28 febbraio 2012

situazioni imbarazzanti

I bambini sono dei campioni nel far fare ai genitori in figure di palta.
Dicendo la cosa sbagliata alla persona sbagliata nel momento sbagliato. O facendo la cosa sbagliata alla persona sbagliata. O tutt'e due le cose insieme.
Però direi che la porcellina nr 2 potrebbe vincere la coppa mondiale.
Un esempio esplicativo.
L'altro giorno sono entrata coi porcellini in un negozio di arredamento super fighettissimo che mi ero sempre accntentata di guardare sbavando solo dalla vetrina. Invece stavolta dovevo addirittura comprare un regalo di matrimonio, incredibilmente accessibile. una occasione imperdibile, in quanto in questi negozi con cucine spaziali e metafisiche e bellissime in cui non si capisce nemmeno dove sono i fornelli, divani lunghi 8 metri con penisole larghe come un letto a una piazza e mezzo, vasi alti un metro di cristallo purissimo e dentro un ramo secco, mica si può entrare e dire: dò un occhiata.
Come da Benetton.
E quindi ero molto felice.
Fatto sta che nel negozio c'era un pseudo scultura che constava in un cavallo in plastica nera a dimensioni naturali (ovvero alto circa un metro e 80) con una abatjour piantata in testa. Una di quelle robe da riviste tipo Abitare.
Naturalmente ai porcellini (che avevo terrorizzato prima di entrare di non toccare nulla) piaceva da pazzi.
Ma si sono limitati a guardarlo.
Invece la porcellina nr 2, no. Lei è passata sotto al cavallo (stando in piedi, viste le dimensioni), gli ha afferrato (sì, afferrato) quello là (si, quello là, avete capito bene. Un cavallo maschio, era) e ha gridato nel negozio : -MAMMA! MA COS'è QUESTO COSO?-
Premio mondiale per la figura di palta.

25 febbraio 2012

foto museo















Avventura nella Giungla Milanese

La gita al museo

Ieri c’erano le vacanze di Carnevale, così mi sono presa un giorno di meritato riposo e per annullare contestualmente lo stesso (ovvero il riposo) ho deciso di portare i porcellini a Milano, al museo delle Scienze Naturali.
Ecco la nostra entusiasmante avventura.
Colazione al bar (o BARC) come lo chiamano le porcelline femmine, che non riescono a pronunciare le parole che finiscono per “R”.
Abitando noi a 10 metri dalla stazione, abbiamo attraversato la strada, siamo entrati nel bar-c della stazione e ci siamo concessi latte e brioches. Per noi è una eccezione, per cui è stato un tripudio di felicità, sbriciolamenti e commenti entusiastici su ogni cosa.
Siamo usciti tutti coi baffi di cioccolato – ma tanto è carnevale-e abbiamo fatto il biglietto al distributore automatico, che i porcellini hanno trovato stupefacente.
Poi siamo andati al binario e abbiamo visto da lontano arrivare il treno, che curvando leggermente, si avvicinava a noi ingigantendo sempre di più.
Il treno, era il paradiso. Siamo stati anche fortunati perchè invece di quei carcassoni anni ’70 coi sedili rigidi in pelle artificiale marrone, ci è capitato uno di quei bei treni nuovi e che sembrano anche puliti, con le tendine che si tirano su e giù ( e su, e giù e su, e giù e su, e giù e su, e giù), il bracciolo che si alza e si abbassa, e il cestino della spazzatura (-mamma, dammi della spazzatura che la buttiamo nel cestino!- e una altra mamma avrebbe risposto che non va in giro con la spazzatura nella borsa. Ma io no. E ho tirato fuori fazzolettini moccicosi e cartine di caramelle dell’aprile scorso).
Poi, mentre il porcellino estraeva dalla sua borsa un fumetto e si immergeva come un sub sordo e muto nella lettura, le porcelline guardavano fuori dal finstrino.
La porcellina nr 3 di anni 4, faceva considerazioni sulla teoria della relatività.(-Mamma, sembra che le cose vadano indietro, ma siamo noi che andiamo avanti, è vero? Le cose stanno ferme.-)
La porcellina nr2 di anni 5 e mezzo, si godeva semplicemente il panorama:- Mamma, ho visto dei pompieri bellissimi che lavoravano sulla ferrovia. E anche una farfalla bianca!-
Dopo 55 minuti passati tranquillamente, e anche ognuno seduto miracolosamente al suo posto, siamo scesi alla stazione di Porta Venezia, una delle stazioni che preferisco, siamo emersi dal sottosuolo per ritrovarci in una Milano primaverile, azzurra e assolata, a due passi dal museo.
I porcellini erano abbacinati dal sole e, bambinescamente come solo i bambini riescono a fare, si sono stupefatti per ogni cosa, vetrina, tram. Semaforo, accattone e albero che abbiamo incontrato.
Il museo è dentro a un bellissimo ed enorme Parco, in cui non sono mai entrata in quei 7 anni che ho vissuto a Milano.
Una volta dentro abbiamo visto le sale dei minerali (che interessavano veramente solo al porcellino nr 1 che si leggeva tutte le didascalie e una volta a casa si ricordava pure i nomi dei cristalli), poi quelle dei fossili, che comprendevano anche i dinosauri. Enormi scheletri di dinosauri (anche il mitico T-rex, e altri di cui non chiedetemi i nomi ma il porcellino li conosceva tutti in latino) che la porcellina nr 3 si ostinava a dire che erano tutti finti, o che perlomeno non erano mai esistiti VERAMENTE. La porcellina nr 2 correva spasmodicamente per tutte le vetrine, come posseduta.
Poi al piano sopra c’erano i diorami con gli animali. Ovvero vetrine in cui erano fedelmente ricostruiti gli ambienti degli animali con dentro gli animali impagliati. Di un realismo impressionante. La tigre che sta per balzare addosso alla gazzella, l’orso che uccide la foca, gli animali della foresta pluviale.
-Ma gli animali sono veri?- mi chiedono i porcellini.
-Si, ma sono impagliati.-
-E quindi sono MORTI?!!!???-
-Eh, si...-
-Ma POVERINI! Ma chi li ha uccisi? Perchè li hanno uccisi? Possiamo portarcene A CASA UNO?-
Questo è stato uno shock che abbiamo superato solo quando siamo arrivati alle teche con gli insettoni.
-Ah. Questi sì, che han fatto bene a ucciderli. Che son schifosi.-
Ed ecco le cose che sono piaciute di più ai porcellini.
Il porcellino nr1: Tutti i minerali. Lo scheletro del T-rex e un’altro che non c’è verso che mi ricordi il nome, più i ragnazzi pelosi.
La porcellina nr2: Lo scimpanzè (a cui guardava il sedere, chinandosi sotto il vetro), l’orso bianco che ha sbudellato la foca, un orribile dinosauro metà serpente metà brontosauro.
La porcellina nr 3: La tomba con lo scheletro di un uomo primitivo (lo scheletro completo mezzo sepolto nella terra e il teschio con la bocca aperta “perchè stava parlando, ed è morto. Perchè parlava troppo, ecco perchè”.), il solito orso bianco che sbudella la povera foca e la tigre.

Dopo il museo ci siamo dati appuntamento con signor G, ed è stato stranissimo vederci in uno scenario così differente, e anche per lui è stato strano vedere i porcellini tutti lì, a Milano, dove lui, come in un mondo parallelo, lavora tutto il giorno. Siamo stati in una bella pizzeria, abbiamo fatto festa alla faccia della dieta pre-maman, poi io e i porcellini siamo tornati al parco vicino al museo dove c’erano scivoli ed altalene, a goderci questo primo sole primaverile e cielo azzurro.
Eppoi, siamo tornati alla stazione, abbiamo preso il treno di ritorno e ne abbiamo beccato uno con due piani, così i porcellini hanno potuto salire il quello superiore (grande eccitazione e divertimento). Eravamo tutti un pò stravolti, ma siamo arrivati a casa senza scene isteriche (nemmeno mie), malumori o capricci, felici di una bellissima e perfetta avventura.

Nel prossimo post, le foto-documentario.

20 febbraio 2012

calamite!

Ingredienti:
perle di vetro (1 euro)
colla vinilica (in casa da anni)
pennellino
forbici
riviste
calamite (le nostre erano riciclate,ovvero rimasugli di fogli calamitati da cui si staccavano le calamite, ma in ferramenta le vendono "neutre")
una scatolina (a noi hanno regalato un sacco di scatline di metallo che contenevano piccoli sigari.Il prblema è stato poi coprire  IL FUMO UCCIDE e IL FUMO PROVOCA IL CANCRO ed altre amenità)

Per il resto, le foto parlano da sè.







Almeno spero.

19 febbraio 2012

"La mia mamma"

C’è sempre un giorno in cui il figlio (maschio) farà il tema sulla mamma.
Io non lo sapevo. Non ero preparata. E quel giorno è arrivato, e l’ho scoperto per caso ieri sera, dopo una giornata in cui mi sentivo di pessimo umore. Una di quelle domeniche in cui speri di svaccarti e invece nessuna delle aspettative si realizza e non fai che correre qua e là come i criceti impazziti nelle gabbiette.
Il G. marito, probabilmente con la lodevole intenzione di tirarmi su di morale, dopo che avevo svuotato mezzo armadio estivo alla furibonda ricerca della CUFFIA da piscina per il giorno dopo (primo giorno di piscina a scuola per il porcellino1), mi ha mostrato il quaderno del suddetto porcellino.
E c’era scritto.
La mia mamma.
Estrapolo alcune frasi.
La mia mamma è alta. (ancora per poco visto che lui a 7 anni supera altra la metà della mia statura)
...ha i capelli castagni e lisci, è abbastanza snella, ed è bellissima.( e qui c’è l’Edipo, ma già piangevo lo stesso)
Poi. Poi.
La mia mamma a volte è triste perchè è stanca, ma quando sorride, per me diventa bellissima.
(le cataratte si sono aperte a questo punto)
Mia mamma è brava a costruire delle cose carine, e anche a me piace molto costruirle con lei.

E lo so, che per il figlio la mamma è sempre la mamma.
Ma è stato di manica larga.
Per tutte le volte che ho fatto il muso. Per tutte le volte che ho guardato i porcellini e vedevo piccoli vampiri. Per  tutte le volte che li ho messi davanti alla tv per starmene in pace mezz’ora. Per tutte le volte che ho detto “non ho tempo” e “ ho da fare”.
Insomma.
Ho frignato.
Io non amo particolarmente fare le pulizie.
Ovvero, mi piace solo a determinate condizioni che si verificano tanto raramente quanto l'allineamento dei pianeti terra-luna-sole.
Cioè:
Qando i porcellini non ci sono.
Quando i porcellini non ci sono e non ho in mente qualche cosa di molto più interessante da fare.
Quando la casa è in ordine e non devo passare la prima ora a tirare su da terra oggetti probabili e improbabili.
Quando è mattina e non pomeriggio, chè al pomeriggio ho un calo di zuccheri.
Quando devo ricevere qulacuno che giustifichi e apprezzi lo sforzo il cui risulato durerà solo lo spazio di una serata assieme.

Quindi, quando tutto queste fortuite circostanze non si avverano, lo faccio. Ma di pessimo umore.
Ma l'altro giorno (rimaniamo sul vago, che solo lo sforzo di ricordare quando, mi costa fatica), nonostante le condizioni non fossero particolarmente favorevoli, mi ero decisa che era giunta l'ora di fare le pulizie settimanali. Mi stavo preparando, quando, a vanificare il mio sforzo di volontà, è arrivato il porcellino nr.1.
-Mamma...mi aiuti a costruire una carabina? di quelle che si caricano così, piegando la canna in un certo punto. Come quelle di Tex.-
-MMMM, dovrei pulire, ma...sì, dai. Una cosa veloce, eh?-
Sono rimesta tutto il pomeriggio a studiare quel meccanismo per caricare la carabina piegandola a metà IN QUEL CERTO punto...
Ah, ma il porcellino era contentissimo.
(Io pure.)

18 febbraio 2012

piadine a-modo-mio

piadine senza strutto.
Con lo strutto son più buone, ma chi ce l'ha in casa?
Ecco una ricetta di piadina meno calorica fata con quel che si ha normalmente in casa.
450 gr circa di farina
1 bicchiere e mezzo di olio extravergine di oliva
1 bicchiere abbondante di latte tiepido
un cucchiaino di bicarbonato o lievito per dolci. (non vanigliato!)

Impastare tutto quanto. Con l'impastatrice è decisamente meglio.Per una pigra come me, è indispensabile.
La consistebza deve essere morbidissima, unta, elastica, ma assolutamente non appiccicosa. Una consistenza che assomiglia al didò molto manipolato.
Se si appiccica: aggiungi farina.
Se si sfalda quando la stendi: aggiungi latte e poi farina.
Se non è elastica, aggiungi  olio.
Far scaldare una padella appena unta di olio. Fare un disco di pasta delle dimensioni della padella e cuocerlo. Più sottile è, meglio è.
Per cuocerla ci vuole poco. Tutto sta nel toglierla prima che si secchi troppo e che quindi non possa più essere arrotolata. (Ma è ottima anche secca, comunque).
Buon appetito.



16 febbraio 2012

vintage

Visto che sono approdata su blogspot dopo che il mio blog su splinder ha fatto la fine della nave Concordia, dopo vari anni di onorato servizio, ho deciso di pubblicare su questo blog nuovo, ogni tanto, i vecchi post.
Come promemoria. Di quando i porcellini avevano TUTTI e TRE il pannolino (ebbene sì, ci sono stati folli mesi in cui eravamo sommersi dalla cacca, sostanzialmente. Una fabbrica di armi batteriologiche.), di quando la porcellina nr 2 non diceva la R e nemmeno la F, e nemmeno la T, di quando il porcellino nr 1 andava alla scuola materna e a cinque anni ancora piangeva quando andavo via, di quando la porcellina minuscola era ancora minuscola e rifiutava qualsiasi cibo che non fosse dolcissimo (adesso non è cambiato granchè) e gli mettevo lo zucchero nella pappa al parmigiano per farla mangiare, e mi veniva da vomitare a me.

Insomma, grandi cambiamenti.

Eccoci al primo post. G.family


Ecco chi è la G. family.
Ci sono io, di sesso femminile, la moglie, la mamma, la vigilessa, la colf , la cuoca, l'animatrice, tutto in un cuore solo.
C'è il signor G., il capofamiglia, il CAPO, colui che si oppone a qualunque capitolo di spesa del bilancio; opporsi è la caratteristica fondamentale della leadership. E' ingegnere, è pendolare, entrambe le cose lo disgustano profondamente. E' un potenziale terrorista , sogna di fare esplodere le ferrovie dello stato, almeno il tratto da casa nostra a Milano.
E'è la nostra casa che fa parte della famiglia, odora della nostra famiglia e anche un pò del cibo innominabile pakiindoafrocinese che proviene dal terzo piano.
La nostra casa guarda la stazione, gli spacciatori, i magrebini, i treni che lentamente arrivano in frenata sferragliando per 20 minuti , e poi ripartono con quegli stessi 20 minuti di ritardo.
D'estate, con le finestre aperte si sentono gli annunci robotici degli arrivipartenzeritardi, il treno merci delle tre di notte alla velocità della luce (che però porta in camera da letto una leggera brezza nell'aria morta d'agosto).
Sotto casa c'è la little india, il suk,e anche un pò cinatown, una sfilza di negozi cinesi, pakistani, bangladesi, egiziani, che conferisce alla zona un'aria tanto esotica che chiccelofafare di andare in vacanza nei paesi orientali?
La nostra casa è arrivata prima del matrimonio.
E' stata una casa prematrimoniale.
La nostra casa -quando ho deciso che doveva essere mia- era la prefigurazione della nostra famiglia, un po' disorganizzata e spontanea e da inventare: la nostra casa era tutta da rifare, dal riscaldamento all'impianto elettrico, le finestre dei mitici anni 60, il bagno tutto rosa, le camere verde penicillina.
Però:
-dalle finestre si vede il monte rosa e chiccelofafare di andare in montagna (bè, insomma, adesso non esageriamo)
-ha una veranda grande dove fare vegetare vegetali fioriti e non. (ovvero di materiali plastici)
-ha due balconi che guardano il mondo dall'alto.
-ha un salotto vuoto e luminoso. (Consta solo di un divano)
-uno studio-stanzadeigiochi. Più stanza-dei-giochi che studio.
-(però anche senza donne delle pulizie).
sabato, 06 dicembre 2008

i tre porcellini

Nella nostra casa semivuota abitano i tre piccoli porcellini.Nel 2004 è nato il Porcellino nr 1, ed era arrabbiato col mondo da quando -zac zac- hanno tagliato il mio bel pancino e gli hanno rovinato il sonno.Forse è per questo che al mattino quando lo sveglio è isterico.
Il trauma da parto. (Certo che cominciamo prestro noi mamme a farci sensi di colpa, a cominciare dal TRAUMA che provochiamo ai nostri figli mettendoli al mondo).
Lui ama i supereroi, il lego, il pane  e marmellata, la frutta, il pane morbido.
Ha dei gusti anni 50.
Nel 2006 -zac zac- nasce la Porcellina nr 2, lei ama il salame, il patè di fegato, il pecorino di fossa, supermen, il papà e le principesse tutte ioia (rosa).
Nel 2007 -zac zac- (facevano prima a mettermi una zip)nasce la minuscola Porcellina nr 3.
Ha quasi un anno, ama suo fratello maggiore, schizzare l'acqua dal biberon, mangiare i fogli.
Tutti loro adorano sporcarsi e lasciare tracce più o meno odorose per tutta la casa, fare la lotta tentando di evirare il padre affinchè non generi fratellini sgaditi.
Tutti loro, haimè, amano la televisione, potrebbero accontentarsi del segnale rai.
La televisione consente peraltro alla sottoscritta di avere la privacy necessaria per andare in bagno, e di guardare la posta mail.
I tre porcellini sono carini e, se vestiti a dovere, anche molto estetici, a volte preferirei in effetti avere delle sagome di cartone al loro posto.

venerdì, 05 dicembre 2008

Ho bisogno di armadi.Ogni muro libero dovrebbe essere adeguatamente ricoperto da un capiente armadio.
Metri e metri lineari di armadi, possibilmente con ante scorrevoli, affinchè nulla vada perduto. Affinchè ogni cosa abbia un suo posto, e non vaghi per casa entropicamente. Un posto per ogni cosa mi farebbe sentire in pace con la mia coscienza, come quando riponi nei cassetti le mutande piegate che occupano il divano da ormai una settimana. Ecco, la vita mi sembrerebbe meno sfuggente. Il rovescio della medaglia sarebbe che già ora il CAPO famiglia non sa dove sono: le sue calze-gli asciugamani (menochemai quelli per gli ospiti)-le lenzuola-i vestiti dei bambini;
Aumentando gli armadi dovrei disegnargli una mappa dettagliata. Il mio motto è: gli armadi non bastano mai. Purtroppo il capitolo di spesa armadiodelcorridio è stato decurtato.



 

lavagna sul muro

La nostra G. family ha bisogno di organizzazione.
E quindi di una grande, grandissima lavagna su cui scrivere gli impegni della settimana.
Ma visto che in commercio si trovano solo quelle orride lavagne di plastica bianca di ufficio, noi, la lavagna, l'abbiamo dipinta sul muro.
Ho comprato la vernice lavagna, e dopo avere scocciato i bordi, via di rullo.
Tutto quel nero fa un pò impressione, ma poi basta comprare i gessetti e cominciare a scrivere.
Si cancella come una normale lavagna nera.
Voilà.

inaugurazione nuova categoria

Ho preso una decisione.
Darò una scrollata alla mia pigrizia.
Ho cominciato a documentare e condividere i miei trip.
Periodicamente sono soggetta a manie o-come preferisco definirli-trip.
Ammetto che non tutti siano condivisibili.
Però almeno quelli fruibili, si. Ne elenco alcuni. Riciclo creativo (preceduto da accaparramento nevrotico di materiale o altrimenti detto RUSCO- monnezza- spazzatura). Cucito creativo. (dove creativo sta per imperfetto e dai risultati sempre lontani anni luce dalle intenzioni iniziali). Autoproduzione (tentativi di far da sè quello che puoi trovare a meno- e forse anche più buono- al supermercato.Ma vuoi mettere il divertimento?)
Poesia. (Poteri aggiungerci "creativa" parola magica che rende tutto più tollerabile.)
Quindi in questo blog atterreranno delle immagini.
Ho a lungo pensato se mettere o no le foto dei porcellini. Ci devo ancora pensare. C'è tutta la questione della privacy, dei pedofili, del furto delle immagini, e altre amenità.
Benvenuti nel mondo dei G-trip.

Wislawa Szymborska 1923 - 2012

Scrivere un curriculum

Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

da "Vista con granello di sabbia"

13 febbraio 2012

Santo Valento

Io disprezzo san Valentino.
Una festa melensa. Una festa  commerciale. Un tripudio di cuori, rose rosse completi intimi da professionista. Di baci Perugina che adesso li fanno anche di cioccolato nero e a me piacciono di brutto.
Una festa in cui si dicono frasi romantiche nello stile dei film, in cui è d’obbligo ricordarsi quando ci si è MESSI ASSIEME, in cui si ascoltano lentoni stracciamutande, e infine una festa in cui la fidanzata/moglie/compagna/filarina pretende la riscossione di un credito, legittimato peraltro dal cancan pubblicitario in ogni dove.
Una cenetta. Un sexy toys. Un mazzo di rose rosse. Almeno una scatola di cioccolatini.
Elio direbbe.
Do ut des.
No, forse non lo direbbe PROPRIO così.

Poi ieri al supermercato ho visto due ragazzi che compravano un bel cestino di fiori e pianticelle. (a forma di cuore, of course) e dei baci perugina (quello di cioccolato amaro!).
E ho pensato: bè, che carini però.
Perchè è vero che S. Valentino è una festa commerciale, che induce ad un consumo coatto. Però è anche vero che festeggiare  e sentirsi festeggiati è davvero bello.
Va bene anche il 15 febbraio.
Quando le rose sono scontate e i cioccolatini te li tirano dietro.

E comunque.

Unica concessione ai festeggiamenti di Sanvalentino, ho riportato alla memoria quando io e il G. marito ci siamo messiassième.

Vivevo a Milano da sola, studiavo grafica e illustrazione. (studiavo forse è una parola grossa)
Erano mesi che la tiravamo in lungo. O forse ero io che la tiravo in lungo.
Cinemini-aperitivi-uscite-con-amici-teatri e mostre. (che vita meravigliosa....!)
E quella sera dovevamo andare al cinema.
Ma siccome il G marito, allora G-aspirante-fidanzato, tra le sue sterminate attitudini, non aveva (come tutt’ora) quella della puntualità , il cinema è saltato.
Ricordo che quella sera avevo un cappottino rosso, che faceva tanto schindler list, ma il contesto era decisamente più allegro.
Ricordo anche che, nonostante avessimo perso il film (che probabilmente era uno di quei film francesi d’essai deprimentissimi cui trascinavo il G-aspirante-fidanzato per fargli credere che fossi un’ intellettuale) non ero per niente irritata. E già questo faceva pensare che l’amore mi avesse completamente rimbambito.
Così siamo tornati a casa mia per un aperitivo casalingo, e per l’occasione io avevo una bottiglia di Campari.
Allora l’unico alcolico che bevessi era Campari soda in orario Happy Hour.Accompagnato da grendi quantità di cibo, alla moda milanese che poi hanno esportato un pò ovunque.
Ignara del fatto che tra Campari Soda e Campari, quella parolina di differenza potesse corrispondere ad una discrepanza rilevante di gradazione alcolica, quella sera me ne sono bevuta tre bicchieri, accompagnati da un fettino di focaccia. E dopo tre minuti, naturalmente ero bresca.
E dopo tre minuti io e il G-aspirante-fidanzato ci eravamo messiassième.

Buon santo Valento.

semenze

La notizie dell'arrivo del Fagiolo ha aperto strade inesplorate ed inquetanti nelle menti dei porcellini.
In auto.
La porcellina nr2.
-Mamma, se mangio un semino, succede qualcosa?-
-No, se il semino è piccolo. Basta che non sia un nocciolo grosso...-
-Ah. Non nasce un bambino nella pancia?-
(sbandamento)
-nnnnnno.Per quello ci vuole il semino del papà.-
-Ahhhhhhh. E com'è? Tu l'hai visto?-
(AZZ.)
-No, è troppo piccolo.-
-Ma, ma, ma, dove lo tiene, il papà questo semino?-
Ora ci sono due strade.
O tiro fuori la storia della api. Dei fiori. E compagnia bella.
Oppure no. Madre seria e moderna e senza pruderie.
-Sono nel suo pisellino.-
-NEL SUO PISELLINO????!!!! Quindi hai visto il pisellino del papà?-
E giù a scompisciarsi dalla risate.

Non capisco se questa prima esperienza di educazione sessuale sia andata per il verso giusto o no.

10 febbraio 2012

fagiolo/03

gravi-danza e gravi-panza
Ok, alla mia quarta gravidanza posso finalmente dire che a discapito
delle descrizioni idilliache presenti sulle riviste dedicate che illustrano mamme che si spalmano l
a panza di olio di mandorle dolci e fanno fare musicoterapia agli embrioni, la gravidanza è una gran palla.
Forse anche perchè, al quarto giro, si è perso un tantino l'elemento novità.
Nei primi mesi, è vero, non hai il pancione, ma non digerisci neanche il brodino di dado knorr.
Per quello che mi riguarda ho una nausea continua che convive beffarda con una fame atavica.
Ovvero: lo schifìo della nausea non mi impedice di mangiare robaccia, che poi però impiegherò
12 ore a digerire. Allora, a sto punto, meglio vomitare. Che almeno non ingrasso come una foca.
Superfluo dire che il concetto di mangiare per due non solo è improponibile, politicamente scorretto e fuori
moda, ma praticamente dovresti metterti a dieta, perchè ingrassare è considerato decisamente out, negli anni 2000.
Devi essere magra, ma con un cocomero attaccato alla cintura.
Eppoi, ci sono le tette, che per la gioia del marito resusciteranno dal coma e ti regaleranno l'illusione della
quarta (scarsa, ma sempre benvenuta), chepperò alla sottoscritta non danno la stessa ebbrezza.
Chè se una non è abituata, sono un trauma. E poi le tettone non sono chic, lo sanno tutti. E le tettone con sotto un cocomero, non sono come le tettone su una magerrima donna alta 1 e 70 che porta la 38.
Dopo il primo trimestre esce una bella panzetta. Che, assieme alle tettone ti farà sembrare più grassa che incinta.
Le nausee diminuiscono, se va bene, ma la fame atavica no. E nemmeno la digestione se la cava benissimo.
E quindi coca cola a gogò, l'unico infallibile digestivo, anche se ti gonfia come una mongolfiera.
Tutti i vestiti che potrai metterti saranno ridicoli camicioni o pantaloni con pancera annessa, e lo stile
del premaman è sempre molto baby. Fiorellini, manichette a sbuffo e fiocchettini, fantasie con animaletti simpatici disneyani,colori pastello.
Come se una donna, una volta in modalità "incinta", si rimbambisse completamente e cominciasse a vestirsi
come una bimba dell'asilo degli anni 50.
A dirla tutta si trovano anche vestiti decisamente sexy, ovvero si passa da un estremo all'altro.
O bimba dell'asilo, o coniglietta incinta di Playboy.
Durante il secondo trimestre però c'è da dire che si sta umoralmente un gran bene.
Pare sia una sorta di prozac naturale.
Che poi cessa tragicamente verso l'ottavo mese, quando sei impanterita col mondo intero e non vedi i tuoi piedi da settimane.

Dal settimo mese in poi si ha la sensazione di avere un cric nella pancia posizionato tra la vescica e l'imboccatura dello stomaco.
Il fagiolo, diventato ormai un fagiolone, si rigira come un anguilla in un vaso; la panza è così grossa che ci si appoggia la tazzina del caffè del dopo pranzo.
Ci si muove come un elefante marino spiaggiato, ovvero rotolando o strisciando, e cominci a provare i rimedi della nonna contro la stitichezza, ma poi dopo le prugne cotte, le mele lesse, i kiwi maturi, passi disperatamente alla dolce euchessina e ti senti come il lupo nella favola dei sette capretti.
Dopo che gli hanno cucito nella pancia 10 macigni.

Ok, io sono ancora allo step 01. Il Dottor G. non solo ha detto che non devo mangiare troppo, mi ha messo pure a dieta, ovvero mangio MENO di quanto mangiavo prima.

Uf, che vita di sacrifici e sofferenze.

9 febbraio 2012

il fagiolo/02

Post in differita: dal 13 Dicembre in poi

Dopo giorni di confusione e ebbrezza e paura ed eccitazione e neurone quasi disattivato, e pensieri sciolti in totale libertà; giorni in cui passavo dal timore alla felicità con una velocità da sembrare una adolescente in piena tempesta ormonale, ecco che arriva il punto fermo.
La visita dal ginecologo.
Lo so, gli uomini che leggeranno questo post inorridiranno al solo leggere la parola: Ci sono parole che non riescono a sentire, come quando fai scorrere la lama del coltello sul piatto di ceramica. Gli si accappona la pelle.
Ginecologo, ginecologo, ginecologo, ginecologo.
Tiè.
Ebbene, io amo il mio ginecologo.
In senso metaforico.
Ha sopperito la mia incapacità di mettere al mondo i miei figli in maniera normale, perché evidentemente le cose normali a me non riescono bene.
E quindi di lui mi fido ciecamente.
E poi è un inguaribile ottimista. Dopo ogni cesareo-cioè proprio appena dopo, in sala operatoria- mi guarda e mi dice.
Bene, signora. 
Va tutto a meraviglia.
E’ pronta già per farne un altro.
E così, anche se sono lì, tutta tagliuzzata e con una ridicolissima cuffietta verde-salvia sulla testa e una luce sparata negli occhi, un freddo cane e due dottori che ti stanno guardando PROPRIO lì come se niente fosse, mi sento di avere superato la mia prova, nonostante tutto.

Bene. Il mio Dott. G. (se si chiamano tutti G, mica è colpa mia!) mi vede entrare nel suo studio e mi dice:
- Signora! Ma come sta! Ma sa che sembra una ragazzina? Si vede che i figli la ringiovaniscono!-
-E infatti, dottore sono incinta.-
- Ma bene! Che bella notizia! A quanto siamo? Tre? Ah, no, quattro. Bene bene.-
E così è cominciata la mia visita.
Non è speciale il mio dott. G?
E così ho visto il Fagiolo. E quando lo vedi, allora tutti quei pensieri si fermano, e si mettono in fila per due. E aspettano il loro turno davanti al neurone. Hanno 9 mesi di tempo, che portino pazienza.
Vi risparmio le considerazioni di una mamma davanti all’ecografia del Fagiolo. Se non siete incinte saranno comunque ridicole o retoriche o banali o disgustose (ho anche lettori uomini a quanto pare).
Però vi dirò i commenti dello squisito dott. G, che tutto contento mi dice che Fagiolo sta benissimo, e che ci rovinerà allegramente l’estate venendo al mondo i primi di agosto, che il quarto cesareo non è una passeggiata ma si può star tranquilli.

Esco dal ginecologo e mi vado a fare un aperitivo analcolico con mi fratello, lo zio Americano, tornato dall’America per le vacanze di Natale e venuto a trovarmi della nebbiosa Lombardia. Mi scofano mezzo tavolo di cibarie senza alcun ritegno e mi faccio raccontare della sua meravigliosa e sfinente vita nel KENTAKI ( io scrivo così come si pronuncia, perchè a me, le lingue anglofone, mi fanno un pò schifo).
Perché là, in America, sembra che ci sia la vita vera.
E che quella qui in Italia sia un po’ una vita in falsetto.
E là, in America, sembra che succedano le cose interessanti, anche solo per il fatto che quando qui è giorno, là è notte; e la Realtà deve pur stare dall’una o dalla’altra parte.
E- lo confesso- l’ho pure invidiato un po’. Ma non perché sta in America (chè io non so nemeno l’inglese), ma perché ha voluto una cosa e l’ha fatta. Ed ora è tutto ancora in gioco , ma intanto ce l’ha fatta, e si è dato una possibilità.
E mi ha invitato a trovarlo, magari ad Aprile dell’anno prossimo.

E il Fagiolo avrà 9 mesi.

7 febbraio 2012

Il fagiolo/01

Ecco, ci siamo. Ora che abbiamo sdoganato la news, ovvero l'arrivo del quarto prcellino, posso pubblicare a riguardo i miei post in differita. Perché l’annuncio deve essere dato - come dice mia madre- almeno a tre mesi. Come le principesse d’Inghilterra.
Che magari fanno il figlio con lo stalliere, epperò almeno sono eleganti.
Perché la classe non  è acqua.
E dirlo prima, sono notizie ginecologiche.
Così anche la mamma è contenta.

12 DICEMBRE 2011
Mi trovavo in un negozio cinese. Di quei negozi che vendono tutto, che io in maniera patriotticamente scorretta adoro.
Ho cominciato a sentirmi un po’ nauseata. E non era la paccottiglia cinese.
Poi mi ha chiamato un’amica. L’angelo Mannamita. (un amica che è un po’ un angelo custode)
Mi dice, guarda passo a prendere un caffè da te, sono nei paraggi.
Solo la parola caffè mi fa venire il vomito. Così, per non vomitare nel negozio dei cinesi, che non era carino, dopo avere acquistato uno strepitoso e pacchianissimo paio di orecchini a forma di albero di Natale, sono andata a casa.
Ecco, pensavo, mi è venuta di nuovo il virus di caghetta e vomito.
Ho riordinato un po’ il casino, rifatto i letti, aspettando la mia amica. Ho messo su il caffè e solo la forma della caffettiera mi faceva un effetto vomitoso.
Poi, la mia amica non arrivava, così, per ammazzare il tempo, ho fatto un test. Un test di gravidanza, intendo.
Era una sorta di presentimento.
O forse mi mancava l’adrenalina di quei fatidici TRE minuti.
Sì, io tengo sempre in casa un test di gravidanza. Come le aspirine.
Non so, è come se volessi ricordarmi che la vita può sempre riservare delle sorprese.
Ormai sono una veterana, non ho nemmeno bisogno di leggere le istruzioni.
Conosco tutti i tipi.
Quelli che compare la scritta “incinta” o “NON incinta” (perché contare due linee e distinguerle da una sola, in certe circostanze, può risultare difficoltoso.).
Quelli che compare il” – “o il “+”, che mi piacciono, perché quel "più" ha un chè di ottimista.
Quelli digitali che costano un occhio e c’è un display elettronico su cui compare la scritta, i giorni precisi di gravidanza e che ti dispiace quasi buttarli via.

3 minuti.

Ok, c’era il +.

Ho esclamato:-******!- (e immaginatevi pure liberamente quello che volete)

Allora dopo sono andata a leggere le istruzioni. Tutte. Due volte.  
Ha suonato la mi amica.
Avete presente lo sguardo pallato dei protagonisti dei film che recitano la parte dei drogati, o dei pazzi? (o dei lobotomizzati, che so io).
Ecco.
Bè. Le ho afferto il caffè, gli amaretti, non so esattamente di cosa abbiamo parlato. Mentre parlavo mi scorrevano davanti le seguenti immagini.
PANNOLINI (montagne)
Minuscoli piedini nudi.
Un passeggino.
Una macchina a sette posti.
Biberon nel bollitore.
Microscopiche tutine di ciniglia.
La punta dei miei piedi oltre una pancia grande come una mongolfiera.

Eppoi.
Eppoi ho telefonato al G marito.
Sì, telefonato. Mica potevo aspettare le otto di sera!
Avevo bisogno di una frase, di una parola che contenesse e circondasse tutto quel miscuglio di immagini e pensieri che assillavano il mio povero neurone e affollavano anche il mio stomaco.
E il G marito non ha detto niente. Cioè, è rimasto muto.
-Ci sono i colleghi- Ha detto dopo che gli ho chiesto se AVEVA CAPITO.
Con voce robotica.

Poi si è ripreso è ha detto.
-Bè, non sbaglio un colpo.-
Non era la frase che mi aspettavo aiutasse il mio neurone, ma meglio di niente.

Benarrivato, Fagiolo.

6 febbraio 2012

Il post del G marito

Signore e Signori, ecco a voi il famoso post del Gmarito:

E' partita da lontano la moglie ragazzina - che lei è ragazzina fuori ma lo è di più dentro, a suo dire, Dio ci salvi!!-
dicevo, l'ha presa alla lontana ma poi mica tanto visto che sinceramente ho capito al volo il punto in questione.
"ora la seconda macchina devo sceglierla io! Non è che decidi sempre tu ehh" alzando il tono.
"Tu le vuoi troppo fighette e non possiamo permettercela; voglio quella là a forma di cubo, spartana,spaziosissima,dell'est e che costa pochissimo".
Attiggendo dalla mia riserva di battute pseudo-maschiliste, provo a replicare abbozzando come nessuna fosse
fra le caratteristiche con cui lei stessa mi attirò(metaforicamente) ai tempi che furono , e riattacca:
"e non pensare che io possa continuare con quel lavoro là sempre in giro al freddo con la gente che ti insulta e i colleghi che mi odiano, tu non sai!".
E infatti non sapendo cosa dire azzardo qualche considerazione ottimista ,sul fatto che è ancora giovane ,che può decidere ancora il suo futuro, di porsi degli obiettivi.
Risultato : ammutolita , depressa e pensierosa per una settimana!
Oddio tutto oro una moglie silenziosa ,il problema è stato quando ha ricominciato a riaprirla quella bocca, più insistente  e spudorata di prima:
"ora devi coccolarmi come non mai,diventerò cellulitica, deforme, stanchissima" senza dimenticare di aggiungere parole che sanno di baratro per qualsiasi uomo assennato: "ora sì che devi aiutarmi".
Sì, come fosse solo suo l'impegno famigliare!
E via con le velate lamentele e le ricriminazioni con tutto ciò che sia utile (in her mind) a far
aumentare i sensi di colpa ad un marito che non sa cosa voglia dire!!!! averne uno , figuriamoci il quarto.
"Almeno questo verrai a vederlo ,VORRAI accompagnarmi alla prima eco!!!"
Sì, pronta a stigmatizzare ogni mio comportamento che non grondi mielitudine comprensione compassione: ogni uomo moderno deve saper fare il mammo!
Senonchè di sensi di colpa nella mia mente neanche l'ombra.
Men-che-mai per NON essere rimasto gravido al suo posto.!
Viceversa ho provato ad essere costruttivo: "non potrai più chiamarli i tre porcellini, bisognerà trovare un nuovo soprannome qualcosa tipo i fantastici 4".
"No, in ambito fattoria bisogna rimanere , perchè diventerò una mucca da latte , non c'è speranza!" la sua replica.
Ecco questo è il clima che regna in casa nostra dopo "la" good news arrivata prima di natale.
Dimenticavo il suo refrain giornaliero : "quando lo sa, a mia madre le viene un colpo".
Le venga pure un colpo(con rispetto dicendo) , sarà in buona compagnia. Già sono pronto ad affrontare le congratualazioni (poche) i sorrisini, le battute di quando si diffonderà la notizia fra amici ,conoscenti, colleghi.
La domanda + probabile :"....ma lo avete cercato, voluto, programmato ?"
"D'accordo che programmo tutti i giorni,  ma secondo voi è possibile programmare una moglie?" proverò a rispondere.
Se non basterà a cavarmela proverò ad invitarli alla festa che per consolare Histerikom mi sono proposto di organizzare:
"la festa del fagiolo".
Un saluto a tutte le super mum lettrici.
G. marito

p.s. Ops dimenticavo un altro concetto ossessivo che suole ripetermi "ma chi ti prenderà mai quando morirò di parto,  con quattro figli poi. Ti suggerisco io a chi rivolgerti".
E no cara Histerikom , se permetti almeno quando non ci sarai più fammi decidere un po da solo eh"

domenica

La domenica.
Quando ero ragazzina-e bambina- la domenica, invece di essere il giorno più bello della settimana, era in assoluto il poù palloso.
Mentre i miei compagni andavan fuori porta, oppure al cinema, o al circo, o a sciare, o ai giardinetti, noi no.
Noi, si stava a casa. Alla mattina si andava a messa, che per noi bambini era una cosa di una noia mortale, che io ancora mi ricordo a memoria ogni singolo fregio d'oro dell'altare barocco della cappellina a destra della navata. Però si stava bunissimi, come statue di sale, perchè una volta era così. Non era una opzione, stare buoni a messa. Si accettava la tortura come una delle tante cose che si devono sopportare nella vita.
Si tornava a casa, alle volte con il pacchettino delle paste, ma non così spesso. E poi si mangiava in sala da pranzo come dei porcelli. Primo secondo due contorni dolce e frutta. E iniziava il lento e sonnacchioso pomeriggio vuoto. Che poi noi primi tre fratelli qualcosa ci inventavamo, ma visto che a casa c'era anche papà-severissimo- le opzioni di gioco erano alquanto limitate in quanto dovevano dare poco nell'occhio e possibilmente non emettere suoni. La TV era dedicata alle partite, quindi i cartoni ce li potevamo sognare, e forse a pensarci bene la domenica non c'erano cartoni.
Ma forse, se c'erano, non l'ho mai saputo.
Mia madre, che aveva cominciato a cucinare dal mattino (mi ricordo che a casa mia alla mattina di domenica ti svegliavi con già l'odore di roastbeef e ragù) passava praticamente tutta la giornata a spadellare (prima) e lavare i piatti e risistemare (dopo), e quando aveva finito, ricominciava per la cena.
Ecco, di questa cosa di mia madre che passava la domenica a fare e disfare, solo ora mi accorgo. (Ovviamente).
Secondo me nemmeno lei amava tanto a domenica ma non l'avrebbe mai detto. Perchè lei è un pò santa come solo (certe) donne educate negli anni 50 possono essere. Devo chiederglielo.-Ma anche per te era una barba colossale la domenica?-
Comunque.
In casa nostra non mi alzo alle 7 per cucinare, questo è certo. Però ho comunque l'impressione di passare la giornata a fare e disfare. Ieri, dopo che avevo svuotato la lavapiatti, dopo averla caricata nuovamente coi piatti del pranzo (e della sera prima!) e ritrovandomi a pensare già cosa fare per cena in previsione del fatto che alle 18 dovevo essere al lavoro, ho cominciato a sbuffare come un bollitore.
-Cos'hai da sbuffare, amore? Dai, quando hai finito vieni di là che ci rilassiamo-
-Mi sembra di essere una geisha!-
-...Ma essere una geisha è un ARTE!-
Il G marito mi informava così che non solo essere una geisha dovrebbe essere per me un onore, ma che comunque, non sono all'altezza.
Per cena hanno mangiato solo pastina in brodo.

5 febbraio 2012

prossimamente

Prossimamente su questo blog ospiterò (eccezionalmente) un post del Signor G.
Post che il Signor G. sta partorendo da circa tre settimane e spiega perchè, nonostante numerose minacce, lui non aprirà mai un blog. Sarebbe uno stress eccessivo.
Che dite, gli paccio pagare una tassa?

1 febbraio 2012

la madeleine

Oggi, mentre andavo al lavoro (nonostante, per la cronaca, io abbia ancora la febbre), ho visto una vecchia polo nera coperta di neve. E quando dico vecchia, intendo di una ventina d'anni fa. Quel modello spigoloso che assomiglia ad una piccola station wagon pur restando utilitaria.
La polo è stata la mia prima macchina. A dire il vero è stata la macchina di mio fratello maggiore, e in quanto io femmina secondogenita, l'ho avuta di seconda mano. Comunque in ogni caso è la macchina su cui ho imparato a guidare (punto su cui il G marito non è tutt'ora d'accordo) dopo avere superato al terzo tentativo la prova pratica. E' stata la macchina della nostra G famiglia fino alla nascita della porcellina nr 2. L'abbiamo rappezzata e riportata in vita così tante volte da fare un baffo a Frankeinstein. Alla fine perdeva così tanto olio mentre camminava, che ogni 5 kilometri dovevi fare un rabbocco, e quando curvavi a sinistra si accendevano tutte le spie contemporaneamente, come un albero di natale. Quando alla fine l'abbiamo rottamata ho un pò pianto. Ho tenuto il frontalino dell'autoradio che cuoceva le cassette, ma che come radio andava ancora alla grande.
Così, rivedere quella sagoma è stato come mangiare la famosa madeleine di Proust, mi ha riportato alla memoria tutte le avventure passate sulla mia polo come se viaggiassi nel tempo.
Una volta durante un viaggio in tenda con degli amici in Toscana, abbiamo guadato un fiume. Fiume, vabbè, un torrentello. Ora non ricordo poi perchè ci fossimo finiti dentro, però è stato mitico.
Ricordo quando prendevo lezioni di guida da mio fratello G., che siamo stati fermi ad uno stop di una stradina in montagna deserta (con una pendenza forse dell'1%) per circa tre quarti d'ora perchè non avevo il coraggio di lasciare il freno a mano. Finchè poi non è arrivato un contadino col cappello in testa, su un trattore, che ha cominciato a bestemmiare e allora sono ripartita dopo avere brasato la frizione.
Mi ricordo di quell'estate, l'anno prima di sposarmi, quando siamo tornati in 5 da Bevagna a Bologna, con 35 gradi (in una macchina nera, e senza aria condizionata, chè le polo erano spartane, una volta), e tenendo sulle ginocchia un grande quadro raffigurante la Madonna di Re, regalo di mio futuro suocero. Ora come ora non ricordo proprio perchè diavolo lo avessimo in macchina, però ricordo benissimo com'è stato viaggiare una una tavola ricoperta di cellofan su metà corpo, devo aver perso molti liquidi.
E comunque considerate le condizioni del viaggio la Madonna deve averci protetto, visto che ci abbiamo messo quelle 6  ore.
Mi ricordo quando a Milano ha nevicato così tanto che ho dovuto pulire una decina di auto in sosta per capire quale fosse la mia, e poi dopo l'ho dovuta lasciar lì perchè era circondata da un muraglione di neve alto un metro.
Mi ricodo anche che una volta,  a Milano ho trovato un parcheggio dopo ore di tentativi, e in più era pure un parcheggio a sinistra, e per infilarci la polo ho fatto una ventina di manovre, e alla fine, quando finalmente ce l'ho piazzata, un vecchietto affacciato a una finestra del condominio vicino mi ha fatto un applauso.
La polo sembrava piccola da fuori, ma dentro riservava dell sorprese. Il bagagliaio era un pò come la borsa di mary poppins, bastava lasciare un piccolo corridoio di visibilità , e potevi riempirlo fino all'orlo;
oppure potevi abbassare uno dei sedili e ci potevi mettere tranquillamente due valigie da aereo.
Ci siamo andati in vacanza con porcellino nr 1 appena nato, un torrido agosto, con pure la gabbietta del gatto, quando ancora non ci eravamo imborghesiti con la Passat SW.
Per qualche anno ha fatto il suo servizio come seconda macchina, finchè poi la sua inarrestabile incontinenza di olio ci ha costretti a rottamarla. Ma non le ho mai dato un addio come si deve.
Grazie, vecchia polo.
Ci hai insegnato a sopportare la vita senza aria condizionata, accontantandoci dei finestrini aperti coi quali poi la musica non si sente un accidente. A esercitare gli addominali per uscire dalla porta anteriore.
 A portarci dietro solo l'essenziale. A usare i cavi della batteria. A rabboccare l'olio e anche (pure) l'acqua. (E voglio sapere quante donne sono capaci di farlo, tiè).