Ho già pubblicato su Fb un articolo che ha un titolo molto
controcorrente e anche un po’ polemico di una madre (i padri non si pongono mai
il problema, in questo sta la loro superiorità, a volte) che dice sostanzialmente
che è stanca di rendere magica l’infanzia dei propri figli, perché l’infanzia è
già magica di per sé, senza l’intervento di noi madri pervasive ed insicure, e
la magia si sviluppa proprio (anche) grazie alla noia. Semprechè i nostri figli
abbiano il tempo di annoiarsi tra le mille attività che si trovano in agenda.
Pure io sono stata una vittima di pinterest, che se digiti
feste di compleanno, ti escono foto di party in giardino (se non ce l’hai,
noleggialo), piatti in tinta con torta (regolarmente home made, con pasta di
zucchero e pasta interna colorata coi colori dell’arcobaleno, che ti devi fare
un corso da pasticcere su Youtube per mesi, prima di riuscire in una imitazione
dignitosa), regalini e cotillon a tema, giochi fantastici che prevedono
creazioni di spade laser in cartone o tendoni da circo ricavati da lenzuola
colorate.
Pure io ho costruito il gioco della pesca con i pesci di
carta e la calamita, il garage delle macchinine usando 12 stecche di colla a
caldo, con una scatola da scarpe, ho fatto robot di cartoncino con Megamind,
cucito vestitini orribili per le bambole, fatto coi bambini tonnellate di
biscotti.
Solo che non l’ho fatto per rendere magica la loro infanzia.
L’ho fatto perché MI DIVERTO. E sostanzialmente mi sento di
nuovo bambina. E rendo magica la mia noiosissima adultità. (neologismo da
inserire nel vocabolario, informare l’Accademia della Crusca)
In effetti, i miei genitori giocavano con me? Un po’ sì. Ma
mi accorgevo che lo facevano perché si divertivano. Mio padre ha costruito col
cartone castelli, case, ville, armature, spade, elmi. E lo faceva con la stessa
cura, scientificità e precisione con cui scriveva un Ricorso, un dibattimento o
come caspita si chiamano quelle cose da Avvocati.
Mi mamma ci ha sempre fatto i costumi di carnevale, e mi
ricordo benissimo che, pur non sapendo cucire, si divertiva un mondo a tagliare
metri di pannolenci (santo pannolenci che non si fa l’orlo) nero per farmi il
costume da pipistrello a 7 anni. Era un modo per evadere, per farci contenti,
per fare qualcosa di diverso dal lavare i maglioni di lana (con un procedimento
lunghissimo che prevede sciacqui, risciacqui, strizzature con vecchi
asciugamani, posizionamenti particolari sugli stenditoi, ed altre partiche che
ho rimossoe che ha tentato inutilmente
di inculcarmi, ma io getto tutto nella lavatrice, che se c’è il programma lana,
ci sarà un motivo, o no?).
Insomma, è vero. Non è un nostro dovere rendere magica l’infanzia
dei bambini. Di certo, se c’è tutta questa sensazione che ciò sia necessario,
un motivo ci sarà. Io ne ho individuati alcuni.
1.
I bambini non c’entrano una cippa, è l’ego
smisurato delle madri, che poi devono farsi belle sul FB, su Pinterest, su
Wazzap, e sui loro Blog. (e qui ci sono dentro pure io, mea culpa. Lo specchio
di Narciso sono i Social. Che poi mia figlia manco si è accorta, alla sua festa
dei 6 anni, che la tovaglia era intonata coi piatti)
2.
Abbiamo un po’ la sensazione che i nostri figli
non sappiano divertirsi, e la causa deriva da un tipo di vita che è cambiato,
inutile raccontarsela. O abiti in un micropaese che è ancora inserito in una
bolla temporale degli anni ’50, oppure, se abiti in un casermone a Milano, le
corse nei prati a caccia di cavallette, i giochi di cortile, guardie e ladri
cogli amici, te li scordi, se non vuoi che il bimbo sia rapito da un pedofilo o
adescato dalla cosca mafiosa del quartiere.
3.
Se li forniamo di 20 dispositivi elettronici di
intrattenimento (che ci garantisce silenzio e assenza di litigi, perché vedo
che in media chi ha tre figli, compra TRE nintendo, rendiamoci conto please),
poi possiamo forse stupirci se non giocano con un semplice scatolone di cartone
immaginando che sia una navicella spaziale? Dobbiamo insegnarglielo noi, e poi
loro andranno avanti da soli.
4.
Noi madri abbiamo troppi sensi di colpa riguardo
ai nostri infanti. Non siamo responsabili del loro divertimento, se
comunichiamo loro questa sensazione, siamo fottute. E loro pure.
Noi vogliamo tutto. I figli felici e sempre impegnati,
popolari tra i compagni grazie a feste spettacolari, figli che sono bravissimi
nello sport, camerette da rivista con tappeti intonati a giocattoli in legno
progettati dai designer scadinavi, figli creativi e sorridenti, che non
sporchino però con la farina con cui fare la pasta didò home made.
Insomma, molliamoli. Facciamo almeno due figli così giocano
tra loro. Costruiamo casette di cartone, se ciò ci diverte, o per evitare che
si recidano la giugulare con il taglierino. Troviamo il giusto mezzo, che sennò
sentiremo sempre inadeguati sia i nostri figli che noi stesse.
Non ci si sente un po’ liberate?