11 aprile 2015

La corda rossa

Abbiamo lasciato i due fratellini sperduti, nel bosco, lontani l’uno dall’altro, arrabbiati.
Ma non passano molti minuti, che subito si pentono. Francesco comincia a preoccuparsi per il fratellino, e comincia a chiamarlo.
Giovanni, fatti pochi metri sul sentiero, si sente solo e sperduto, e vuole tronare indietro dal fratello maggiore.
Improvvisamente nulla è più importante, né lo gnomo, né il litigio, nemmeno più il fiore azzurro conta più. Soltanto ritrovarsi.
Francesco corre dietro al fratellino, Giovanni torna sui suoi passi, e finalmente si ritrovano, abbracciandosi con le lacrime agli occhi.
-Non scappare più!- Dice Francesco
-Non lasciarmi più andare via!- dice Giovanni
Adesso che sono di nuovo insieme, si sentono entrambi al sicuro.
Intanto però le ombre hanno cominciato ad allungarsi, la sera sta scendendo sulla foresta. Francesco sa che nel bosco la notte scende all’improvviso, che bisogna mettersi al sicuro. La notte nella foresta è spaventosa, tutto diventa pauroso e minaccioso.
-Giovanni, dobbiamo accendere un fuoco per tenere lontani gli animali feroci. Vai a cercare della legna, io costruisco un riparo-
-Ho paura, paura di perdermi ancora!- Piange Giovanni.
Francesco ci pensa: devono fare in fretta, l’oscurità avanza, non c’è tempo da perdere. Allora gli viene un’idea. Apre il suo zaino e prende un grosso gomitolo di corda rossa. L’aveva notato quando ha preso i panini. Chissà perché il suo papà ce l’ha messo, però ora gli è utile. Lega un capo dello spago al polso di Giovanni, e un altro capo al suo. –Ecco, vedi, adesso anche se ci allontaniamo, non possiamo perderci, ci ritroveremo sempre. Resteremo legati, così niente ci separerà.- Giovanni si rassicura e comincia a cercare della legna, deve essere bella secca, gli ha detto suo fratello.
Francesco intanto raccoglie lunghi rami robusti, taglia fronde di nocciolo con il suo coltellino, e comincia a costruire, legando il tutto con la robusta corda che ha trovato in gran quantità, un riparo per la notte, a forma di capanna. Per ripararsi dal freddo e dall’umidità. E dalla paura.
In terra stende un telo impermeabile. Il rifugio è pronto.
Giovanni arriva a più riprese con rametti, corteccia, pigne; è piccolo e porta poche cose alla volta, ma piano piano un bel mucchio di legna da ardere si accumula vicino al loro riparo.
-Che bella casetta, Francesco!- Dice entusiasta. Francesco è molto orgoglioso del suo lavoro, la capannuccia è piccola, ma così staranno vicini vicini, non avranno freddo, e si sentiranno più al sicuro.
Ormai la sera è calata. Fanno appena in tempo a circondare la legna con delle grosse pietre, ed ad accendere il fuoco con i fiammiferi. Gli zaini sono piccoli, ma quante cose riescono a contenere! E’ la prima volta che accendono un fuoco: bisogna curarlo perché non si spenga subito, e i due fratelli insieme rimangono attanti per un po’ perché la fiamma attecchisca bene e abbia tanto materiale da bruciare. Intorno si fa tutto buio, i due fratelli non vedono che ombre attorno a loro, sentono molti rumori e fruscii. Francesco decide che è ora di dormire. Entrano nella loro capanna, stendono i sacchi a pelo e ci si infilano dentro. Si sentono più al sicuro, con il fuoco, là fuori, come una sentinella.
-Sento dei rumori….-piagnucola Giovanni
Francesco allora comincia a cantare una ninna nanna buffa, che cantava sempre la mamma. E piano piano, vicini vicini, si addormentano.
La foresta si sveglia presto. Gli uccelli cominciano a cantare all’alba, e i due fratelli si svegliano presto. Una sorpresa li aspetta: a far loro da sveglia, davanti alla loro capanna, c’è l’uccellino azzurro che canta. I due fratelli ridono di gioia. Finalmente sanno che direzione prendere. Infilano veloci nello zaino tutte le loro cose. Giovanni è un po’ dispiaciuto di lasciare la loro casetta.-Mi piacerebbe restare un pò qui con te, con l’uccellino azzurro a farci compagnia, il fuoco che ci scalda.-
-Non possiamo! Non dimentichiamoci del fiore azzurro e della mamma! Quando l’avremo trovato ti prometto che costruirò un’altra capanna uguale nel nostro giardino e sarà il nostro rifugio.-
E così, nell’aria fresca del mattino, ricominciano il cammino, seguendo l’uccello azzurro, che indica loro sempre il sentiero giusto. Piano piano si accorgono che la strada si fa in salita, e anche il clima comincia  cambiare. Fa sempre più freddo, gli alberi sono più spogli, sembra calare l’inverno.
Francesco e Giovanni indossano giacche pesanti, sciarpe, cappelli e guanti. Trovati negli zaini quasi per magia. Ad un tratto comincia a scendere qualche fiocco di neve. Giovanni e Francesco rimangono esterrefatti, ma continuano a camminare, in salita, nella foresta sempre più bianca. L’uccello azzurro li precede sempre, svolazza di ramo in ramo, aspettandoli. Questa volta è facile vederlo, i rami sono spogli, e nel bianco l’azzurro balza all’occhio facilmente
 –Sono molto stanco!- si lamenta Giovanni, che resta indietro e qualche volta si lascia trascinare dal fratello maggiore approfittando dello spago che li lega (infatti hanno deciso che non si slegheranno finchè non torneranno a casa). Francesco non si lamenta, anche lui è stanco, infreddolito. Allora si ferma e rovista nello zaino.
Ormai ha imparato che quando ha bisogno di aiuto, gli basta guardare negli zaini preparati del papà: troverà sempre quello che gli serve, anche quando non ha la più pallida idea di quello che sta cercando. E infatti gli saltano all’occhio due belle tavolette di cioccolato.

-Guarda Giovanni! Ti darò un quadratino di cioccolato ogni volta che oltrepassiamo 7 trochi d’albero lungo il sentiero, ok?- A Giovanni sembra un bellissimo gioco, e poi non ha fatto colazione, dunque ha proprio voglia di mangiare qualcosa. Così vanno avanti un bel po’, contando e mangiando, di nuovo vicini, lungo la salita.

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