Piccola lista delle cose che mi fanno arrabbiare in famiglia
1)
Quando qualcuno mi risponde “aspetta”. Sapendo
già che mi fa imbufalire, approccio preventivamente:
-Tu. Potresti
fare questa cosa? Basta che non mi rispondi “aspetta” perché questa cosa devi
farla adesso per tutta una serie di ragioni che adesso ti elencherò.-
Risposta:- un attimo.-
-Ti
ho detto di non rispondermi…-
-Ma
io ho detto un attimo, non aspetta.-
2)
Che qualcuno voglia sempre avere l’ultima
parola, o in assenza dell’ultima parola, anche dell’ultimo verso/guaito/imitazione.
Perché poi succede che io avrò l’ultimo gesto, che non è una bella cosa per la
mia pace interiore.
3)
Che quando chiamo a tavola che è pronto, tutti
(i quali proprio un attimo prima stavano:
-
Smangiucchiando parmigiano a morsi
-
Reclamando cibo
-
Rubando fette di prosciutto dal frigo
-
Mimando la morte per inedia)
improvvisamente spariscono.
Appena riesco a radunare la maggioranza a tavola con le minacce, a qualcuno
sovviene di fare la cacca.
4)
Che quando consegno brevi manu ed al legittimo proprietario un oggetto che si trova in
un luogo non consono né appropriato (macchinine in bagno, palloncini di halloween
vaganti per l’aère, apparecchi acustici sul tavolo di cucina, mutande sul
divano, scarpe nell’ingresso, quaderni di scuola in veranda, carte da baro per
terra) la persona sopracitata, esca dalla stanza e appoggi la qualcosa sulla
prima superficie disponibile che incontra, assolutamente a caso.
5)
Che per bere un bicchier d’acqua vengano
utilizzati in media 17 bicchieri al giorno (anche dalla stessa persona) i quali
rimarranno disseminati ovunque mezzi pieni, perché ogni volta che si ha sete,
per scongiurare il pericolo di bere acqua contaminata o radioattiva, è
necessario prendere un nuovo bicchiere.
6)
Che mi si contesti la metodologia di caricamento
della lavapiatti.
7)
Che vengano consumati del tutto generi
alimentari, salvo poi lasciare in frigo ingannevoli confezioni che fingono di
essere piene.
8)
Bambini deambulanti con i piedi nudi dopo il 15
settembre, perché la sola vista mi fa abbassare la temperatura corporea di 3
gradi.
9)
L’usanza di chiamarmi a squarciagola da una
stanza all’altra con ogni sorta di richiesta, senza pensare di spostarsi nella
mia direzione, ma aspettandosi che:
-
io sia in grado di collegarmi al wifi di casa e
tramite un collegamento telepatico risponda apparendo sulla tv, in modo che costoro non
debbano alzare il deretano dalla sedia
-
io mi materializzi immediatamente al loro fianco
mentre un mio clone continua a rigirare il risotto in cucina affinchè non si
attacchi
10)
Che
quando inizio a raccontare/fare un discorso, il destinatario ascolti le prime 5
parole per poi allontanarsi dalla stanza mentre sto ancora parlando.
11)
Il fatto che se vado un attimo a riposare, dopo
avere avvertito tutti i componenti della casa con un proclama in 4 lingue,
avere affisso avvisi e pos-tit sulla porta, appena prima di perdere conoscenza,
qualcuno bussa. O entra senza bussare. O chiama stando dietro la porta (forse
pensando che questo lo proteggerà dai raggi laser che usciranno dai miei
occhi). Per questioni di vita o di morte, quali:
-
Fuori piove?
-
Posso farti
leggere gli avvisi?
-
Dormi?
(questa è letale)
-
Dov’è la
carta igienica?
-
Posso vedere
la tv?
12)
Il dentifricio lasciato aperto. Corollario: che
dopo avere lavato i denti si trovino tracce di dentifricio blu fino alla parete
opposta del lavandino, oltre che sugli asciugamani, sui pigiami, per terra. (Che
poi, perché sti dentifrici da bambini devono avere color fluo visibili al buio
come il luminol ?)
13)
Marmocchi sdraiati in mezzo alle porte che fanno
cose improcrastinabili costringendoti a scavalcarli, magari mentre porti due
sacchi della spesa da 30 chili su ogni braccio
14)
Le carte dei gelati, delle merende, degli ovetti
kinder, i vasetti dello yogurt finiti, le lattine di birra, le bottigliette di
aperitivo lasciati lì. Cioè: in prossimità
della spazzatura affinchè tu, donna, faccia meno fatica a prenderli e buttarli via
differenziandoli doverosamente a seconda del loro materiale.
15)
Che nessuno, dico nessuno, si prenda mai sta
cazzo di la briga di mettere un rotolo di carta igienica nel porta rotolo
quando finisce. Preferisce chiamare a gran voce quando ormai è sulla tazza. Oppure
chi è volenteroso, prende sì la carta igienica. Ma la poggia per terra, perché inserirla
nel portarotoli va al di là delle sue energie psicofisiche.
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