Ho letto un
articolo che parla di uno studio su un fenomeno sociale in aumento, ovvero le
madri annoiate dai propri figli, che si sono pentite di averli fatti.
Attenzione,
ciascuna di loro dice di amarli, i figli. (Che avrebbe preferito non fare) e non stento a crederlo.
Probabilmente
è corretto dire che più che essersi pentite di avere fatto i figli, che mi
sembra più che altro un aborto -seppure psicologico- post partum, rimpiangono la vita di prima.
Naturalmente
i sentimenti che suscita questo articolo sono, prima di tutto:
Orrore! Sono dei
mostri!
Poi: è colpa
dei maschi che non fanno una mazza
Di seguito: è
la politica che non aiuta la famiglia
Infine: boh,
ma poi sai che c’è? Ognuna è poi libera di pentirsi, mica si può giudicarla una
cattiva madre per questo.
E’ più che
probabile che questo genere di outing sia piuttosto raro, perché ti rende molto
impopolare in una società in cui devi essere figo qualunque scelta tu faccia, e
quindi risulti essere un po’ uno sfigato che ha fatto il passo più lungo della
gamba. Perché un conto è pentirsi del partner, che di fatto puoi lasciare, un
conto del figlio, che il divorzio dal figlio non l’hanno ancora inventato, al
massimo una volta c’era la ruota.
Sfatiamo un
mito.
A tutte credo sia capitato, mentre si pulisce del vomito dal tappeto alle
4 e mezzo del mattino e non si dorme da 24 ore, di pensare: ma è questo che
volevo davvero? Oppure di pensare con malinconia a quando dormivi fino a
mezzogiorno o non passavi le serate a studiare i fiumi del Lazio. Ma non credo
che questi pensieri formatosi nel momento di estrema stanchezza o esasperazione
siano quelli che ti fanno dichiarare definitivamente: se tornassi indietro mi
farei chiudere le tube.
L’articolo
snocciola le motivazioni che hanno spinto le madri a procreare.
Il famoso
orologio biologico, ovvero: il tempo stava per scadere e avevo paura di
perdermi qualcosa.
(paura di ciò
che è irreversibile senza rendersi conto che anche un figlio lo è,
tragicamente)
La promessa
sociale subliminale che il figlio è garanzia di vera felicità.
La curiosità
di una nuova esperienza. Perché no?
Io ci ho
pensato molto alle motivazioni che inducono molte madri a pentirsi. Ci si può mettere dentro il fatto che non
abbiano aiuti, che le donne siano-volenti o nolenti- lavoratrici e quindi la
cura dei figli sia veramente pesante, che i mariti siano latitanti, che c’è una
immaturità diffusa, che i bambini sono sempre più esigenti e impegnativi.
Io credo che
un po’ derivi anche da questo fatto. Nel momento in cui avere un figlio è frutto
di una scelta (con tutti gli aspetti anche positivi che questo comporta), entra
in gioco tutta una serie di valutazioni costi/benefici. Di aspettative, anche.
Di previsioni.
Se è una
scelta, ci si pongono delle domande a partire da: mi conviene farlo? È il
momento giusto? Come organizzerò il lavoro? Quando aprono gli asili? Sono
proprio sicura?
La scelta
consapevole, porta con sé tutta una serie di aspettative precise, ma non tiene
conto che non è una scelta come altre.
Non è nemmeno paragonabile alla scelta
del partner, perché avere un figlio è qualcosa di assolutamente imprevedibile,
non solo in termini di esperienza, ma anche di persona.
Il figlio è uno
sconosciuto.
Si valutano un miliardo di aspetti pensando che questo ci metterà
al riparo dalle delusioni, si calcola anche la fatica o il sacrificio che si è
disposti a fare per rientrare in un rapporto costo/beneficio favorevole.
Il rapporto
costo beneficio in questi termine sarà sempre sfavorevole.
La vita sarà
sempre più faticosa di prima, il divertimento personale sarà minore, così come
il tempo libero. Cresceranno spese e chili di troppo e tensioni col partner,
calerà la libertà, probabilmente la qualità del lavoro, le ore di sonno.
Come è
possibile che non ce ne rendiamo conto?
E questo
nonostante tutti gli aiuti del marito, i soldi che lo stato potrà darti, le
nonne, le tate. Sarà sempre un sacrificio eccessivo rispetto a quello preventivato
come sopportabile.
Il peggio
verrà quando pretenderai che la felicità ti venga da tuo figlio, come se fossi
tu, madre, a dover ricevere felicità dal tuo bambino, e non essere tu, a dare
tutto, sempre, in ogni istante.
E questo anche col miglior marito mammo
possibile immaginabile.
Ma come, mi
avevano detto che era gioia pura!(è per questo che l’ho fatto e mi sono
sciroppata una gravidanza infernale).
Guardano il figlio, lo amano, comunque,
ma preferivano la vita di prima perché sta fantomatica felicità il bambino NON
GLIE LA (VUOLE) DARE.
Ecco secondo
me sta tutto lì.
E’una scelta
come un’altra? si pigia un tasto e invece del caffè macchiato che c’era
scritto, esce un bicchiere di plastica con dell’acqua bollente senza zucchero.
Il contratto non è stato rispettato.
Era meglio
quando non c’era scelta e si partorivano 15 figli e poi si moriva di parto? No.
Forse per certi aspetti si, per altri di certo no.
C’erano
comunque madri anaffettive cui era capitato un figlio e non ne volevano mezza.
Ma il figlio
non veniva considerato socialmente come un mezzo per avere l’assicurazione
sulla felicità. Solo una manifestazione della vita in te. Questo diminuiva notevolmente i sensi di colpi.
(Adesso: hai voluto 'sto figlio? Mica puoi dire che è uno schifo essere madre, l'hai scelto tu.)
In ogni caso, nemmeno
avere la carriera sognata o tutte le ore per potere andare in palestra o poter
dormire 10 ore per notte sono una garanzia di felicità.
Niente lo è, perché
la felicità non dipende da quanti e quali sacrifici devi fare (per qualunque
cosa) , ma dipende solo da noi e dalla capacità di fare della nostra vita,
qualunque essa sia (con figli, senza, ricchi, poveri, vecchi, giovani, malati)
qualcosa di meraviglioso.
-E quindi se mi sono pentita che devo fà?-
Non so, mica
sono una psicologa. Ma cerca di non farglielo capire.(Al figlio)
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