Ognuno
ha un mondo interiore. Qualcuno ce l’avrà come Fantàsia, qualcuno come lo
sgabuzzino, qualcun altro come l’archivio di stato. L’elemento comune è che ne
siamo davvero orgogliosi, ci sembra davvero fichissimo, e pensiamo che sia doveroso
condividerlo con l’umanità. Ma la triste verità è che di quello cha abbiamo
sognato stanotte, anche se ci sembra più avvincente del copione di un film di
007 (anzi, ideona, potremmo proporlo ad un editore) non importa nulla a
nessuno.
Il fatto
che il marito (allora nella veste di fidanzato) abbia mostrato esagerato (e
sospetto) interesse per il sogno ricorrente che facevamo dalla seconda
elementare, deve averci tratto in inganno.
Ora mi
rendo conto, quando ascolto il lunghissimo ed articolato incubo di Wonder senza
mai poterla interrompere, che pure mia madre deve avere sempre finto di
interessarsi ai mirabolanti racconti semi inventati.
Del nostro
sgabuzzino interiore, in cui abitano paure, sogni ricorrenti di esami di maturità,
amici immaginari dell’infanzia, immagini di vecchi oggetti transizionali
sottoforma di peluche depilati, ricordi del giorno in cui abbiamo imparato ad
andare in bicicletta, pensieri geniali, idee inimmaginabili che ci renderanno
famosi, elucubrazioni pseudo profonde, rivelazioni mistiche, non frega niente a nessuno.
A meno
che tu non diventi un artista. Allora, quel mondo interiore, lo proietti fuori
di te, presentandolo (possibilmente, se non sei Francis Bacon) nella sua luce
migliore. Musica, arti figurative, romanzi.
Ecco che
una triste stanza col pavimento di legno e una porta azzurra, uscendo dal folle
mondo interiore di Van Gogh, diventa un capolavoro.
Probabilmente
più lo sgabuzzino è follia, meglio riesce l’opera.
Ecco beh,
pure io ho il mio mondo interiore e mi sono appena resa conto di quanto sia
molesto propinarlo al prossimo. Però ho il vantaggio che posso disegnarlo. E
anche scriverlo sul bloggo. Così, per
cambiare aria allo sgabuzzino. E’ una fortuna grandissima.
Il problema è la cantina.
C’è un pezzo di me che mi chiama dalla cantina da circa 14 anni, tipo le mogli assassinate di barbablù. E’ la scatola dei miei acquerelli. Solo che in cantina non ci entro più da anni. E’ buia, muffita, piena di topi che sento zompettare appena antro, l’umidità si aggira a quella della Morte a Venezia in agosto, praticamente ammuffisce qualsiasi cosa.
Ho ricominciato a disegnare da qualche tempo, ed è arrivato il momento di ascoltare il bisbiglìo degli acquerelli, sempre che non siano diventati il cenone di capodanno dei ratti.Entro febbraio bisogna organizzare una spedizione e prenotare uno psichiatra.
Tu non hai idea di quanto ammiri le persone come te, artistiche proprio inside! Sono contenta tu abbia ricominciato, non avresti dovuto smettere mai!
RispondiEliminale tue volpi sono bellissime! (e una delle tue icone è appesa sul mio letto, lo sai!)
RispondiEliminaGrazie. Sono commossa.
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