30 novembre 2018

presto starò bene

 Poesia Dedicata ad A. M.

Presto starò bene

le cose che bisbigliano

Ci sono delle cose-se pensate- che sono state create per essere dei simboli.
E non il contrario.
Esistono per dire qualcosa all'uomo, per svelargli il segreto dell'esistenza.
la metamorfosi del bruco in farfalla esiste affinchè crediamo nella vita eterna.
In greco psikè è una parola che significa sia anima che farfalla.
Le foglie sono il ciclo dell'esistenza, con le stagioni dell'uomo.
La conchiglia inconsapevole della sezione aurea ci parla del giorno della creazione.
Il seme ci dice che la morte è una illusione.


E' uno di quei periodi in cui ogni cosa è fonte di ispirazione, tutto mi distrae e chiama per essere guardato, guardato meglio, o con altri occhi, o trasformato, e allora è impossibile lavorare.
Impossibile pagare le fatture, riempire fogli excell, annotare scadenze.
Devo scrivere in una lista le parole che mi piacciono.
I disegni che voglio fare.
C'è anche una storia che mi frulla in testa, ma non sono capace di scrivere. Solo favole per bambini. Ma non l'ho mai fatto.
Mi prende una strana eccitazione, come fossi interpellata da Dio, ma le sue parole sono bisbigliate così piano che non posso sentirle.
Come se fossi chiamata a grandi cose, alla Bellezza addirittura. Una Bellezza pure nascosta, che so solo io. E Lui.
Ma come fare? Ci sono dei conti da fare, fogli da compilare, tabelle da riempire senza errori, tabelle giuste, utili, necessarie.

E' molto difficile ignorare tutto quanto.

(quanto sono belle le teiere?)



28 novembre 2018

essere felici

essere felici

Camminare per la strada
come fosse la prima
di tutte le volte del mondo.
Le cose sono appena create,
spalancate alla luce
delle dieci del mattino.

Se volgo al cielo
la mia faccia come di luna,
 -chiaramente-
mi riconosce:
affacciato anch'esso
alla mia presenza
del tutto nuova.

Oggi sento
che potrei dare nomi segreti
ad ogni oggetto consueto,
mentre lo stagno
sotto al ghiaccio
sta solo dormendo-dico ai bambini-

Eccomi
sono aquilone
col petto al cielo
mentre quel filo trattiene
l'anima mia al suo nome.

L'ombra viola sussurra:
arriverò precoce,
nonostante tutto.

Ma il pane lievita nel forno,
si accendono le stanze della notte,
e nulla-nemmeno io-
andrà perduto
finché
le sedie come sentinelle
fedeli circondano la tavola
apparecchiata.

cos'è la poesia? riflessioni di un' inesperta

Metto per iscritto le mie riflessioni improvvisate e inesperte sulla poesia.

Che cos'è la poesia?
Un personaggio del romanzo autobiografico La Campana di Vetro di Sylvia Plath, le dice :
-Sai cos'è la poesia? La poesia è polvere.-
Sylvia in quel momento non ha la risposta pronta, rimane turbata, probabilmente offesa. E risponde che probabilmente è vero.
Ma nonostante ciò alla poesia lei sacrifica la sua vita, e fa del suo suicidio l'estremo suo capolavoro lirico.
Che cosa sia la poesia è come domandarsi cosa sia l'arte, con la differenza che la poesia usa le parole, che con il loro ipnotico suono, come veicoli aerei e inconsistenti,  creano e trasportano immagini inedite e personalissime, onde elettromagnetiche impalpabili emanate dal cervello.
Mi pare che l'arte nasca da una nostalgia, che è la percezione della separatezza del sè dalle cose.
L'artista sente che tra se e il mondo, la sedia, la foglia, la città, c'è una frattura incolmabile che lo rendo estraneo e condannato a questa siderale lontananza. 
Questo genera una dolorosa nostalgia di una perduta unione con la polvere senza memoria della materia, del creato, dell'altro-da-sè.
Con l'arte cerca di ricucire inutilmente una lacerazione antica, e facendolo, non fa che creare un doppio della realtà, che allontana ancora più inesorabilmente l'artista dal mondo da cui si sente esiliato.

L'artista sarà sempre infelice, allora? La bellezza da cui si sente escluso  lo condannerà ? Non penso. A volte l'artista comincerà ad abitare quella realtà da sè ricreata, rendendolo un rifugio che gli permette di sopravvivere. Da lì- anzi- dalla propria campana di vetro interpella il mondo esterno attraverso la sua opera.
Quadri e sculture , tangibili e mai perfettamente esplicabili suscitano sempre una domanda, e trasformano lo spazio e l'interlocutore che le guarda.
Ma la poesia ha qualcosa di differente. La poesia è sottile, è davvero come polvere? Sembra ininfluente, ma vibra nell'aria e si posa. 
Le parole sono ingannevolmente univoche. Anche se è l'artista che parla, pesca le parole dentro il pozzo profondo della sua vita interiore che rimane necessariamente nascosta, sottratta parzialmente alla comprensione che la esaurirebbe.
Ma a chi parla il poeta? Lui è davvero come il vaso vuoto posseduto dal dio. Il poeta si riempe del doloroso dibattersi dall'anima dell'uomo, crede che il dolore per la bellezza perduta sia suo, invece è dell'umanità intera. E faticosamente, come un artigiano prigioniero della propria arte, comincia a prendere tutto quel materiale e a cesellarlo, a farne parole e suoni, e li presta alle orecchie di noi, poveri uomini senza dono, che non sanno dare voce alla propria inquietudine, o stupore, o amore, o ebrezza, o pienezza, o gioia.
Il poeta scrive per se stesso, per non farsi soffocare dai detriti di questo mondo, ma ci consente di dare voce al torcersi della nostra anima tormentata, ci risveglia, ci mostra come una tazzina di caffè toccata dal sole del mattino porta in sè un mistero che non avevamo intravisto, ma giace nel profondo dei nostri sogni.

26 novembre 2018

arriverà un giorno (cioè questo weekend)

Poi arriverà un giorno in cui, nonostante una mezza sciatica, trascinerò in veranda il pino (soprav)vissuto dall'anno scorso, e dirò, con un entusiasmo  sopra le righe: dai ragazzi, facciamo l'albero!
E Wonder risponderà: ma dobbiamo farlo proprio adesso?
E CatWoman dirà: si ma metti tu le luci (come è possibile? le lucette sono la cosa più fica e divertente e magica del mondo!)
E Megamind con la voce che non deve tradire emozioni puerili puntualizzerà:- si però metti anche quelle colorate anni ottanta, 'sta volta. (Lo so che è l'effetto Stranger Things)

E il pino resterà solo e disadorno in veranda, a parte le lucette, che andrebbero accese alla fine come i fuochi artificiali finali, ma che io ho acceso lo stesso, battendo le manine da sola per l'entusiasmo. Mi davano retta solo i gatti.
Confido in superMario, sempre che non sia impegnato fare la terza guerra mondiale coi soldatini in salotto.

Magari il presepe riscuoterà più successo.

Arriverà anche un giorno in cui, dopo che il Gmarito si vedrà costretto a lavare i piatti per 5 sere consecutive (in quanto lo strumento preposto a tale scopo, frutto dell'ingegno dell'uomo, risulta non funzionante da luglio 2016 e la sottoscritta lavapiatti analogica risultava non disponibile) proporrà spontaneamente:
-pensavo, visto che c'è il black friday, visto che bisogna fare girare l'economia che questo governo sta distruggendo, visto che si avvicina il Natale, potremmo comprare una lavastoviglie.-

Poi arriverà anche un giorno in cui Megamind dichiarerà che no, non può dire chi è la ragazza più simpatica della classe.
E la madre presumerà di aver capito tutto.

Inoltre arriverà anche il fatidico giorno che ogni bambino deve sperimentare, cioè quello di perdersi. 
E- parimenti- quello in cui ogni madre deve provare la suggestiva sensazione di sentire la voce metallica al microfono del centro commerciale dire:
IL BAMBINO MARIO ASPETTA LA SUA MAMMA ALLA CASSA NUMERO CINQUE.
Quella madre, per sicurezza, e mantenere una certa dignità ( non è in grado di sopportare uno sguardo di disapprovazione e anche la sciatica nello stesso pomeriggio) manderà il papà.
Però in compenso il bambino Mario riceverà dalla gentile cassiera un improbabile merchandising che consta di una scarpa di plastica che in realtà è una radio.

Ora SuperMario lo chiamiamo solo così:
Il bambino Mario è desiderato in cucina
Il bambino Mario ha la mamma che lo aspetta in bagno per la doccia
Il bambino Mario è pregato di mettere a posto i soldatini

Faremo mettere anche un microfono, per l'occasione.

Visto che questo post è sconclusionato e incoerente nella sua forma sintattica e retorica, finisco in bellezza aggiungendo che non è mai stato così bello andare a farsi fare le punture di droga anti-sciatica da un'amica, concretizzando che non tutto il male viene per nuocere. Cioè al prezzo di una iniezione, una bella chiacchierata tra amiche.(Mentre il Gmarito lava i piatti)

12 novembre 2018

riga batte scimmia, bicicletta, mongolfiera


Da quando abbiamo deciso di mettere la carta da parati nell'ingresso, sono iniziate le trattative.
Io:- guarda questa con le scimmie colorate nella foresta tipo quadro di Rousseau-
Gmarito:- No, guarda questa a righe rosa pallido-
Io:- questa è bellissima, con le mongolfiere e le nuvole!-
Gmarito:- no, meglio questa a righe grigie e crema-
Io:- Allora questa? con le biciclette?-
Gmarito:- Guarda questa che bella: righe nere sottili e righe bianche larghe.-

Una carta da parati che sia un compromesso tra un' illustratrice e un ingegnere non l'hanno ancora inventata.

Dunque, ho scelto le righe, mio malgrado. Ma se dovevano essere righe, almeno fossero le righe meno noiose possibile. Così ho trovato una carta con righe di varie tonalità di grigio e bianco, con una texture tattile differente per ogni colore.
Naturalmente online, perchè negozi reali di carte da parati non esistono.
Poi, quando ho aperto il pacco ho avuto uno shock.
La carta da parati, era glitterata.

Glitterata.

Il glitter, a video, non si percepisce, e dalla foto era impossibile prevederlo.
E nella descrizione non era evidenziato. 
Forse perchè pensano che il glitter sia una cosa che debba piacere a tutti, come i cuccioli.
Ci avevamo messo un anno a scegliere la carta, avevo perfino ceduto sulle scimmie, e adesso mi ritrovavo con righe grigie  e bianche glitterate.
Mi veniva da piangere.
Poteva essere cambiata? certo che sì, a fronte di uno sbattimento unico: imballarla di nuovo, fare il reso, portarla da un corriere, anticipare le spese, e aspettare il rimborso.
E sopratutto ricominciare la trafila della scelta della carta.

L'ho preso come un segno del destino.
Forse l'universo voleva comunicarmi che io mi merito un carta da parati piccolo-borghese a righe e glitterata.
E chi sono io per andare contro l'universo?

Il Gmarito mi ha preso in giro per un altro anno.
Poi ha smesso di ridere e ha deciso di affrontare la posa della carta bisluccicosa.

Sul tutorial del "perfect bricoman" la difficoltà era contrassegnata da un solo martelletto.
Ovvero, puoi farlo anche con la mano sinistra (oppure non sei un vero uomo).

In due weekend di duro lavoro, l'opera era compiuta.
In ogni caso, se secondo il manuale del "perfect bricoman"  tappezzare ha un solo martelletto, i lavoretti da quattro martelletti, consistono probabilmente nella costruzione di una centrale nucleare in giardino.

Il lavoro è tutt'altro che semplice. Per esempio per colpa dei muri storti, che non si sposano bene con le righe ineluttabilmente diritte della carta da parati. (Ovviamente la giungla popolata di scimmie avrebbe ovviato al problema).
Uno (cioè, forse solo io) non ci pensa, ma occorre addirittura smontare il calorifero e anche tutte le prese e gli interruttori, cose che necessitano di un minimo di cognizioni di idraulica o fisica.
Così, il Gmarito, ha compiuto il miracolo.
Ha raddrizzato i muri della casa, perfino.

Alla fine del duro lavoro, avevamo un ingresso perfetto, e il resto della casa un macello.
Ora pian piano verrà fatta una ridistribuzione del disordine per uniformare il tutto.





e in un altra vita, forse....queste






9 novembre 2018

Dumbo-riscatto

La rivincita

A volte le tue rivincite te le prendi subito.
Altre volte devi aspettare anni.

Forse, più che rivincita, che suona meschino, potremmo dire riscatto.
Il desiderio di riscatto io ce l'ho da quando ho memoria. 
Mi ricordo la prima volta in cui ho desiderato liberarmi dell'immagine che io avevo di me stessa (goffa, insignificante, qualunque, banale).
Avevo quattro anni ed ero nella palestra dell'asilo delle suore. Il contesto suore anni '80 non aiutava, lo so.
La palestra me la ricordo immensa, spaesante, col pavimento in linoleum e un soffitto altissimo, inspiegabilmente alto, per me bambina alta poco più di un metro e una banana.
In palestra ci facevano fare cose pallosissime, tipo metterci in cerchio, correre in tondo, e altre attività del tutto astruse che mi costringevano- tra l'altro- ad entrare in contatto con gli altri bambini.
Io odio la coercizione alla socialità. Io da piccola ero una solitaria, invisibile a tutto il mondo finchè non avessi deciso autonomamente di uscire da sotto mantello magico ed entrare in contatto un un altro pianeta-persona.
Questo atteggiamento negli anni mi è valso la nomea di vera stronza e snob.
Poi ho imparato-semplicemente- a dissimulare.
Mentre facevo appunto queste cose pallosissime in palestra dove una suora travestita da persona normale ci impartiva ordini travestiti da entusiastico incitamento, io ricordo nettamente di avere desiderato che la mia vera natura venisse finalmente fuori, davanti a tutti.
Io infatti avevo un dono, che mi rendeva unica.
Solo che non ero ancora riuscita a dimostrarlo al mondo.
Sapevo volare.
E sognavo il riscatto, come Dumbo quando prima di sfracellarsi al suolo vestito da pagliaccio lascia tutti di sasso e plana sulla platea cacandogli in faccia. No  forse erano noccioline.
Io però avrei voluto volare e cacare sulle suore, lo confesso.
E allora tutti avrebbero visto che persona incredibile, al di fuori delle leggi naturali, io fossi.
Ma sarei rimasta umile, eh.

Comunque ieri ho aiutato Megamind a fare una versione di greco, mentre reminescenze che credevo perdute nel pozzo dell'oblio affioravano come pesci.

Ecco, vorrei dirlo a quella stronza della mia professoressa di italiano delle medie, che mi disse che non ero all'altezza del liceo classico (che peraltro io non avrei voluto neanche fare, ma lo
volevo rifiutare comunque come scelta plausibile).
Per anni, anche dopo la maturità sarei voluta tornare da quella donna acida che vestiva inspiegabilmente come Rita Levi Montalcini, avrei voluto il mio riscatto andando la lei e sputandole noccioline in faccia. 

E comunque, no.
Mi sento ancora inadeguata, ma forse questa è solo una grande garanzia.

7 novembre 2018

quattro paia d'occhi


Io, nella luce gialla dell'ufficio,
mentre fuori la notte divora
lampioni precoci.
I figli sono a casa.
Li vedo, dietro ai miei occhi, dietro allo schermo fatto di numeri:
nella città blu,
lungo le strade, nella piazza,
nell'ombra della sera fredda,
dentro la finestra illuminata,
al piano numero cinque,
eccoli.

Li vedo nella stanza, nella cucina,
figure dentro
una lanterna magica.

Io sono qui -e mentre
i conti non tornano-
non sono del tutto qui, mai.
A casa ci sono i figli,
quattro paia d'occhi,
una circolazione extracorporea,
non ho più sangue per loro,
sono arti fantasma

Tirano i fili delle mie cicatrici
e della mente.

A casa, poi,
pasteggio con le loro parole
i tragitti della loro versione
di questa giornata
e per tutto il tempo
-sono diventata così brava-
dissimulo la paura.

baci per cena

ore 19.30
Quando è pronto?
Quando si mangia?
Ho fame.
Mangiamo?
Posso mangiare un pezzo di parmigiano?
Perchè non mangiamo?
Quando si cena?

ore 20.10
Quando poi scolo la pasta, sono improvvisamente tutti spariti.
-E' pronto! -
Chiamo dalla cucina. Mi rifiuto di uscire dalla cucina e constatare il casino che regna ovunque sovrano. Occhio non vede...
Silenzio.
alzo di un ottava.
-E' prontoooooooooo!!!!-
Tutto tace. Si ode in lontananza una canzone distorta e grottesca dall'infernale Musically.
Nessuno si presenta.
E' allora che interviene il Gmarito per evitare che il mio richiamo superi di ancora una ottava l'urlo precedente, raggiungendo una frequenza udibile solo dai cani.
- L'ultimo che arriva verrà punito!- 

Avete presente la scena di Jurassik Park della mandria di dinosauri che scappano dal T-rex?
Una mandria di figli si riversa in cucina facendo tremare il pavimento.
L'ultimo è SuperMario.
-Per punizione...l'ultimo non riceve il bacio della mamma.-
Tutti i Fantastici protestano:
CatWoman:- Ma come! l'altra volta che ero io l'ultima, l'ultimo doveva sparecchiare -
Wonder:- Per un bacio! Se lo sapevo continuavo il musically, non me l'hai neanche fatto salvare!-
Megamind:- Io è dal 2012 che non voglio baci -
Solo SuperMario è sconsolato.
-Mamma...posso avere il bacio lo stesso?-