14 maggio 2015

microcosmo con carpe

Esiste un posto che sembra un parco, ma invece è un microcosmo utopistico.
E’ un parco. Con scivoli, alberi, un piccolo stagno con dei pesci rossi e delle carpe grosse come tonni (un po’ transgeniche a forza di mangiare merendine all’olio di Palma dei bambini). C’è la casetta dei bimbi, molti fiori profumati, cespugli, piante, un ponticello tibetano, una permanente piccola colonia di gatti perennemente in calore, c’è un piccolo “zoo” con animali da compagnia, pony, pavoni, voliere con pappagallini, papere, in recinti puliti ed estetici, che sembrano le illustrazioni del libro per bambini “nella vecchia fattoria”. Il parco è aperto a tutti ma è all’interno di una struttura, i bambini entrano, ma non possono scappare via da nessun cancello aperto. Nel parco, c’è una tettoia con un palcoscenico. C’è un bagno pulito. C’è un piccolo chiosco che vende dannosi zuccheri sotto varie forme, gelati e caffè. C’è anche un bar. E, a circondare il tutto, ci sono tante porte e finestre con sui davanzali piccoli vasetti di fiori. E in queste mini abitazioni organizzate in un mini condominio, abitano i vecchietti del Melo. Capitano cose che si pensano possibili solo in un piccolo paese degli anni ’50, oppure nel cartone di Heidy. Una bambina (nella fattispecie Catwoman) cade in bicicletta, sfiorando lo spigolo della fioriera si pietra con le meningi, ed una nonnina 95enne che passeggia per il mini vialetto davanti al suo alloggio, (dopo avere resentato il collasso coronarico), la soccorre e le offre due cioccolatini. Capita che a volte uno dei Fantastici 4 si soffermi nel salone adiacente al bar, dove i nonnini cantano “ O mia bela Madunina” battendo le mani, o altre canzoni anteguerra che parlano di amori perduti. Capita di incontrare vecchietti in carrozzina, che non parlano più e stanno con la bocca aperta, tornati bambini, che si fermano a guardare la vita, ovvero la marmaglia di bambini che ride, corre e urla davanti ai loro occhi. Capita che-così come dovrebbe essere- vecchi e bambini vivano assieme e condividano gli stessi spazi. Non solo vecchietti efficienti e pimpanti ancora in grado di svolgere una funzione ritenuta utile per questa società, come i supernonni tuttofare che siamo abituati a vedere nei parchi. Qui si parla degli ultimi. Di persone che- con la scusa della necessità di una assistenza- vengono di solito tenute nascoste, o separate, persone a volte dall’aspetto sgradevole, persone che suscitano domande (Wonderwoman che chiede col suo tono di voce: Mamma ma quel nonnino lì sta per morire,vero?). E’ un micromondo ideale, che mi commuove, un micromondo in cui sono coltivati i valori per una società che ci rende più umani, in cui la debolezza e la vecchiezza (neologismo di mio conio) non sono una vergogna, ma solo un diverso aspetto dell’esistenza, un mondo in cui l’uomo è pienamente uomo,  indipendentemente da ciò che sa fare, dal suo aspetto fisico, dal dolore. Un mondo in cui forse l’eutanasia non verrebbe presa mai in considerazione, né come diritto, né come soluzione.

Un mondo in cui si impara ad amare e ad essere amati in maniera autentica.

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