17 gennaio 2020

Adesso che non è più (qui)

Non dimenticherò mai chi era: lo zio simpatico e fanciullo, che ci faceva volare come aeroplanini, scherzava con noi bambini, spingendosi ai confini del suo mondo di adulto, fino a toccare il nostro.
Ci capivamo.
Lui sorrideva sempre- ma proprio sempre- sotto ai baffi.
Di lui mi sono rimasti impressi quei sorrisi e i denti bianchi, bianchissimi.
Non so come, ma mi ricordo il giorno del suo matrimonio, è possibile? Forse è l'inganno delle vecchie foto.
Ricordo il maggiolone nero con la capote colore crema che si allontanava, alla fine della festa al Solimei, lungo il viale, poi oltre i due pioppi, verso un orizzonte per me-bambina- felice e remoto come quello delle favole.

Ricordo , tanti anni dopo, di quella volta che ha portato in giro per il centro di Bologna SuperMario indemoniato, sul passeggino, durante un matrimonio(il matrimonio di mia sorella, sì).
Ha cercato per un'ora un negozio per comprargli un ciuccio.
SuperMario ha continuato ad urlare come se fosse posseduto, e alla fine si è scoperto che erano le dannate ed inutili scarpe fighe della festa che gli facevano male.

C'era una frase che diceva sempre, ridacchiando ironico.
"non esageriamo...!"

L'ultimo ricordo che avrò di lui è quando sono andata a trovarlo in ospedale.
Ho visto che le sue mani erano piccole, e lisce, quasi come quelle di un bambino.
Abbiamo voluto parlare di cose leggere, di macchine, di aneddoti divertenti, del passato.
La zia gli ha offerto un Nutella Biscuit, quei rarissimi biscotti che mangiano i Vip, che se la tirano, nelle storie di instragram.
Lui ha voluto mangiarlo, ma solo se lo poteva condividere con noi altri.
L'abbiamo condiviso.

"ne vuoi un altro?"
" Non esageriamo..."
Ha condiviso con noi, quel poco che poteva, ciò che gli era rimasto, il resto era dolore, era l' amore coniugale, le cose che solo loro sapevano.
E nonostante tutto, infinita e incomprensibile bellezza.

Addio
(o nella stanza accanto)

Io sono una porta chiusa
e dietro
tutte le parole che ci siano detti
e quelle taciute,
affiorano dagli occhi
come pesci in un pozzo.

Era la nostra vita,
che noi soli sapevamo
intessuta di cose
che sono andate via,
che chiamano sempre
dai loro vuoti.

Ed ogni giorno che cade
di più vorrei
questa porta aprire:

se tu pure non venissi
mi basterebbe la tua assenza vicina:

come una poltrona vuota, tu
-che manchi-
mi faresti compagnia
con la promessa di un incontro

nella stanza accanto.

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