23 settembre 2016

le coseguenze di vivere la tua vita


Questo è il momento più duro.

L’inizio della salita sulla china ripida della vita quotidiana. Le cose da fare si mettono in fila come creditori esigenti. Poi ad un tratto, appena volti le spalle mi saltano addosso soccombo sotto un mucchio di mostri neri e pieni di peli di gatto. Faccio i letti e poi passo ore a raccogliere.

Come le briciole di Pollicino.

Invece io raccolgo mutande sporche. Mollette. Calze. Scarpe che probabilmente in mia assenza hanno camminato da sole-spaiate- dalla camera ai posti più creativi. Raccolgo foglie, pennarelli, tazze sporche, cucchiaini, biscotti spiaccicati, rimuovo la montagna di abiti sul portabiti del Gmarito, sul letto delle bambine, sotto al letto dei maschi. Rimuovo giornali vecchi, libri, dentifrici aperti, spazzolini caduti.

E passo allo smistamento: lavello- spazzatura-armadio- spazzatura-cesto biancheria-frigorifero-spazzatura- bagno-armadi-cassettiere- spazzatura-lavatrice-

Ovvio che poi ogni tanto trovo un calzino nel frigo e il latte sulla lavatrice.

Dopo avere raccattato la qualunque, passo a fare i letti, lavo i piatti/tazze rimaste, pulisco le cassette delle gatte.  Ha un bel da dire Madre Teresa che non importa fare molto, ma basta fare poco ma con molto amore, perché io lancio improperi, maledizioni ed anatemi tutto il tempo, e divento solo più cattiva e arrabbiata.

Quando arrivo a scuola c’è il cancan delle bambine: un balletto di inviti, autoinviti, organizzazioni di pigiama party, richieste di adozione diretta presso altra famiglia, perché stare a casa propria pare brutto, e se proprio ci si deve stare, almeno che si metta su una bella Comune, tanto abbiamo dei sacchi a pelo.

Così davanti a scuola ci sono le contrattazioni su chi va da chi e come incastrare il recupero figli tra genitori, nonni, babysitter, ragazze alla pari, fratelli maggiori.

La scuola finisce alle 16.20, noi ce ne andiamo alle 17.00.

Tra poco scatterà la proibizione di organizzarsi a tradimento durante la pausa mensa, perché sono le madri, che comandano.

Stasera, mentre caricavo la lavapiatti pensavo che adesso riprendono anche le attività pomeridiane. Catechismo, tennis, ginnastica, scout. Con relativo servizio taxi. Ho fatto il calcolo: significa tutti i pomeriggi occupati in trasferimenti di figli andata e ritorno, e a seguire la preparazione della cena, e tutto il resto.
Il Gmarito c'è, ma torna a casa tardi.

Ma soprattutto: perché mi stupisco?

Non so, è come se oggi avessi realizzato che in effetti non so, se ce la posso fare.

Ma ce la farò. Me lo ripeto alla mattina davanti allo specchio.

Poi ho letto questa lettera scritta al Corriere:

Ci ho provato, disperatamente, a conciliare le due cose. Ho chiesto orari ridotti che mi consentissero di portare le piccole al nido o alla scuola materna, mi sono avvalsa di tate, di aiuti di ogni genere, e per qualche tempo mi sono anche illusa di poter fare tutto. Ma la realtà è che è impossibile. Pur con tutti gli aiuti del mondo, ti ritrovi con il conto in banca prosciugato dagli stipendi alle tate e alle sostitute delle tate, dai folli costi dei nidi e delle attività extrascolastiche (che, pur senza esagerare, ti paiono irrinunciabili, come ad esempio un corso di nuoto, uno di inglese) e al contempo devi convivere con enormi sensi di colpa che ti tormentano. Non riesci a recuperarle da scuola tutti i giorni, non riesci a giocare con loro nel pomeriggio perché devi preparare una cena possibilmente sana e devi organizzare la giornata successiva, non sei abbastanza serena da assicurare loro un sorriso costante ed una parola indulgente, affannata come sei da tanti pensieri. 
Ma i sensi di colpa non sono solo questi. Ti sembra di essere una lavoratrice meno solerte degli altri perché esci prima dallo studio rispetto ai colleghi uomini; ti sembra di non essere una brava moglie perché tuo marito ti chiede cosa hai fatto dalle 18 in poi e a te sembra troppo poco farfugliare «Le ho portate al parco giochi, le ho lavate perché erano sporchissime e ho preparato la cena con la piccola sempre attaccata alle gambe»; ti senti in colpa per non riuscire ad avere un rapporto umano o addirittura amorevole con una suocera criticona; ti senti in colpa a scaldarti il cuore con un bel piatto di pasta serale perché sei fuori forma e non hai neppure il tempo di farti una messa in piega; insomma, ti senti sempre e costantemente sotto pressione.
Dico la verità, se è questo quello che volevano le donne quando lottavano per i loro diritti, beh, penso abbiano fallito. Sia loro nel prefiggersi uno scopo irrealizzabile, sia noi che siamo state incapaci di realizzarlo. Non è possibile dover lavorare come matte per guadagnarsi la minima credibilità professionale e allo stesso tempo fare i salti mortali per tenere la gestione di una famiglia. Certo, i mariti aiutano, ma il loro apporto è sempre marginale ed il carico fisico ed emotivo è nostro. Non abbiamo nessun aiuto dai Comuni, dallo Stato, nessuna comprensione (se non di facciata) dai colleghi uomini, nessun supporto neppure tra di noi. Anche tra mamme lavoratrici, millantiamo comprensione e condivisione, ma poi siamo sempre pronte a giudicarci vicendevolmente. Ho il nodo alla gola da giorni e non vedo soluzione, se non una nuova chiave di lettura di questa ormai esasperata condizione”

Tratto dalla 27esima ora del Corriere alla data di oggi.

Non mi sento una fallita, ma questa lettera mi ha molto colpita. Mi sento una privilegiata perché posso stare coi i Fantastici e raccogliere le loro mutande sporche, mi sento sfinita ma per fortuna non ha nessuna ambizione di carriera. Non faccio il lavoro che ho sognato. Ma mi basta fare il mio dovere.

Di certo però l’obiettivo di un certo femminismo è irrealizzabile se vuoi essere mamma, altrimenti devi trovare qualcuno che faccia per te. Che raccolga i giochi dei bambini, faccia il cambio degli armadi, carichi la lavapiatti, li vada a prendere a scuola, li porti al parco, organizzi le feste, prepari loro la cena, legga loro le storie, li aiuti nei compiti.

Qualcuno che viva la tua vita.

E allora, cosa ci avremo guadagnato?
 

3 commenti:

  1. Premetto che leggerei per ore ciò che scrivi perché lo fai benissimo. ... anche io mamma di quattro che al mattino passa per casa a raccogliere mutande.... condivido in pieno!
    Buona giornata.

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    1. Grazie, noi mamme di quattro siamo destinate ad affogare nelle mutande sporche e -per quello che mi riguarda-nei pidocchi.
      :-)

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    2. Oh....non parlarmene! Dopo anni di convivenza ancora ieri trattamento con il pettinino!!!

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