9 novembre 2018

Dumbo-riscatto

La rivincita

A volte le tue rivincite te le prendi subito.
Altre volte devi aspettare anni.

Forse, più che rivincita, che suona meschino, potremmo dire riscatto.
Il desiderio di riscatto io ce l'ho da quando ho memoria. 
Mi ricordo la prima volta in cui ho desiderato liberarmi dell'immagine che io avevo di me stessa (goffa, insignificante, qualunque, banale).
Avevo quattro anni ed ero nella palestra dell'asilo delle suore. Il contesto suore anni '80 non aiutava, lo so.
La palestra me la ricordo immensa, spaesante, col pavimento in linoleum e un soffitto altissimo, inspiegabilmente alto, per me bambina alta poco più di un metro e una banana.
In palestra ci facevano fare cose pallosissime, tipo metterci in cerchio, correre in tondo, e altre attività del tutto astruse che mi costringevano- tra l'altro- ad entrare in contatto con gli altri bambini.
Io odio la coercizione alla socialità. Io da piccola ero una solitaria, invisibile a tutto il mondo finchè non avessi deciso autonomamente di uscire da sotto mantello magico ed entrare in contatto un un altro pianeta-persona.
Questo atteggiamento negli anni mi è valso la nomea di vera stronza e snob.
Poi ho imparato-semplicemente- a dissimulare.
Mentre facevo appunto queste cose pallosissime in palestra dove una suora travestita da persona normale ci impartiva ordini travestiti da entusiastico incitamento, io ricordo nettamente di avere desiderato che la mia vera natura venisse finalmente fuori, davanti a tutti.
Io infatti avevo un dono, che mi rendeva unica.
Solo che non ero ancora riuscita a dimostrarlo al mondo.
Sapevo volare.
E sognavo il riscatto, come Dumbo quando prima di sfracellarsi al suolo vestito da pagliaccio lascia tutti di sasso e plana sulla platea cacandogli in faccia. No  forse erano noccioline.
Io però avrei voluto volare e cacare sulle suore, lo confesso.
E allora tutti avrebbero visto che persona incredibile, al di fuori delle leggi naturali, io fossi.
Ma sarei rimasta umile, eh.

Comunque ieri ho aiutato Megamind a fare una versione di greco, mentre reminescenze che credevo perdute nel pozzo dell'oblio affioravano come pesci.

Ecco, vorrei dirlo a quella stronza della mia professoressa di italiano delle medie, che mi disse che non ero all'altezza del liceo classico (che peraltro io non avrei voluto neanche fare, ma lo
volevo rifiutare comunque come scelta plausibile).
Per anni, anche dopo la maturità sarei voluta tornare da quella donna acida che vestiva inspiegabilmente come Rita Levi Montalcini, avrei voluto il mio riscatto andando la lei e sputandole noccioline in faccia. 

E comunque, no.
Mi sento ancora inadeguata, ma forse questa è solo una grande garanzia.

2 commenti:

  1. per me vale lo stesso con una prof di latino che mi abbassò il voto del tema all'esame, sta stronza...ora è morta...ma io comunque la considero una stronza!
    Essere inadeguate è un must degli anni 80

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