14 aprile 2015

il marito ideale

A me fare le pulizie non piace.

Cioè mi piace l’idea delle pulizie.

Un po’ come la voglia fare ordine, quando guardi il catalogo dell’ikea, in cui oggetti apparentemente lasciati in disordine hanno una palette di colori che si intona con le tende.
Mi piace l’idea del detersivo profumato, di pavimenti sgomberi da mobili e oggetti su cui passare lo straccio, i guanti di gomma colorati e intonati al grembiule (what’s grembiule?), la cera da passare sulle superfici di legno, a ritmo di musica e facendo anche esercizi per rassodare i glutei nel frattempo, come spiegano demenziali articoli delle riviste femminili in vista dell’estate.

Poi, la realtà è un'altra. Prepari il secchio, e ti accorgi che prima di passare allegramente lo staccio, devi spostare una eterogenea massa di oggetti che vanno dalle sedie, al mastodontico peluche di pezza, ai 5000 pezzettini di giochini e oggettini insulsi (che diventeranno FONTAMENTALI  appena deciderai di buttarli via) che ricoprono il pavimento in questione.
Allora tantovale sniffare l’odore del vim direttamente dal flacone e via, il bisogno di profumo di pulito è appagato.

E’ ovvio, la casa pulita e profumata piace a tutti. E’ quello che sta in mezzo tra una casa da emergenza sanitaria e una praticabile e provvisoriamente in ordine, che mi crea qualche difficoltà. 

Anche perché difficilmente ci sarà la possibilità di pulirla in assenza di creature che si aggirano pestando dove hai passato la cera, disegnando casette sui vetri con le dita sporche di moccolo, rovesciando un milione di pezzetti di lego in corridoio.

Da qualche tempo da noi viene, una volta a settimana, una signora. Mentre Mario dorme e poi successivamente mentre sono in giro a portare e recuperare i Fantastici dalla miriade di attività che siamo riusciti a fare entrare dentro il pomeriggio di giovedì, lei compie il miracolo.
Appena arriva, tutto prende il giusto corso. 
E’ come se l’intero universo ritrovasse l’armonia del moto perduto all’inizio della creazione.

Lei non si limita a pulire, lei propone. –Facciamo una lavatrice?- (notare la delicatezza sublime di quel plurale majestatis).
Lei riesce a svuotare il cesto della biancheria in un pomeriggio. Lavando,e h. Non buttando tutto nell’inceneritore come farei io presa dalla disperazione.
-La prossima settimana laviamo i vetri?-
E io: -sì!!!!! laviamo i vetri, dai!!!!-
 Mi sembra improvvisamente fantastico lavare i vetri, trascinata dalla sua operosità tranquilla e inesorabile, che a me verrebbe l’ansia solo all’idea di prendere la bacinella e la spugna.

Quando torno dal pomeriggio passato a fare da autista, entro in questa casa profumata di lavanda, con i  cuscini sopra al divano, la cucina linda con il tavolo sgombero, e lei col sorriso sulle labbra che mi dice:- mi è avanzato un po’ di tempo e ti ho stirato due camicie.-

Già il fatto che le avanzi tempo è la prova che è dotata di poteri soprannaturali in grado di controllare lo scorrere del tempo.

Lei non si limita a pulire. Lei si prende cura di te, un po’ come tua madre.
Quando, prima di uscire, mi informa che porterà in cantina i vetri, io, che per far portare la spazzatura in cantina dal Gmarito devo ricordarglielo almeno 4 volte  e poi lasciare il sacchetto puzzolente laddove possa inciamparvisi, come una tagliola, affinchè non si dimentichi di farlo, mi domando.
Forse non sarebbe bello sposare una colf?

O almeno, ammettere la bigamia, dai.



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