi nel manifestare da adulti l'affetto sul piano fisico. Non siamo mai stati quelli dei grandi abbraccioni. Contavano di più le parole, le finezze di certi gesti. 

E così, durante la malattia come avrei potuto abbracciarti, e piangere, tu che detestavi i commiati, e pur senza negare la drammaticità delle cose hai sempre disprezzato il melodramma? 

Non piango quasi mai. Mi pare di fare un torto ai miei figli. Mi pare che Giuseppe non mi possa consolare. Che senso ha piangere se nessuno può consolarti? Mi pare un dolore troppo privato.

Mi dicevi, quando mi vedevi:

Ciao Cate, sei in gran bellezza. 

Il complimento del padre è una cosa irripetibile, niente a che vedere con quello romantico: è il tuo sguardo che vedeva la mia immagine sovrapposta a quella della me stessa bambina, a tutte le età, mi vedevi intera.

Forse quando ci rivedremo, mi dirai ancora così.

Comunque, ora che lo sai, e che non puoi più arrabbiarti, mi faresti un regalo se mi facessi sapere, in un modo o nell'altro, quale promessa mi faresti fare. Per il mio bene.

Intanto ti saluto, in attesa di scriverti la prossima finta lettera (che chissà, forse potresti anche misteriosamente leggere).







2 commenti:

  1. Complimenti per la poesia, l’intensità, l’onestà (e lo stile! Scrivi benissimo, non smettere).
    Sento molto vicino quello di cui parli. Per quanto mi riguarda, se guardo alla storia di mio padre, al suo rapporto con noi figli, la richiesta di una promessa, per quanto inespressa, io riesco a trovarla

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  2. Grazie! Non credo di scrivere particolarmente bene, però mi è molto utile. Io, avendo natura irrazionale, resto in attesa di un segno inequivocabile che esprima questa promessa. Chissà.

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