In fondo Eschilo ci aveva avvertito. Nell’Agamennone lo dice
chiaramente.
Pathei Mathos: conoscenza
e sofferenza sono intrinsecamente legate. Pure Sofocle ha insistito su questo
punto: Edipo è troppo ignaro per essere ritenuto del tutto colpevole. La
conoscenza non può che generare sofferenza e colpa.
E viceversa.
Giusto per non farci mancare nulla.
Voler sapere, scostare il velo: è qui che si mette in moto tutta
la tragedia greca.
Dovevo tenerlo a mente, attingendo alla mia cultura classica
che mi sarebbe tornata utile (non solo per capire gli effetti delle medicine
attraverso l’etimologia del loro nome commerciale).
Dovevo tenerlo a mente, quando- haimè - ho deciso di
consultare l’Oracolo delfico delle casalinghe on line sottoforma di gruppo
Facebook “ donne e casa fai da te”.
Invece no, la mia Hybris, la mia presunzione di poter essere
all’altezza della Dea delle Casalinghe, mi ha punito.
Così, ho fatto un quesito, ho consultato la Sfinge.
“ Il mio box doccia ha
delle gocce di calcare che non se ne vanno nemmeno col Viakal. Avete un rimedio
efficacie per farlo tornare come prima?”
Nella mia ingenuità ho creduto che mi avrebbero dato uno di
quei segreti della nonna che tutti conoscono tranne me.
Invece no. Dopo due ore c’erano 154 risposte al post.
Ho scoperto che il box doccia, va pulito giornalmente.
Appena terminata la doccia, quando ancora sei dentro, dovresti
già spruzzare sui vetri questo detersivo che ha un’azione corrosiva tale da
essere probabilmente quello usato dalla mafia per sciogliere i cadaveri. Tutto
questo in apnea, per non inalarlo. Poi, sempre nuda, imprigionata dentro la
doccia con esalazioni mortali, contare fino a 150 e sciacquare abbondantemente.
Dopodichè, usare un TERGIVETRO, ovvero quegli aggeggi che usano i benzinai o
gli extracomunitari per pulirti il vetro della macchina, ed eliminare tutte le gocce,
foriere di calcare. A questo punto puoi
ASCIUGARE con apposito panno in microfibra. Finalmente, dopo avere fatto un
areosol di acidi, puoi uscire dalla doccia- pulitissima- e metterti l’accappatoio.
Naturalmente la casalinga modello obbliga -con una postilla oculatamente
apposta nel contratto prematrimoniale- il marito a fare altrettanto ogni volta
che fa la doccia, pena la sospensione dei doveri coniugali. In secondo
ordine, tutto ciò viene tramandato ai figli, i quali sono dispensati dall’uso
di sostanze chimiche, ma devono fare uso di tergivetro e straccetto. Competenza
che, tra l’altro potrebbe tornare utile in futuro.
Sembra che questa sia una prassi assolutamente condivisa
dalla totalità delle donne che possiedono un box doccia.
Ora io sono rimasta umile, ho obiettato sul gruppo che
questa prassi è per me assai
difficile in quanto ho 4 figli. Insomma, ho usato la solita scusa, per invocare
l’impunità e conoscere qualche trucchetto magico, un deus ex machina che mi risolva la questione: che so, tipo uno di
quegli intrugli casalinghi con bicarbonato, aceto, limone, sale, zenzero,
perossido di azoto e nitroglicerina.
Invece mi hanno risposto che l’alternativa è cambiare il box
doccia.
Adesso forse ho capito perché in Italia non si fanno più
figli e non ci si sposa.
Ma, visto che sono diligente, e non posso fingere di non
sapere, ho accettato il mio destino. La mia punizione catartica.
Sì. Ho comprato un tergivetro (che si chiama anche
tira-acqua), un panno in microfibra, e ho edotto i figli. Il marito, quando ha
visto l’attrezzo del benzinaio appeso all’interno della doccia, ha commentato
con una grassa risata. Ora ride ogni volta che entra in bagno.
Questo è l’epilogo, l’acmè
della mia personale tragedia. Dissipata l’ignoranza, si è resa nota la colpa:
sono una pessima casalinga. Fare la doccia non sarà più la stessa cosa.
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