Le recite di
fine anno. Ho già parlato lungamente dell’incubo della fine dell’anno
scolastico, che si porta dietro un corollario di impegni, scadenze, contributi
economici, cene di classe, cene di mamme, regali e altro, da moltiplicare (per
quest’anno ancora) per tre. Megamind ha finito la quinta, e a tagliare questo
traguardo, non c’è più l’esame, visto che è stato sostituito più o meno
intenzionalmente dalle Prove Invalsi, un sistema di valutazione Kafkiano in cui
non vengono valutati gli alunni, ma gli insegnanti, in base ai risultati degli
alunni.
Il risultato
è che le maestre suggeriscono ai bambini bravi di far copiare i bambini meno
bravi, travestendo il tutto da buona azione verso il compagno sfigato, con la
differenza che solo una settimana prima, la stessa buona azione veniva punita
con una nota sul diario.
Alla fine
della quinta, quindi, dopo avere superato le famose prove Invalsi, che tutti
chiamano INVALSE credendo che sia un modo per dire che non valgono una mazza, c’è
la festa della Consegna del Diploma.
(Il diploma
poi non c’è, ma bisogna immaginarselo)
Mentre mi
trovavo in questa aula-teatro con la temperatura e anche l’atmosfera di Marte,
ovvero incompatibile con la vita, mentre disperdevo da tutti i pori i miei sali
minerali e la mia pazienza, alle 15,30 di un pomeriggio estivo, avrei voluto
rendere pubbliche le mie domande interiori, a tutto lo stuolo di nonni,
genitori, zii, mentre una novantina di bambini salivano ripetutamente sul palco
a garantire ad ognuno una quota di celebrità, con recita di poesie, frasi,
pensieri, canzoncine, balletti, sketch.
Perché questa
festa assomiglia più ad X.factor, invece che ad una festa di fine anno? Perché i questi bambini indossano la toga e
il tocco, e se glie lo chiediamo non sanno dirti perché? Perché la scuola
Italiana, una volta considerata la migliore al mondo, scimmiotta liturgie che
non ci appartengono? Perché dobbiamo trasmettere agli scolari Italiani una
sudditanza culturale (in questo caso quella americana, che in altri contensti
non facciamo che criticare), invece di celebrare la nostra (che ne abbiamo pure
di più?) E poi, che c’entra la laurea, seppur americana, con la fine della
quinta? Un nonno a fianco a me diceva, mentre trasudava come un prosciutto d’agosto,
che ai suoi tempi, la fine della quinta era davvero un traguardo, la maggior parte
si preparava a lavorare, e solo due o tre proseguivano con la scuola. Eppure,
non c’era tutta questa celebrazione dello scolaro.
E perché non
finisce mai, che sono già due ore che sudo, e ancora continuano a salire
bambini sul palco (posso dire delle parolacce)?
Ah,
dimenticavo, c’è la consegna dei Diplomi, ognuno viene chiamato, e NON riceve
un diploma, però tanti applausi e foto, e filmini, e un po’ di notorietà. E
poi, c’è la canzoncina di inglese. E poi c’è la merenda. E forse, se non
andiamo al pronto soccorso, ce ne andiamo a casa, col tocco di cartone, e la
toga in sintetico, blu elettrico.
I ragazzini
sono contenti, li aspetta un’estate spensierata, la più spensierata della vita,
ed è questa la cosa che devono festeggiare. Perché la spensieratezza è il dono
dell’infanzia, una infanzia che comincia già a velarsi di maturità. (almeno
così dovrebbe essere)
Per farlo bastava una canzone in coro (CORO,
sottolineo), un gelato, e un bacio alle maestre. Perché festeggiare è importante, ma bisogna
anche saperlo fare. E sapersi pure fare delle domande.
Sono impopolare.
mi trovi d'accordissimo!!!!!! il tocco la toga........ da noi anche all'asilo ..... e lotrovo poco calzante!!!
RispondiEliminatroverei più giusto la consegna di un diploma "vero" perchè la quinta è la fine di un epoca che no torna più.... la fine diun rapporto scuola casa quasi familiare.....perchè poi con le medie cambia tutto...... sono gradni crescono e il rapporto con gli insegnatnitda parte di noi genitori rimane circoscritto ai colloqui !!!!!
siamoin due a essere impopolari
veronica