30 novembre 2020

 L'anno scorso ho fatto l'albero di Natale il primo giorno di avvento, che qui in territorio lombardo è praticamente girato l'angolo di halloween (cioè, in teoria lo ABBIAMO fatto tutti assieme, in pratica era: No! quella pallina blu elettrico non si può mettere! non si abbina al cipria! No! le luci colorate mood stranger things te le scordi! No! la renna in polistirolo impanata di brillantini fucsia va dietro dove non si vede rovina!

Quest'anno non sapevo se usare l'albero in petrol-derivati, oppure ascoltare l'anima poetica che c'è in me e prenderne uno vivo-moribondo che resterà  rinsecchito sul balcone fino a Pasqua. Poi la pigrizia ha deciso per me e ho recuperato dal garage l'albero artificiale.

Così è stato messo in opera l'albero, che ora troneggia in sala dentro ad un grande vaso appartenuto al tronchetto della felicità, defunto, lui e la sua felicità, durante i lavori.

Catwoman ha predisposto un calendario dell'avvento, prossimamente ci inventeremo un presepe. Quest'anno la mia creatività si è atrofizzata.

In questa nuova normalità cui fatichiamo a sottostare, viene tristemente sdoganata la pigrizia.

D'altra parte ogni attività possibile viene rallentata da zavorre burocratiche. 

Per fare andare a scout Mario (un solo incontro prima che chiudessero tutto) ho firmato più carte che per un mutuo trentennale.

Se vuoi uscire devi avere l'autocertificazione, e puoi farlo solo se stai male, o devi andare in farmacia, o devi assistere una persona con gravi necessità. Oppure se devi farti la tinta. 

Durante il lockdown puoi rimandare qualsiasi cosa, perchè sei sospeso in una condizione precaria che ti mette in attesa. Ci vado a nozze. Seppur non mi faccia bene.

D'altra parte noi siamo in attesa pure a casa. In attesa delle porte, in attesa del lavandino del bagno. In attesa di sedie, un tavolo, una libreria. Mezza casa è parcheggiata in veranda, in un casino che va degenerandosi di giorno in giorno, in attesa di trovare la nuova collocazione. Quando non trovo una cosa, metto a soqquadro la roba accatastata in veranda, non la trovo, e lascio tutto così. 

Nella nostra nuova normalità sospesa, ogni volta che vado verso le camere dei ragazzi mi sembra di andare lontano lontano, in territori ancora da esplorare.

Poi vedo mutande, libri e penne per terra e mi accorgo che sono panorami già visti. E' già casa.

Ma per ora, è tutto un "chissà".

Eppure non bisogna perdersi, perchè l'attesa è una cosa meravigliosa, e non va sprecata.








24 novembre 2020

la triste storia di come sono diventata rappresentante di classe

Se c'è una cosa in cui sono stata brava, è quella di essere riuscita a smarcarmi dalla (mia) candidatura estorta dalla pletora delle altre madri a rappresentante di classe, che è un pò come la santità per acclamazione: che tu voglia o no, ti trovi candidato.

6 novembre 2020

C'è passata la poesia

 C'è passata la poesia

delle mascherine in tessuto che fanno pendant con la bralette, la cravatta, la bandana

della pasta fatta in casa, del lievito di birra, del lievito madre

dei balletti sui terrazzi

dei cartelloni con scritto che andrà tutto bene


Siamo stanchi di commuoverci davanti agli eroi, e gli eroi farebbero volentieri a meno di questo titolo.

Abbiamo imparato qualcosa?

Si, l'abbiamo imparato.

Per esempio che siamo come bambini desiderosi di pensare che il pericolo è scampato con la prima schiarita, bambini che non ascoltano le Cassandre dei nostri tempi, perchè in fondo- ne siamo convinti- viviamo in un film americano in cui qualcun altro ci tirerà fuori dai pasticci, salverà il mondo.

Non può capitare a noi. Non davvero, non proprio a me.

E invece sì.

Capita che il tuo papà si ammala gravemente, e la pandemia lo rende lontano, vive in un luogo inaccessibile. E' quasi irraggiungibile, è in un mondo reale ma parallelo. Capita che persone che abbiamo amato muoiano, senza chiedere il permesso. Senza disturbare, quasi.

Capita che accadano tragedie a chi ci è più vicino, cose terribili, indicibili, cose il cui nome fa paura pronunciare ad alta voce.


Ecco cosa impariamo. 

Che non sappiamo nulla. Che non controlliamo nulla. Ma siamo chiamati- non ad essere eroi, forse. Ma ad essere qui e ora. Consolare. Abitare ogni ora senza scappare. Immergerci nel dolore, berlo fino in fondo senza lasciare nemmeno una goccia, attraversarlo tutto, per tutto il tempo necessario.

Esserci gli uni per gli altri, perchè tutto è illusione, ma non l'amore e abbiamo bisogno di dire- e che ci venga detto- che più forte della morte, è l'amore. 



4 novembre 2020

commiati

Ora 

richiusa tutta come palpebra

tra ciglia d'ombra e di velluto

come petalo che l'inverno

rabbrividisce


Ora

ti sei fatta lieve

hai lasciato qui

ciò che ora

il mio corpo aggrava:


un'eredità tanto amata

ma stillante 

di mani non strette

di parole non dette


Sono scese come occhi

le stelle quella notte,

t'immagino ascendente

in un sudario

di sussurri d'angeli


Qui rimane

una bambina perduta

che solo tu sapevi cercare

che solo tu potevi trovare.


Ora

lei attende, paziente,

tra cose sopravvissute.