24 gennaio 2017

il mondo interiore in cantina


Ognuno ha un mondo interiore. Qualcuno ce l’avrà come Fantàsia, qualcuno come lo sgabuzzino, qualcun altro come l’archivio di stato. L’elemento comune è che ne siamo davvero orgogliosi, ci sembra davvero fichissimo, e pensiamo che sia doveroso condividerlo con l’umanità. Ma la triste verità è che di quello cha abbiamo sognato stanotte, anche se ci sembra più avvincente del copione di un film di 007 (anzi, ideona, potremmo proporlo ad un editore) non importa nulla a nessuno.

Il fatto che il marito (allora nella veste di fidanzato) abbia mostrato esagerato (e sospetto) interesse per il sogno ricorrente che facevamo dalla seconda elementare, deve averci tratto in inganno.

Ora mi rendo conto, quando ascolto il lunghissimo ed articolato incubo di Wonder senza mai poterla interrompere, che pure mia madre deve avere sempre finto di interessarsi ai mirabolanti racconti semi inventati.

Del nostro sgabuzzino interiore, in cui abitano paure, sogni ricorrenti di esami di maturità, amici immaginari dell’infanzia, immagini di vecchi oggetti transizionali sottoforma di peluche depilati, ricordi del giorno in cui abbiamo imparato ad andare in bicicletta, pensieri geniali, idee inimmaginabili che ci renderanno famosi, elucubrazioni pseudo profonde, rivelazioni  mistiche, non frega niente a nessuno.

A meno che tu non diventi un artista. Allora, quel mondo interiore, lo proietti fuori di te, presentandolo (possibilmente, se non sei Francis Bacon) nella sua luce migliore. Musica, arti figurative, romanzi.

Ecco che una triste stanza col pavimento di legno e una porta azzurra, uscendo dal folle mondo interiore di Van Gogh, diventa un capolavoro.

Probabilmente più lo sgabuzzino è follia, meglio riesce l’opera.

Ecco beh, pure io ho il mio mondo interiore e mi sono appena resa conto di quanto sia molesto propinarlo al prossimo. Però ho il vantaggio che posso disegnarlo. E anche scriverlo sul bloggo. Così, per cambiare aria allo sgabuzzino. E’ una fortuna grandissima.
Il problema è la cantina.

C’è un pezzo di me che mi chiama dalla cantina da circa 14 anni, tipo le mogli assassinate di barbablù. E’ la scatola dei miei acquerelli. Solo che in cantina non ci entro più da anni. E’ buia, muffita, piena di topi che sento zompettare appena antro, l’umidità si aggira a quella della Morte a Venezia in agosto, praticamente ammuffisce qualsiasi cosa.

Ho ricominciato a disegnare da qualche tempo, ed è arrivato il momento di ascoltare il bisbiglìo degli acquerelli, sempre che non siano diventati il cenone di capodanno dei ratti.Entro febbraio bisogna organizzare una spedizione e prenotare uno psichiatra.

 

 








 

 

3 commenti:

  1. Tu non hai idea di quanto ammiri le persone come te, artistiche proprio inside! Sono contenta tu abbia ricominciato, non avresti dovuto smettere mai!

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  2. le tue volpi sono bellissime! (e una delle tue icone è appesa sul mio letto, lo sai!)

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