31 gennaio 2020

Lettera finta stile mamma blogger a Wonder, che ha scelto il classico.

WonderWoman cara, lo so, la tua è stata una scelta di ripiego. Di fronte all'opzione Scienze Umane nella cittadina accanto, che ti avrebbe costretta a:

28 gennaio 2020

In piena peste cinese, la GFamily è stata colpita da un morbo.
La prima a capitolare è stata Wonder, complici le pance nude, perchè le canottiere sono messe all'indice dal popolo degli adolescenti, e bruciate sul rogo degli abiti socialmnete inaccettabili.
almeno ho disegnato

20 gennaio 2020

barchette

Oggi siamo talmente abituati alla tracciabilità e alle notifche, che mandare una lettera cartacea, ci disorienta.

17 gennaio 2020

Adesso che non è più (qui)

Non dimenticherò mai chi era: lo zio simpatico e fanciullo, che ci faceva volare come aeroplanini, scherzava con noi bambini, spingendosi ai confini del suo mondo di adulto, fino a toccare il nostro.
Ci capivamo.
Lui sorrideva sempre- ma proprio sempre- sotto ai baffi.
Di lui mi sono rimasti impressi quei sorrisi e i denti bianchi, bianchissimi.
Non so come, ma mi ricordo il giorno del suo matrimonio, è possibile? Forse è l'inganno delle vecchie foto.
Ricordo il maggiolone nero con la capote colore crema che si allontanava, alla fine della festa al Solimei, lungo il viale, poi oltre i due pioppi, verso un orizzonte per me-bambina- felice e remoto come quello delle favole.

Ricordo , tanti anni dopo, di quella volta che ha portato in giro per il centro di Bologna SuperMario indemoniato, sul passeggino, durante un matrimonio(il matrimonio di mia sorella, sì).
Ha cercato per un'ora un negozio per comprargli un ciuccio.
SuperMario ha continuato ad urlare come se fosse posseduto, e alla fine si è scoperto che erano le dannate ed inutili scarpe fighe della festa che gli facevano male.

C'era una frase che diceva sempre, ridacchiando ironico.
"non esageriamo...!"

L'ultimo ricordo che avrò di lui è quando sono andata a trovarlo in ospedale.
Ho visto che le sue mani erano piccole, e lisce, quasi come quelle di un bambino.
Abbiamo voluto parlare di cose leggere, di macchine, di aneddoti divertenti, del passato.
La zia gli ha offerto un Nutella Biscuit, quei rarissimi biscotti che mangiano i Vip, che se la tirano, nelle storie di instragram.
Lui ha voluto mangiarlo, ma solo se lo poteva condividere con noi altri.
L'abbiamo condiviso.

"ne vuoi un altro?"
" Non esageriamo..."
Ha condiviso con noi, quel poco che poteva, ciò che gli era rimasto, il resto era dolore, era l' amore coniugale, le cose che solo loro sapevano.
E nonostante tutto, infinita e incomprensibile bellezza.

Addio
(o nella stanza accanto)

Io sono una porta chiusa
e dietro
tutte le parole che ci siano detti
e quelle taciute,
affiorano dagli occhi
come pesci in un pozzo.

Era la nostra vita,
che noi soli sapevamo
intessuta di cose
che sono andate via,
che chiamano sempre
dai loro vuoti.

Ed ogni giorno che cade
di più vorrei
questa porta aprire:

se tu pure non venissi
mi basterebbe la tua assenza vicina:

come una poltrona vuota, tu
-che manchi-
mi faresti compagnia
con la promessa di un incontro

nella stanza accanto.

15 gennaio 2020

briciole


sulla macchinetta del caffè trovo un post-it con scritto:


<<in fondo vi voglio bene>>

8 gennaio 2020

Gennaio effetto settembre

Beh, diciamo che il mio anno scolastico è iniziato faticosamente.
L'ottima e proficua " sindrome del diario nuovo", che di solito accompagna il rientro dall'estate, che ti faceva desiderare cose nuove per i tuoi capelli, la tua cassettiera, il tuo girovita, le tue insane abitudini, è stata annientata dalla fatica della ripresa della routine.
Sostanzialmente da settembre ad ora mi sono trascinata strisciando tra il rifiuto di iniziare un nuovo anno e i rifiuti proprio, e la mia terapia salvavita era: vabbè, ci penso dopo. Vabbè, poi vedo, vabbè, scialla. (Non so che voglia dire ma lo dicono le mie figlie quando chiedo di mettere le mutande sporche nel cesto) 
Ho i riflessi lenti, mi sto risvegliando ora.
E quando mi risveglio, mi aggiro per casa con occhi miopi e l'espressione verde di Disgusto , e comincio a buttare roba.
Non sono come la Mari Kondo, nipponica, minimalista, medodica: io sono bipolare, alterno periodi da accumulatrice seriale in cui mi innamoro delle latte dei pelati da 5 kg (fanno così Andy Warhol) a momenti in cui vorrei costruire un inceneritore sul balcone, e far fuori tutto.
Ho un metodo tutto mio, non sistematico, ma per associazione caotica di idee e suggestioni.
Metto le uova nel frigo.
Il frigo è pieno.
Tolgo i vasetti scaduti.
Dentro, la salsa cockail ha iniziato a formare delle stalattiti e alcuni cristalli interessanti. Getto via tutto e cerco una collocazione per i vasetti vuoti e lavati.Ma il mobile della cucina è pieno. Allora lo svuoto, lo riordino, ma restano fuori le bottiglie di vino. Dove metterle? Al posto delle due ceste straripanti del cucito, con dentro i body da neonato da rammendare.Di 14 anni fa. Quindi comincio a eliminare il superfluo del cucito. Colloco infine le bottiglie ma non c'è più posto per il materiale di cancelleria. Potrei mettere tutto sul frigo, ma è già occupato, quindi decido di eliminare tutte le scatole che vi troneggiano sopra da 10 anni. C'è del pongo fossile e il gioco del Vasaio Pazzo.
Così facendo, sono arrivata nevroticamente anche all'armadio, che è come il vaso di Pandora.
Scalare il K2 è da dilettanti a confronto.
E' tutto un processo che inizia su una esigenza estetica.
Poi emotiva.
Infine razionale.
Un pò come riporre i libri per colore.
Lo scopo è sempre quello di farmi sentire bene. Poi magari non trovo lo stesso una mazza, ma mentre non la trovo, ammiro le scatole carine nell'armadio, e mi rassegno. Quella cintura non la ritroverò, forse l'ho buttata, ma sono felice.

E così, istericamente, nelle ultime settimane ho riordinato:
i maglioni,
lo scaffale in cucina
l'angolo caffè
i libri di cucina
la scatola del cucito
le bottiglie di vino
la scatola degli hobby creativi
i pennarelli (ora sono dentro un meraviglioso barattolo di pelati da 5 kg)
tutte le scarpe della famiglia,
l'armadio del marito

In casa sono tutti terrorizzati. E ne hanno ben d'onde.

il tetto del frigo finalmente vuoto

risultato quasi finale


notare il barattolo MUTTI

il caos prima della creazione

aiuto!

l'armadio prende forma

metodo giapponese: metti tutto in verticale



3 gennaio 2020

stabat mater piagnona

Alla recita di Natale di SuperMario ho pianto.
Avrei pianto comunque, pure se avessero cantato il più trito repertorio di Mariele Ventre.
Ho pianto perchè lui è l'ultimo della prole, e non ho più figli  più piccoli, di riserva , con cui procrastinare la commozione chioccia.
Sarà l'ultima recita di seconda elementare a cui assisterò.
Le cose che farà SuperMario da qui in poi saranno più uniche (chiedo licenza) di quelle dei suoi fratelli, perchè saranno le ultime.
Dopo 15 anni di recite asciutte, l'argine della mater lacrimosa si è rotto.
Forse è la soglia dei 43 anni.

Ora piango davanti ai tortellini, davanti al portone della mia casa di ragazza, quando vedo lo Zio Astro Fisico (sia perchè astrofisico proprio, sia perchè da bambina lo consideravo lo zio bello), piango quando sento Lily Marlene, quando vedo le foto di noi fratelli da piccoli, piango ascoltando gli U2, insomma sono una piagnona.



2 gennaio 2020

via da noi


27/12/2019


Il malato

Il letto ora
è confine del tuo vivere

oltre i suoi orli candidi,
precipizi ed echi
di corridoi così lontani.

Con mani piccole quasi
di bambino,
lenzuola bianche tendi
come vele senza vento,

ma che tanto distante
ti portano
da noi.



27/12/2019
a presto, zio