Tre giorni a settimana vado a prendere a scuola il SuperMario.
Abbiamo costruito insieme un segna-giorni. Ci sono i giorni della settimana e
un ciappetto che lui sposta alla sera prima così sa se il giorno dopo andrò a prenderlo
io o la babysitter. A volte tenta di bluffare e lo sposta nel giorno sbagliato,
sperando che mi confonda anche io e pensi che sia giovedì e non mercoledì (consapevole che ci sono già stati dei precedenti considerata la mia demenza senile latente).
Quando lo vado a prendere lui mi corre sempre incontro. Me
lo vedo lì, seduto su quella panchina bassissima insieme agli altri bimbetti,
che guardano tutti con occhi grandi così la porta, e aspettano la loro mamma come se
non ci fosse null’altro di importante nella vita. SuperMario appena esce dalla
classe ha una necessità primaria. Cibo. Da quando è nato, il cibo per lui è
alla base della sua felicità, del suo equilibrio mentale, della sua pace interiore.
Allora, in attesa che escano da scuola “le sorelle” (nome collettivo alla pari di "mandria", "sciame", "orda" che identifica una categoria a parte rispetto a "Megamind" e "mio Fratello"), andiamo da Pier.
Che sarebbe un
bar/negozio bio/vegan/salutista in cui puoi trovare la patata nera dell’Himalaya,
la cioccolata cruda al Baobab concimato con guano di zebra, brioche alla canapa
indiana, muffin alla Quinoa integrale e carota disidratata alla curcuma, ma
SuperMario non lo sa, chiede comunque le patatine (pur sempre al sale iodato e
arrostite alla brace dagli indù) . E io mi bevo un caffè.
Ieri, mi fa:
-mamma, io volevo
nascere femmina-
-E perché mai?- (Oddio,
sarà l’ideologia gender delle scuole? Arrivata fino a noi? Lo sapevo che dovevo andare alla riunione di programmazione
della scuola!)
-Perché io non voglio
essere maschio come papà.- Io ho gestito con grande eleganza l’ulcera
fulminante che mi perforava un qualcheccosa.
-Ah. E perché?- Piegata
in due e con l’ernia iatale in fiamme, mentre reggevo con due dita la tazzina
di caffè (biologico tostato sui carboni ardenti e asciugato a freddo con aria
ionizzata)
-Perché io non voglio
fare come lui, che torna sempre dal lavoro che è notte, che lavora anche di
notte. Io voglio essere femmina, così vado a scuola a prendere i bambini-
(ok, ok, posso rilassarmi. E fare un cazziatone un
dialogo costruttivo al Gmarito stasera quando torno)
-Amore. Deciderai tu
se lavorare fino a tardi, se non vuoi, potrai benissimo uscire prima da lavoro
e andare a prendere i bambini a scuola. Poi sai, papà torna tardi perché lavora
lontano- (e spezziamola ‘sta lancia per il Gmarito martire delle Trenord)
-Ah. Meno male. Allora
posso essere un maschio.-
-Ecco.-
-E così noi tre papà:
io, Megamind,e il papà, andremo tutti quanti a prendere i bambini a scuola. E
voi tre mamme, tu e le bambine, andrete
a prendere i bambini a scuola. Va bene?-
Ottimo.
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