A completamento
dell’antico post (consultabile qui) ecco altri misteri inspiegabili che
funestano le nostre esistenze.:
1)
Il diavolo fa i
tupperware ma non i coperchi dei tupperware.
Tu credevi che
il cubo di rubik fosse il rompicapo più diabbolico del mondo. Il cubo di rubik
is for boys. Azzeccare e trovare il tappo giusto per i tupperware is for true man.
Perché qualunque contenitore di plastica tu prenda, il suo tappo risulterà
irreperibile. Dopo un attento censimento dei tuoi 158 tupperware, il numero di
tappi corrisponderà ingannevolmente al numero di contenitore per forma e colore
e grandezza. Ma non sono mai abbinabili. Se dovessero essere eccezionalmente
accoppiabili, il contenitore disponibile risulterà grande come una bacinella da
15 litri e tu devi metterci mezzo carciofo alla giudìa. Alla fine userai un
contenitore a casaccio e lo ricoprirai di stagnola. Un giorno ti arrenderai all’uso delle
vaschette del gelato riciclate.
2)
La borsa
wormhole
Nell’armadio c’è
sempre quella borsa. Quella all’interno della quale, per una anomalia elettromagnetica
che nemmeno all’acceleratore del Cern, si sviluppa un tunnel spazio-temporale verso
un’altra dimensione. E’ il motivo per cui, pur avendo la certezza che tu vi abbia
messo le chiavi, esse saranno inaccessibili, risucchiate in un universo
parallelo.
3)
Il paio di pantaloni
beige
Quel bellissimo
paio di pantaloni beige che- nonostante il colore- crea un effetto ottico tale
per cui il tuo sedere sembra ridotto del 25%, le gambe appaiono più lunghe e ti
senti una supergnocca, hanno una speciale carica elettrostatica in grado di attirare
gocce vaganti altamente macchianti nel raggio di 200 metri. Pomodoro, olio di
frittura di calamari (che tu non stai né mangiando né cucinando), caffè, cagate
di piccione, rigurgiti acidi di bambini non tuoi. Quei pantaloni non riesci ad
indossarli per più di 2 ore.
Sono la
versione pantalone del vestito verde.
4)
I laccetti monchi
dei sacchetti freezer
Misteriosamente,
sempre troppo corti per legare il sacchetto allegato (a meno che tu non metta
in un sacchetto un solo porro) sono ricoperti o di plastica durissima (risultando
indeformabili) oppure di carta, ecologici: in ognuno dei casi al primo uso, il
fil di ferro fuoriesce sistematicamente come subdola strategia difensiva dello
stesso, e mira a piantarsi nei polpastrelli.
Per usarli occorre
avvinghiarne assieme due o tre, creando un groviglio di filo spinato attorno al
sacchetto.
5)
Le aperture: “apri
qui”.
Sono dei
subdoli inviti sul packaching dei prodotti per facilitarne l’apertura. Ti illudono che
tu possa accedere al prosciutto usando le mani nude, ma finirai per brandire le
forbici trinciapollo come una furia, per poter creare un varco della diabolica
confezione che separa te dall’agognato salume/caffè/formaggino o biscotto. Dunque
basta rassegnarsi e considerare questi inviti puramente decorativi, in linea
con la più coerente strategia di marketing. I più diabolici sono i tovaglioli
di carta. Diffida da essi. Sono ricoperti da una plastica antiproiettile
sottilissima ma impenetrabile. Non fare l’errore di tentare di strapparla coi
denti, potresti perdere il lavoro del tuo dentista. L’unico modo è usare un coltellino
svizzero con punteruolo.
Io invece ho i pantaloni bianchi che attirano ogni macchia possibile, li uso una sera e li butto nel cestone della roba sporca senza nemmeno controllare, che tanto so già che li ho sporcati!
RispondiEliminaTu puoi permetterti i pantaloni bianchi? Massima stima. Io se non voglio sembrate la prua di una nave merci, devo optare per colori fotoassorbenti che sfilano. Come nero e blu. Unica eccezione quelli beige che sono magici e hanno un effetto contenitivo incredibile che nemmeno le calze anti vene varicose di mia nonna.
EliminaLe mie gambe e il mio culo sono ok...è la pancia che mi fa sembrare homer Simpsons...ma me ne fotto e mi metto i pantaloni bianchi che mi piacciono tanto!
RispondiEliminaE i calzini in lavatrice....
RispondiElimina