8 maggio 2017

fuoriporta culturali stile Gfamily


Qualche giorno fa, quando ancora il Fato ci derideva facendoci credere che stesse arrivando la primavera, siamo andati a Milano, a fare una delle cose culturali (e non)

Siamo dunque andati al Mudec, per vedere Kandinskj . Il quartiere Tortona è bellissimo, e vederlo con il sole di un seppur menzognero Aprile, mi ha fatto domandare perché poi non abitiamo a Milano, poi mi è sovvenuto il fatto che io sono provinciale dentro, che il piccolo centro asfittico mi rassicura.  E anche mi è sovvenuto quanto costano le case milanesi al metroquadro a meno che tu non voglia abitare a Quarto Oggiaro.

Al Mudec c’erano due mostre: una per la quale c’era una coda lunga. (Kandinskj). L’altra per la quale non c’era nessuna coda. Quella dei dinosauri. Il tempo della permanenza in coda è stato destinato a spiegare ai Fantastici che no, non saremmo andati a vedere i dinosauri, anche se c’erano delle tipologie nuove fichissime e appena scoperte, anche se non c’era coda, e anche se a SuperMario sarebbero piaciuti di più. Ci si è messa pure la cassiera del Museo che, d’autorità, vedendo i Fantastici e le loro facce evidentemente non propense alla cultura, ci ha fatto i biglietti per la mostra dei Dinosauri invece che l’altra.

-visto? Dovevamo andare a quella dei dinosauri!- Ha protestato WonderWoman leggendo nella defaiance della cassiera un segno del destino.

Durante la mostra- bellissima- ho cercato di dare ai fantastici due dritte per capire perché questi non sono scarabocchi che so fare anche io , che cosa sia l’astrattismo, e che cosa dice l’artista dice a chi guarda le sue opere. A SuperMario invece ho cercato solo di far capire che se tocca un quadro muore e che se corre per le sale va in prigione per direttissima.

Con mia sorpresa mi sono resa conto che i bambini hanno capito benissimo quando gli ho detto che i segni sulla tela, i colori e le sfumature, sono i sentimenti resi visibili. O la musica tradotta in disegno. Per loro è assolutamente intuitivo.

Salvo poi passare gran parte del tempo nell’ultima sala dove c’era un’installazione interattiva di musica e luci che permetteva di modificare l’immagine creata con le luci colorate, muovendo le mani e il corpo.

Usciti da museo ci siamo diretti in un parco stupendissimo. Abbiamo fatto un picnic portato da casa in stile Gfamily, le bambine hanno dato sfoggio delle loro mosse di ginnastica artistica cosicchè dopo mezz’ora metà del parco giochi si dilettava  in verticali, rovesciate mortali e ruote carpiate. Megamind si era portato da casa un bicchiere di carta, la nerf e l’unico colpo sopravvissuto ai gatti, e si è dato al tiro al bersaglio. SuperMario beneficia ancora di scivoli e giostrine. Verso una certa ora facendoci violenza, ci siamo destati dalla confortevole panchina assolata e abbiamo camminato fino alla chiesta di Sant’Ambrogio. Naturalmente appena uscita dal parco, i Fanatastici si sono accorti che:

dovevano finire i compiti

era stanchissimi

le gambe non rispondevano più ai comandi

avevano ancora fame

e sete

e la cacca.

Non importa, abbiamo preso la messa in una delle più belle chiese di Milano. CatWoman una volta usciti mi ha anche chiesto:

-ma perché poi questa chiesa sarebbe bella? –

Diciamo che è una domanda su cui si scervellano pensatori, filosofi, artisti e writers da millenni. (I writers da un po’ meno). Proverò a dirti qualcosa di sensato.

Perché è antica. Perché ha delle proporzioni armoniche. Perché per fare ogni capitello scolpito ci hanno messo mesi. Perché i mattoni venivano fatti uno ad uno. Perché prima di entrare nella chiesa vera e propria un cortile quadrato ti aiuta a prepararti alla preghiera.

E poi non lo so, CatWoman. E’ una sensazione a prescindere dalla conoscenza. Credo che abbia a che fare con il fatto che l’uomo sia nato per riconoscere la bellezza come qualcosa di famigliare in cui si rispecchia.

-Ah.- Ha commentato CatWoman lasciandomi in sospeso.

 

Con il cuore in pace e un pacchetto di TUC siamo tornati a casa in treno, con gli occhi pieni di cose belle, di sole, di forme e colori, di mattoni fatti ad uno ad uno, di Bellezza.

Quella che salverà il mondo.

 

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