17 novembre 2015

aggiornamenti belli in salsa agrodolce

Catwoman dunque porterà due apparecchi acustici.
Ha scelto un colore sobrio. Viola e fuscia. 
Il signore della fabbrica degli apparecchi acustici è stato molto gentile. Una persona gentile che è stata il nostro balsamo, dopo l’approccio con la dottoressa dell’Ospedale che era praticamente da Signorina Spezzaindue visualizzate: quella di Roald Dahl, illustrata da Quentin Blake nel suo celebre capolavoro Matilda).


La dottoressa OrsoSpezzindue all’età di 8 anni si è estirpata il cuore con il coltello da pesce e se l’è mangiato fritto in padella, per una colazione da campioni.
Perché, non facendoci mancare niente, anche Wonderwoman è sordastra, meno, ma sempre sordastra. E la Dottoressa OrsoSpezzindue non solo ha messo alla gogna la loro madre snaturata (che sarei io) con parole piene di rimprovero maltrattenuto e frasi scandite lentamente come se avessi un lieve ritardo mentale, ma si è approcciata alle bambine come un ufficiale con le sue reclute (apocalipse now?), apostrofandole con la parola “giovanotte”. E riuscendo, nel corso della visita, a fare molte cose contemporaneamente: parlarmi con parole semplici e ben scandite (come se fossi una ragazza madre di 14 anni, abusata e zingara), dare delle maleducate alle bimbe (come se fossero piccole ladre figlie di zingari che progettano di rubare il suo aggeggio per guardare nelle orecchie e lordare le sue sedie con i loro piccoli piedi puzzolenti), omettere di darmi qualsivoglia informazione medica che la mia povera mente di ragazza non scolarizzata non potrebbe capire, rispondere in maniera visibilmente seccata ma con un grande visibile sforzo di pazienza, alle mie inutili domande.
Ha detto le seguenti frasi, con tono basso, con parole scandite, e insofferenza trattenuta, e labbra all’ingiù (presente Disgusto?) nell’ordine:
- non toccare
- lì,no
- qui, no
- alza la voce, giovanotta!!!
- apri apri apri! Giovanotta!
- puoi sederti lì, ma non devi stare in mezzo, perché io devo muovermi
- e giù i piedi dalla sedia, che io la maleducazione non la sopporto! (quest’ultimo, a chiosa della visita, diretto a Catwoman che piangeva accoccolata sulla sedia)
Ho il privilegio di manifestare apertamente il mio disprezzo per questa persona, perché sono sollevata da un grande peso. Cioè che-grazie agli ultimi esami effettuati- si escludono altre indagini mediche potenzialmente molto preoccupanti.
Consiglierei alla dottoressa OrsoSpezzindue o un trapianto di cuore (umano), oppure di farsi trasferire da un reparto pediatrico (in cui, vorrei informarla, quelli che visita non sono piccoli nani dispettosi-e sordi-ma bambini) ad un reparto di rianimazione, in cui i pazienti sono più pazienti e –loro malgrado-fermi e zitti.

Grazie.

4 novembre 2015

La malattia e il mistero

Dedico questa poesia ad una persona molto malata, ed al mistero con cui, suo malgrado, illumina le nostre vite.

Quelli che vengono
stanno alla tua porta
e bussano.
Il tuo nome, allora,
è la chiave dorata.
Non può essere inutile suono muto.
Il tuo nome è la tua anima intatta.
E non è concesso
smettere di bussare.
Smettere di chiamare.
Chiamano i volti, dalle fotografie.
Chiamano i fiori senza profumo, dal vaso.
Chiamano gli oggetti, raccontando storie segrete.
E tu ci sei.
Ti affacci soltanto, talvolta,
come alle finestre di grandi stanze sconosciute.
Come una falena ti lasci incantare
Alla luce di un volto sacro.
Ci sei in un modo,
che esige soltanto

di essere amato.