16 dicembre 2016

Il colloquio alle medie.


 
Quando aprono i portali della scuola alle 16.46, un’orda di madri si precipita dentro.

Nella mano stringo una lista con i nomi delle prof e accanto la relativa materia. Perché non li so, ovvio.

Intorno a me tutte le altre madri si disperdono velocissime come formiche per i corridoi della scuola, ovviamente aduse all’ambiente, al contrario di me, che già non mi ricordo più da dove sono entrata dopo avere svoltato a destra una sola volta.

Cerco un volto amico. Il bidello. Ingenuamente commetto il primo errore. Chiedo dove sia la classe di Megamind. Al terzo piano. Il terzo piano è buio. E vuoto. La classe sua è parimenti buia e vuota. E’ ovvio, perché alle medie i colloqui non sono quelli delle elementari. Torno giù. I corridoi sono deserti. Le <altre> madri sono esperte. Hanno fatto un corso. Si sono procurate clandestinamente l’Elenco.

L’Elenco è la chiave di tutto. Nell’Elenco ci sono indicate le aule. E le due professoresse- in quell’aula- che danno il colloquio. Incrociando i dati, la planimetria scolastica che avranno hackerata dal sito dell’ufficio del catasto, con i nomi dei prof, loro sapevano dove andare senza neanche passare dal bidello.

Perché l’Elenco, ce l’ha il bidello. Anche Lui sa.

Io, no.

E quindi quando arrivo all’aula dove stanno la prof di inglese e quella di matematica c’è già una fila modello Poste Italiane il giorno della pensione.

Apprendo in quel momento che la fila non è unica per entrambe le professoresse, ma finito con una, ti rimetti in un'altra coda per l’altra.

Una cosa un po’ kafkiana, ma ci si consola pensando che mal comune mezzo gaudio. Dopo un’ore a due colloqui di circa 4’ ciascuno, mi dirigo verso la coda più corta disponibile. Tecnologia.

Ormai mi sento una veterana. In tre minuti avevo finito.

-Cos’è quella fila corta lì-

-ginnastica, cioè. Scusa. Motoria-

-Ah, beh, quasi quasi visto che non c’è fila ci vado, così poi me ne resta solo uno, e lo depenno dalla lista-

Un gioco di ruolo, praticamente.

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