Qualche
giorno fa, quando ancora il Fato ci derideva facendoci credere che stesse
arrivando la primavera, siamo andati a Milano, a fare una delle cose culturali (e
non)
Siamo
dunque andati al Mudec, per vedere Kandinskj . Il quartiere Tortona è
bellissimo, e vederlo con il sole di un seppur menzognero Aprile, mi ha fatto
domandare perché poi non abitiamo a Milano, poi mi è sovvenuto il fatto che io
sono provinciale dentro, che il piccolo centro asfittico mi rassicura. E anche mi è sovvenuto quanto costano le case
milanesi al metroquadro a meno che tu non voglia abitare a Quarto Oggiaro.
Al
Mudec c’erano due mostre: una per la quale c’era una coda lunga. (Kandinskj).
L’altra per la quale non c’era nessuna coda. Quella dei dinosauri. Il tempo
della permanenza in coda è stato destinato a spiegare ai Fantastici che no, non
saremmo andati a vedere i dinosauri, anche se c’erano delle tipologie nuove
fichissime e appena scoperte, anche se non c’era coda, e anche se a SuperMario
sarebbero piaciuti di più. Ci si è messa pure la cassiera del Museo che, d’autorità,
vedendo i Fantastici e le loro facce evidentemente non propense alla cultura, ci
ha fatto i biglietti per la mostra dei Dinosauri invece che l’altra.
-visto? Dovevamo andare a quella dei
dinosauri!- Ha protestato WonderWoman leggendo nella defaiance della
cassiera un segno del destino.
Durante
la mostra- bellissima- ho cercato di dare ai fantastici due dritte per capire perché
questi non sono scarabocchi che so fare
anche io , che cosa sia l’astrattismo, e che cosa dice l’artista dice a chi
guarda le sue opere. A SuperMario invece ho cercato solo di far capire che se
tocca un quadro muore e che se corre per le sale va in prigione per
direttissima.
Con
mia sorpresa mi sono resa conto che i bambini hanno capito benissimo quando gli
ho detto che i segni sulla tela, i colori e le sfumature, sono i sentimenti
resi visibili. O la musica tradotta in disegno. Per loro è assolutamente
intuitivo.
Salvo
poi passare gran parte del tempo nell’ultima sala dove c’era un’installazione interattiva
di musica e luci che permetteva di modificare l’immagine creata con le luci
colorate, muovendo le mani e il corpo.
Usciti
da museo ci siamo diretti in un parco stupendissimo. Abbiamo fatto un picnic
portato da casa in stile Gfamily, le bambine hanno dato sfoggio delle loro
mosse di ginnastica artistica cosicchè dopo mezz’ora metà del parco giochi si
dilettava in verticali, rovesciate
mortali e ruote carpiate. Megamind si era portato da casa un bicchiere di carta,
la nerf e l’unico colpo sopravvissuto ai gatti, e si è dato al tiro al
bersaglio. SuperMario beneficia ancora di scivoli e giostrine. Verso una certa
ora facendoci violenza, ci siamo destati dalla confortevole panchina assolata e
abbiamo camminato fino alla chiesta di Sant’Ambrogio. Naturalmente appena
uscita dal parco, i Fanatastici si sono accorti che:
dovevano
finire i compiti
era
stanchissimi
le
gambe non rispondevano più ai comandi
avevano
ancora fame
e
sete
e
la cacca.
Non
importa, abbiamo preso la messa in una delle più belle chiese di Milano.
CatWoman una volta usciti mi ha anche chiesto:
-ma
perché poi questa chiesa sarebbe bella? –
Diciamo
che è una domanda su cui si scervellano pensatori, filosofi, artisti e writers
da millenni. (I writers da un po’ meno). Proverò a dirti qualcosa di sensato.
Perché
è antica. Perché ha delle proporzioni armoniche. Perché per fare ogni capitello
scolpito ci hanno messo mesi. Perché i mattoni venivano fatti uno ad uno. Perché
prima di entrare nella chiesa vera e propria un cortile quadrato ti aiuta a
prepararti alla preghiera.
E
poi non lo so, CatWoman. E’ una sensazione a prescindere dalla conoscenza.
Credo che abbia a che fare con il fatto che l’uomo sia nato per riconoscere la
bellezza come qualcosa di famigliare in cui si rispecchia.
-Ah.-
Ha commentato CatWoman lasciandomi in sospeso.
Con
il cuore in pace e un pacchetto di TUC siamo tornati a casa in treno, con gli
occhi pieni di cose belle, di sole, di forme e colori, di mattoni fatti ad uno
ad uno, di Bellezza.
Quella
che salverà il mondo.
Che belli che siete!
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