28 settembre 2015

il dovere della magica infanzia

Ho già pubblicato su Fb un articolo che ha un titolo molto controcorrente e anche un po’ polemico di una madre (i padri non si pongono mai il problema, in questo sta la loro superiorità, a volte) che dice sostanzialmente che è stanca di rendere magica l’infanzia dei propri figli, perché l’infanzia è già magica di per sé, senza l’intervento di noi madri pervasive ed insicure, e la magia si sviluppa proprio (anche) grazie alla noia. Semprechè i nostri figli abbiano il tempo di annoiarsi tra le mille attività che si trovano in agenda.
Pure io sono stata una vittima di pinterest, che se digiti feste di compleanno, ti escono foto di party in giardino (se non ce l’hai, noleggialo), piatti in tinta con torta (regolarmente home made, con pasta di zucchero e pasta interna colorata coi colori dell’arcobaleno, che ti devi fare un corso da pasticcere su Youtube per mesi, prima di riuscire in una imitazione dignitosa), regalini e cotillon a tema, giochi fantastici che prevedono creazioni di spade laser in cartone o tendoni da circo ricavati da lenzuola colorate.
Pure io ho costruito il gioco della pesca con i pesci di carta e la calamita, il garage delle macchinine usando 12 stecche di colla a caldo, con una scatola da scarpe, ho fatto robot di cartoncino con Megamind, cucito vestitini orribili per le bambole, fatto coi bambini tonnellate di biscotti.
Solo che non l’ho fatto per rendere magica la loro infanzia.
L’ho fatto perché MI DIVERTO. E sostanzialmente mi sento di nuovo bambina. E rendo magica la mia noiosissima adultità. (neologismo da inserire nel vocabolario, informare l’Accademia della Crusca)
In effetti, i miei genitori giocavano con me? Un po’ sì. Ma mi accorgevo che lo facevano perché si divertivano. Mio padre ha costruito col cartone castelli, case, ville, armature, spade, elmi. E lo faceva con la stessa cura, scientificità e precisione con cui scriveva un Ricorso, un dibattimento o come caspita si chiamano quelle cose da Avvocati.
Mi mamma ci ha sempre fatto i costumi di carnevale, e mi ricordo benissimo che, pur non sapendo cucire, si divertiva un mondo a tagliare metri di pannolenci (santo pannolenci che non si fa l’orlo) nero per farmi il costume da pipistrello a 7 anni. Era un modo per evadere, per farci contenti, per fare qualcosa di diverso dal lavare i maglioni di lana (con un procedimento lunghissimo che prevede sciacqui, risciacqui, strizzature con vecchi asciugamani, posizionamenti particolari sugli stenditoi, ed altre partiche che ho rimossoe  che ha tentato inutilmente di inculcarmi, ma io getto tutto nella lavatrice, che se c’è il programma lana, ci sarà un motivo, o no?).
Insomma, è vero. Non è un nostro dovere rendere magica l’infanzia dei bambini. Di certo, se c’è tutta questa sensazione che ciò sia necessario, un motivo ci sarà. Io ne ho individuati alcuni.
1.       I bambini non c’entrano una cippa, è l’ego smisurato delle madri, che poi devono farsi belle sul FB, su Pinterest, su Wazzap, e sui loro Blog. (e qui ci sono dentro pure io, mea culpa. Lo specchio di Narciso sono i Social. Che poi mia figlia manco si è accorta, alla sua festa dei 6 anni, che la tovaglia era intonata coi piatti)
2.       Abbiamo un po’ la sensazione che i nostri figli non sappiano divertirsi, e la causa deriva da un tipo di vita che è cambiato, inutile raccontarsela. O abiti in un micropaese che è ancora inserito in una bolla temporale degli anni ’50, oppure, se abiti in un casermone a Milano, le corse nei prati a caccia di cavallette, i giochi di cortile, guardie e ladri cogli amici, te li scordi, se non vuoi che il bimbo sia rapito da un pedofilo o adescato dalla cosca mafiosa del quartiere.
3.       Se li forniamo di 20 dispositivi elettronici di intrattenimento (che ci garantisce silenzio e assenza di litigi, perché vedo che in media chi ha tre figli, compra TRE nintendo, rendiamoci conto please), poi possiamo forse stupirci se non giocano con un semplice scatolone di cartone immaginando che sia una navicella spaziale? Dobbiamo insegnarglielo noi, e poi loro andranno avanti da soli.
4.       Noi madri abbiamo troppi sensi di colpa riguardo ai nostri infanti. Non siamo responsabili del loro divertimento, se comunichiamo loro questa sensazione, siamo fottute. E loro pure.

Noi vogliamo tutto. I figli felici e sempre impegnati, popolari tra i compagni grazie a feste spettacolari, figli che sono bravissimi nello sport, camerette da rivista con tappeti intonati a giocattoli in legno progettati dai designer scadinavi, figli creativi e sorridenti, che non sporchino però con la farina con cui fare la pasta didò home made.

Insomma, molliamoli. Facciamo almeno due figli così giocano tra loro. Costruiamo casette di cartone, se ciò ci diverte, o per evitare che si recidano la giugulare con il taglierino. Troviamo il giusto mezzo, che sennò sentiremo sempre inadeguati sia i nostri figli che noi stesse.

Non ci si sente un po’ liberate?

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